Truffe a Regione Lazio, 15 indagati e sequestri per 500mila euro. Ecco chi sono

CATANIA – Sono quindici le persone indagate nell’ambito dell’indagine della Procura di Catania sulle truffe alla regione Lazio.

La Guardia di Finanza ha eseguito provvedimenti restrittivi dell in tre regioni (Sicilia, Lombardia e Lazio) e cinque Stati (Germania, Malta, Svizzera, Regno Unito, oltre che in Italia).

Il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catania ha disposto misure cautelari nei confronti di 4 persone, sottoposte a indagine, insieme ad altri 11 persone, per associazione a delinquere, truffa nei confronti dello Stato, truffa, riciclaggio e autoriciclaggio.

Sono stati inoltre sottoposte a sequestro preventivo 16 tra società e fondazioni – aventi sede a Catania, Roma, Milano e Agrigento e come oggetto sociale dichiarato attività in diversi settori economici (turistico, socioassistenziale, consulenza gestionale e servizi, locazione immobiliare, edilizia, commercio all’ingrosso, editoria) – oltre a disponibilità finanziarie, detenute in Italia e all’estero, per oltre 500 mila euro.

In particolare, le indagini hanno riguardato una strutturata associazione a delinquere che sarebbe stata promossa da Alfio La Rosa e composta da Venerando Gianluca Ferlito, Carolina Maria Assunta Millia e Antonio Cristaldi – operante su tutto il territorio nazionale e attiva nei reati contro la Pubblica amministrazione e il patrimonio.

Nel dettaglio le indagini hanno accertato cinque truffe nei confronti della Regione Lazio, al fine di far ottenere indebitamente alle società riconducibili agli indagati (Millia Project Management, gruppo arco s.R.L., “Agem” e “Air mundi” – aventi oggetto attività nel settore turistico), cinque distinte linee di finanziamento a tasso agevolato, per complessivi 250 mila euro, erogati grazie al “Fondo Rotativo per il piccolo credito”, istituito per sostenere le piccole e medie imprese laziali.
Al fine di ottenere i finanziamenti, i promotori dell’associazione a delinquere hanno presentato – grazie a due commercialisti, uno di Catania, l’altro di Frosinone, falsi bilanci alla Camera di Commercio di Catania e dichiarazioni fraudolente ai fini delle imposte sui redditi all’Agenzia delle entrate per gli anni dal 2014 al 2018; una truffa nei confronti di privati: in tale contesto, i promotori dell’associazione, dopo essersi presentati come referenti di una inesistente fondazione dello Stato Città del Vaticano, palesavano ai truffati la possibilità di ottenere finanziamenti a fondo perduto, chiedendo il pagamento di un contributo per “spese amministrative”, pari a circa 260 mila euro.

In tutti i casi, le somme provento delle truffe sono state oggetto di operazioni di riciclaggio e autoriciclaggio: gli importi, infatti, a cura degli stessi indagati o di altri soggetti a loro vicini, sono stati prima frazionati su diversi conti correnti, intestati a società o fondazioni, e successivamente trasferiti verso altri depositi, anche detenuti all’estero in istituti di credito tedeschi e maltesi.
Il Giudice per le indagini preliminari presso il locale Tribunale ha disposto le seguenti misure cautelari personali e reali:

  1. custodia cautelare in carcere per Alfio La Rosa, tratto in arresto appena rientrato sul territorio dello Stato, proveniente da Malta;
  2. arresti domiciliari per Venerando Gianluca Ferlito, Carolina Maria Assunta Millia e Antonio Cristaldi; sequestro preventivo impeditivo delle quote delle seguenti società e fondazioni: con sede a Catania: “Pg Servizi s.R.L.”; “Fondazione vita e salute”;
  3. “Arco s.P.A.”; “Pg group s.R.L.”; “Gruppo arco s.R.L.”; “Alcat s.R.L.” e “Ala group s.R.L.”;
    con sede a Roma: “Fondazione Internazionale Papa Giovanni XXIII”, “Air Mundi s.R.L.”, “Alafin s.R.L.”, “Aliser s.R.L.”, “Dominio distribuzione s.R.L.”, “Finlazio s.R.L.” e “Diennepi comunication società cooperativa”; con sede a milano: “Agem s.R.L.”;
  4. con sede ad Agrigento: “Fondazione dott. Biagio Conte Onlus”.

Sequestro a carico degli indagati delle somme disponibili sui conti correnti bancari, quali profitto dei reati contestati, per complessivi 500 mila euro.

A tale proposito, avendo gli indagati disponibilità di rapporti di conto corrente in territorio estero, è stato attivato, tramite del Comando Generale della Guardia di finanza, l’ufficio europeo “Asset Recovery Office”, al fine di dare esecuzione al provvedimento del GIP anche alle disponibilità finanziarie e patrimoniali detenute in Germania, Malta, Regno Unito e Svizzera.