Ancora molte ombre sull’iter autorizzativo dell’impianto nel piccolo centro a nord di Roma. Dopo la Tosini che autorizzava se stessa, ora c’è Vito Consoli che smentisce se stesso I sindaci dell’area dopo l’incontro in regione: “Argomentazioni traballanti e incoerenti”. La palla ora passa ora all’uomo delle autorizzazioni che viene dalla Toscana
ROMA – Cosa c’è dietro l’autorizzazione (molto vicina) della discarica a Magliano Romano? A guardare l’atteggiamento dei dirigenti regionali negli ultimi anni sicuramente qualcosa di poco chiaro.
Anche perché è proprio strano che nelle loro relazioni non considerino mai il fatto che il sito si trova a poche centinaia di metri dal centro abitato e da una scuola.
Nei giorni scorsi si è tenuto l’incontro, promesso dall’assessore Massimiliano Valeriani (nella foto), con la delegazione di sindaci della Conferenza Tiberina, Flaminia, Cassia alla presenza del dottor Vito Consoli, direttore dell’Ambiente (che si occupa della VIA) e della ingegner Wanda D’Ercole direttore ad interim del Ciclo Integrato Rifiuti.
L’incontro, come da accordi presi dopo la protesta dei sindaci del 2 dicembre scorso, aveva l’obiettivo di chiarire le posizioni divergenti emerse dagli uffici regionali e di, altresì, chiarire la posizione della Regione sul progetto di riclassificazione della discarica di Magliano Romano come nuovo impianto.
Quello che è emerso dall’incontro è veramente scandaloso. Innanzitutto, l’assessore Valeriani che aveva proposto la riunione non si è presentato, e questo è veramente grave e irrispettoso verso gli amministratori locali presenti.
DISCARICA MAGLIANO ROMANO SINDACI REGIONE LAZIO II INCONTRO
Le sorprese, però, non finiscono qui. Il dottor Vito Consoli ha dato delucidazioni sul suo orientamento espresso in occasione di una risposta scritta ad una interrogazione regionale, in cui affermava che “l’impianto in progetto deve essere considerato nuovo impianto in quanto riguarda la realizzazione di una discarica per rifiuti non pericolosi, categoria progettuale distinta dalla discarica per rifiuti inerti” e nella stessa ha specificato che “tale distinzione è sancita dalla normativa di riferimento costituita dal D.Lgs 36/2003”. Tale orientamento deve ritenersi superato. Per Consoli il progetto di riclassificazione, dunque, NON SAREBBE PIÙ UN NUOVO IMPIANTO.
Il direttore regionale dell’Ambiente, infatti, ha ritenuto che le integrazioni progettuali presentate dal proponente e gli aggiustamenti apportati al progetto da parte della Direzione Regionale abbiano fatto venir meno la necessità di dover considerare il progetto quale nuovo impianto.
Tale interpretazione è stata confermata anche da Wanda D’Ercole che ha ribadito la posizione dell’Area Ciclo integrato espressa nel proprio parere di novembre, che il progetto in esame non deve essere considerato un nuovo impianto e dunque non deve scontare i criteri di localizzazione previsti dal Piano di gestione dei rifiuti trattandosi di variante sostanziale.
Come si può cambiare idea così drasticamente su una pratica di estrema importanza?
Una vicenda, quella della discarica di Magliano Romano, che mette a rischio la salute di migliaia di persone.
A giugno di quest’anno, infatti, alla interrogazione a risposta scritta n. 1029 del 01/03/2021, del consigliere Marco Cacciatore e sottoscritta dai consiglieri Emiliano Minnucci Daniele Giannini, concernente la “Riclassificazione della Discarica di Magliano Romano”, Vito Consoli aveva scritto: “In data 24/02/2021 si è svolta una conferenza di servizi ai sensi dell’articolo 25 comma 3 del decreto legislativo 152/2006, la cui convocazione è avvenuta a seguito dell’approvazione dell’aggiornamento del Piano di Gestione dei rifiuti, con DCR 4/2020.
Risposta interrogazione scritta n1029 riclassificazione discarica Magliano romano
In tale sede l’autorità competente ha ribadito che avrebbe provveduto a formalizzare alla Società una richiesta di aggiornamento della documentazione, in coerenza con gli attuali strumenti di pianificazione quali il piano di tutela delle acque, il piano di gestione dei rifiuti, nonché l’individuazione delle aree idonee da parte di Città Metropolitana.
Entrando nel merito dei quesiti posti si precisa, relativamente al punto 1 che l’impianto in progetto deve essere considerato ‘nuovo impianto’ in quanto riguarda la realizzazione di una discarica per rifiuti non pericolosi, categoria progettuale distinta dalla discarica per rifiuti inerti attualmente autorizzata sul medesimo sito. Tale distinzione è sancita dalla normativa di riferimento costituita dal D.Lgs. 36/2003 e s.m.i. e pertanto trova applicazione quanto previsto al capitolo 1.2 (criteri di localizzazione) per gli impianti oggetto di progettazione e realizzazione ex novo”.
Un parere completamente diverso che è inaccettabile. Per questo i sindaci dell’area hanno fatto sentire la propria voce: “le argomentazioni sostenute sono apparse visibilmente “traballanti” e completamente incoerenti con il quadro normativo di riferimento.
I sindaci, inoltre, hanno sottolineato ancora una volta come il progetto in esame prevede, in ogni caso, un cambio tra le categorie di discarica previste dalla direttiva comunitaria 1999/31/UE e dal D.Lgs 36/2003, tale da obbligare l’amministrazione regionale a considerare il progetto quale nuovo impianto”.
In particolare, il sindaco di Magliano Romano, Francesco Mancini, sempre più battagliero ma abbandonato dalle Istituzioni: “Siamo rimasti piuttosto perplessi e contrariati. È evidente come ci sia stata una palese e repentina marcia indietro da parte dell’area Valutazione di impatto ambientale diretta dal dottor Consoli che si è sostanzialmente ‘rimangiata’ il parere espresso lo scorso giugno.
Come sindaci, in spirito di collaborazione, abbiamo voluto in modo trasparente confrontarci con gli uffici per evidenziare ancora una volta tutti i vizi e le contraddizioni di un procedimento che fa acqua da ogni parte, non avendo mai avuto purtroppo, e nostro malgrado, la possibilità di un confronto all’interno della Conferenza dei Servizi con i nuovi direttori.
Perché si continua ad insistere su un’istanza palesemente improcedibile? Non lo sappiamo!”
Sarebbe curioso sapere cosa pensano di questa retromarcia Cacciatore (ormai stabilmente nel centrosinistra) e soprattutto Minnucci, esponente del Partito Democratico, che aveva sottoscritto l’interrogazione. Faranno la voce grossa?
Questo ulteriore “lato oscuro” nella vicenda che riguarda l’autorizzazione della discarica di Magliano Romano fa il paio con un altro “capolavoro” amministrativo già raccontato dalla nostra redazione.
Quattro anni fa la Tosini, per autorizzare il sito di Magliano Romano, fu protagonista di una acrobazia senza precedenti. Nello stesso istante l’ex direttore regionale ricopriva sia l’incarico di direttore dell’area tutela del suolo che dirigente dell’Ufficio VIA. Non è uno scherzo ma successe proprio questo: eravamo a settembre 2017 e la dirigente (Tosini) chiese all’ufficio Via, in qualità di direttore dell’area tutela del suolo, se l’intervento da lei approvato in prima istanza andasse assoggettato alla Valutazione di impatto ambientale.
La stessa Tosini, poi, assecondando il famoso detto “se la canta e se la sona” si rispose dall’ufficio Via, passato intanto sotto la sua direzione, che la discarica rientrava in effetti in una categoria esente.
Ultimo, ma importantissimo passaggio. Per giustificare questo repentino voltafaccia, Consoli ha ritenuto che le integrazioni progettuali presentate dal proponente e gli aggiustamenti apportati al progetto da parte della Direzione Regionale abbiano fatto venir meno la necessità di dover considerare il progetto quale nuovo impianto.
Quali sono questi aggiustamenti?
Quali le integrazioni?
E’ molto grave che un’integrazione progettuale del proponente e un conseguente aggiustamento delle prescrizioni da parte della Direzione regionale, non giungano in conferenza dei servizi per essere portate a conoscenza dei Comuni e dei Comitati che da sempre partecipano al procedimento.
Ricordiamo chi è il proponente e quali interessi ci sono dietro: il sito, che attualmente ospita inerti, è di proprietà di Idea 4 che ha un contratto con la Berg Spa. La stessa Berg è posseduta al 60% da Acea Ambiente, una delle società controllate dalla partecipata (al 51%) del comune di Roma.
Tutti questi dubbi interpretativi, ora, verranno risolti dal mega direttore Andrea Rafanelli. L’uomo chiamato da Zingaretti per risolvere tutti i problemi nel Lazio. Su Rafanelli, come detto, abbiamo ancora molto da scrivere…