Al seminario della Sogin sul deposito di scorie nucleari la parola è passata alle Regioni, che da mercoledì stanno esponendo le loro ragioni, pro o contro il progetto. Per quanto concerne la Tuscia, oltre 21mila cittadini hanno aderito ad una petizione ufficiale contro il deposito.
Tutte le autorità comunali hanno votato all’unanimità mozioni contro la realizzazione del deposito nazionale e tutti i comitati hanno elaborato osservazioni per contrastare la realizzazione del centro di stoccaggio, dotandosi di consulenti e impiegando risorse economiche.
Nel frattempo, nel corso della seconda giornata di lavori, ha fatto la sua comparsa il comitato di Corchiano, chiamato in causa per uno striscione. E’ successo che uno dei relatori, stigmatizzando la “cattiva informazione”, ha citato uno striscione del comitato di Corchiano contro la discarica.
“L’assimilazione del deposito di scorie a una discarica è troppo”, ha detto. “Peccato che il relatore non abbia capito il messaggio: il no era sia contro il deposito che contro la decisione di conferire a Viterbo i rifiuti di Roma Capitale – commenta Angelo Di Giorgio, del coordinamento dei comitati della Tuscia -. Il chiarimento è arrivato quasi in diretta da parte del comitato di Corchiano. Ma a prescindere dal chiarimento non si può non rimarcare una certa dietrologia quando non ce n’è alcun bisogno. Denominare un deposito di rifiuti nucleari come discarica nucleare è perfettamente corretto nella nostra lingua. Basta collegarsi ad Internet e accertarsi del corposo numero di articoli scritti in queste settimane per verificare che molti giornalisti non hanno avuto titubanze a nominare come discariche nucleari i depositi di scorie”.
Nel corso dei lavori, spiega Di Giorgio, “nella prima parte si sono alternati personaggi deputati alla presentazione di temi connessi con il nucleare in tutte le salse, dalla reiterazione ossessiva del progetto alla previsione dei disastri, alla enfatizzazione dei benefici economici. Qui non poteva ovviamente mancare il riferimento al deposito francese dell’Aube, ormai refren imperdibile di ogni trasmissione Sogin, esempio fulgido di successo per un paesino di 300 anime che ospita un gigantesco deposito nucleare (per scorie a bassa e molto bassa attività). Non ho potuto, da spettatore, esimermi dal chiedere qualche chiarimento: ad esempio come poteva essere confrontabile il deposito francese, che accoglie soltanto rifiuti a bassa e molto bassa attività, con quello progettato per l’Italia, nel quale saranno stoccati rifiuti ad alta attività? La risposta è stata interessante: nel deposito italiano non esisteranno rifiuti ad alta attività, esisteranno soltanto delle entità, i cask, i contenitori ad alta integrità. L’interpretazione della riposta è francamente inintelligibile per i comuni mortali e credo lo sia stata anche per quei 70 partecipanti rilevati dal sistema che assistevano in streaming alla trasmissione”.