Montefiascone – Bufera sull’esclusione della lista PD-M5S ma i segretari “colpevoli” non si dimettono

Invece di fare un mea culpa sull’incapacità e superficialità nel leggere le carte, e non averle sapute presentare, puntano il dito contro la Prefettura

MONTEFIASCONE – Il pastone di partiti di centrosinistra confluiti nella civica “Montefiascone merita – De Santis sindaco” è stata esclusa, almeno per il momento, dalla competizione elettorale di ottobre.

Il motivo cardine di tale decisione la mancata presentazione, come da regolamento, del simbolo elettorale non apposto nei fogli e non presentato con le caratteristiche adeguate per essere riprodotto sulle schede elettorali.

Un danno enorme di immagine per il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle. Il segretario del PD, Vincenzo Frallicciardi, invece di rassegnare le proprie dimissioni per non aver saputo controllare i documenti ha pensato bene di rilasciare dichiarazioni, ad un quotidiano locale, nelle quali “insinua” strane manovre a carico della commissione elettorale: “La lista è stata ricusata per la presunta mancanza del simbolo nonostante la verbalizzazione del segretario comunale ne attestasse la sua completezza. Entro tre giorni verrà presentato ricorso al Tar per la sua riammissione”.

Una cosa ancora più vergognosa il commento del figlio del segretario del Partito Democratico che invece di prendersela con il padre per “manifesta incapacità” accusa gli uomini di Stato che con Montefiascone non hanno nulla da spartire:

La commissione, ricordiamo presieduta dal viceprefetto Salvatore Grillo, persona retta e soprattutto profondo conoscitore della materia elettorale ha motivato così l’esclusione: “La questione principale è la carenza di apposizione del simbolo della lista, sia sugli atti principali che sugli atti allegati”.

Una recentissima sentenza del Consiglio di Stato ha sentenziato“In sede di presentazione delle liste gli adempimenti formali hanno carattere sostanziale e non ammettono equipollenti, in quanto strettamente funzionali ad assicurare la certa direzione delle manifestazioni di volontà espresse dai sottoscrittori: nel quadro dei requisiti sostanziali è da comprendere il simbolo con il contrassegno della lista, perché diretto, insieme alle altre indicazioni, a garantire che i presentatori che sottoscrivono, percepiscano immediatamente sindaco e candidati al Consiglio tramite le liste da loro sottoscritte”. Da qui, l’imperativo: “Anche quando il contrassegno consiste in una sigla o in una o più parole è necessario che esso sia apposto sui moduli che comprendono le firme dei presentatori, non essendo sufficiente la descrizione delle sue caratteristiche”. 

Quanto successo a Montefiascone è accaduto la settimana scorsa a Napoli dove è stata esclusa la lista della Lega a sostegno di Catello Maresca. Su questo caso si è già espresso il Tar, cui la Lega ha fatto ricorso, confermando l’eliminazione.

Fralicciardi, come scritto in precedenza, non è stato tenero ma ancora peggio ha fatto una delle candidate ex grillina Rosita Cicoria che, sui social, ha scritto:

Dunque, secondo la leader grillina qualcuno ha manomesso quelle carte e l’accusa non può che essere rivolta al vice prefetto Grillo che potrebbe tranquillamente denunciare la candidata nomen omen per la superficialità con la quale si è lasciata andare a questi commenti.

Naturale che chi guida un partito e commette certi errori non merita di continuare un percorso che oggi vede la necessità di ricorrere al TAR del Lazio per far valere le proprie ragioni.

Per democrazia è giusto che ci sia una sfida tra i candidati ma, anche se dovesse finire come legge vorrebbe e cioè con l’esclusione della lista raggiungere il 50% più uno degli aventi diritto al voto (ridotto al 40% causa pandemia) la missione di Danti rimane difficilissima. La sua lista deve ottenere 4.401 voti per poter essere riconosciuta idonea.

Le sorprese non finiscono qui perché qualche candidato, nel presentare la propria documentazione “personale”, ha sbagliato a scrivere il luogo di nascita e la data. Errori sanabili, per carità, mica tutti possono ricordare dove sono nati e quando ma, ancora una volta, è inspiegabile l’atteggiamento dei partiti che non hanno ancora chiesto le dimissioni dei rispettivi segretari e persone di riferimento le cui capacità stanno sul verbale della Commissione Elettorale.

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