Civitavecchia Porto – La Città di Traiano ha finalmente il suo proconsole, “Musolino il Veneziano”

Confronto all’aula Pucci tra la Città e il Porto. Ne esce un dibattito vivace con la sorprendente intraprendenza di chi vuol fare e non teme lo scontro

CIVITAVECCHIA – Forse questa è la volta buona. Molo Vespucci ha trovato il successore di MoscheriniIl Magnifico“. Non un “doge” come lo chiama qualcuno ma un “proconsole” come ama definirsi lui.

Attenzione. E’ bene sapere chi fossero i proconsoli romani più famosi per capire con chi abbiamo a che fare. Da Scipione l’Africano a Giovanni Emo il veneziano.

Gente con le palle che non temevano lo scontro. Predicavano la pace ma non disdegnavano la guerra. Ieri pomeriggio nell’aula Pucci gremita come non capitava da anni, è andato in scena il consiglio comunale aperto sul Porto.

Pino Musolino, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Tirreno centro Settentrionale si è insediato a Molo Vespucci 11 mesi fa. Ieri si è capito che non ama pettinare le bambole. Non gli piacciano quelli che si piangono addosso. Non teme il confronto e non indietreggia davanti a coloro che minacciano di sfidarlo a singolar tenzone.

Il suo progetto ambizioso per il futuro del porto è condizionato da molteplici variabili. La più influente quella dei soldi che, sulla carta, dovrebbero arrivare copiosi ma, si sa, quando si ha a che fare con lo Stato tra dire e fare, guarda la coincidenza, c’è di mezzo il mare.

Ecco allora che l’avventura del proconsole Musolino inizia con un ente dalle casse disastrate. Questo l’incipit della sua fluente narrazione a braccio. Un percorso accompagnato da slide che “fotografano” e raccontano progetti, speranze, desideri e ambizioni degne di un porto d’eccellenza. Il porto dei porti. Il porto di Roma.

Tanti i punti toccati, questa la sintesi dei più salienti:

Roma Marina Yachting “Tutto è pronto per accogliere i grandi yacht. Questo grande project financing è alle battute finali”. Anche il sindaco è sulla stessa linea di pensiero: “Andiamo avanti senza indugi per il bene della città, del lavoro e della storia”.

Privilege. “Abbiamo attivato procedura di decadenza della concessione. Stiamo valutando le controdeduzioni e proseguiremo in quello che è un processo amministrativo. Vado avanti con atti e procedimenti, non con atteggiamenti da bullo da bar”.

Rtc. “Il momento genetico è quando scrivi la concessione, e quando l’hai scritta male, una volta che l’hai firmata è fatta. Contenziosi? Penalizzante per l’ente, perché perderemo due volte. I famosi 200 mila teus non sono nell’atto di concessione ma nel protocollo d’intesa prodromico. Se andiamo in Corte il Tar ci da una botta fortissima, quindi margini zero”.

I container. “Se ne potessimo gestire 200 mila sarebbe grasso che cola. Il problema è che non abbiamo le strutture. Come faccio a portare i teus a Roma? Con la fionda (rispondendo all’ex presidente dell’Authority Gianni Mscherini, presente in aula). Questo porto è stato disegnato quasi esclusivamente per il crocierismo e un po’ per i traghetti”.

Lavoro. “Davanti a noi abbiamo mesi tragici, dobbiamo cercare di limitare i danni e creare i presupposti per nuove opportunità. Evitare di difendere l’indifendibile. Questo territorio ha rischiato di morire per l’assistenzialismo. Minosse? Abbiamo chiesto ad Enel ripetutamente cosa intende fare. I dipendenti di Pas li abbiamo salvato tutti, ma riducendo drasticamente i trasferimenti. Dei 16 sistemi portuali l’unica società in house ce l’ha solo Civitavecchia. Gli altri sono tutti cretini? Solo qua è garantita la sicurezza? Quello che succederà al 2023 lo vedremo, io per salvare Pas non posso sfondare il bilancio dell’Adps. Se domattina arrivasse un commissario in Authority, altro che tagli, viene con la mannaia di Conan il Barbaro”.

Privatizzazione del porto. “E’ una cagata pazzesca, le banchine pubbliche ci penalizzano tantissimo. I costi di manutenzione ordinaria e straordinaria sono a carico dell’Adsp”.

PAS. “Salvati per il momento 65 posti di lavoro. Tagliata la spesa da 4,1 milioni di euro a 3,1. Il costo del personale è di circa il 20% superiore a quello del resto d’Italia. In tutti i porti italiani la sicurezza è garantita nonostante nessuno abbia un servizio in house come ce l’abbiamo qui a Civitavecchia. Sono fessi tutti gli altri e siamo più intelligenti noi?”

Rinnovabili. “Non si vive di contrapposizioni, io sono a favore di tutti progetti di decarbonizzazione. Ok all’eolico off-shore ma vediamo quale sarà il progetto, ci vogliono i soldi. Il fotovoltaico? Anche qui, nessuna pregiudiziale, fra l’altro l’Europa ci darebbe oltre 13 milioni di euro. Bisogna puntare ad un polo di energetico sulle rinnovabili, allargare i confini di azione perché la transizione ecologica non è legata solo ad un singolo processo”.

Sulle rinnovabili poi ci sono stati interventi molto interessanti fatti da alcuni brontosauri del pensiero unico e della polemica ad arte. Vorrebbero trasformare il porto di Civitavecchia in una piccola Olanda con pale eoliche degne dei mulini a vento narrati nel Don Chisciotte. Facevano quasi tenerezza nel sentirli parlare questi kompagni di Leniniana memoria. Per loro il presidente ha riservato un trattamento speciale, alla Emilio Fede per intenderci.

In mezzo a tutti questi argomenti, a diversi interventi interessanti, il grande show dell’ex presidente dell’Authority vecchio ordinamento, Giovanni Moscherini.

Lui il porto lo mastica. Ha trasformato la “bagnarola” dei granai con i traghetti delle Ferrovie dello Stato in quello che oggi è il Porto di Roma. Oltre ai pendolari delle isole ha portato, in poco tempo, crocieristi da tutto il mondo.

Si è “beccato” anche con il sindaco Tedesco e la sua maggioranza ma ci sta. Fa parte della politica e del dibattito pubblico.

La conclusione del lungo pomeriggio di ieri, tra sogni e crude realtà, è che per fare le cose bisogna marciare tutti allo stesso passo, con la stessa cadenza. Non vivere di assistenzialismo ma combattere per un lavoro che, inevitabilmente, cambia con il progresso e l’innovazione tecnologica. O ci si adegua al progresso o si rimane nel giurassico a far compagnia ai due anziani che sognano una Civitavecchia piena zeppa di ventilatori giganti.

Sic transit gloria mundi così passa la gloria del mondo.