Per il detenuto morto in cella nel 2018 il procedimento penale non ha scadenza
ROMA – “C’è solo una motivazione pronunciabile al decreto del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Viterbo che il 30 luglio del 2020 ha fissato al 7 marzo del 2024 (quattro anni dopo!) l’udienza contro la richiesta di archiviazione del procedimento penale relativo alla morte di Hassan Sharaf, avvenuta a seguito di un tentativo di suicidio nel carcere di Viterbo il 23 luglio del 2018: la bancarotta, se non dell’intero sistema della giustizia, quanto meno del Tribunale di Viterbo”.
Così il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, dopo avere appreso della decisione del giudice di Viterbo di spostare al 2024 l’udienza che dovrebbe valutare se riaprire l’inchiesta scaturita dall’opposizione dei familiari alla richiesta di archiviazione della Procura della Repubblica.
“Spero che il giudice competente abbia segnalato il caso al Presidente del Tribunale- prosegue Anastasìa- se non al ministro e al Consiglio superiore della magistratura. Non è ammissibile che un procedimento penale su un caso di morte avvenuto in carcere sia sospeso per quattro anni in attesa della decisione del giudice sulla richiesta di archiviazione della Procura”.