TOLFA – Due anni. E’ la condanna inflitta per il reato di tentata estorsione ad Augusto Battilocchio, ex amministratore e socio della Sicoi, nota azienda di Tolfa che lavora a livello nazionale e internazionale nel campo delle bonifiche e dei ponteggi industriali.
La vicenda risale al 2016 con protagonisti Augusto Battilocchio e Davide Vannicola. Il giudice del tribunale di Civitavecchia Simone De Santis ha dato ragione, nel primo grado di giudizio all’artigiano della “Vera Tolfa”.
I fatti risalgono a oltre 5 anni fa, quando Vannicola, secondo quando da lui stesso denunciato, sarebbe stato avvicinato da Augusto Battilocchio. Nella circostanza, secondo quanto riferito e denunciato dall’artigiano, che si trovava insieme alla figlia, all’epoca una bambina di 8 anni, Battilocchio avrebbe chiesto una cospicua somma di denaro per ritirare una querela per diffamazione sporta dallo stesso imprenditore nei confronti di Vannicola per presunte offese su Facebook nei confronti della famiglia di Battilocchio (offese senza un riferimento preciso circa il destinatario e che Vannicola ha sempre negato che fossero rivolte a Battilocchio, ndr).
Vannicola denunciò l’imprenditore per tentata estorsione.
Il procedimento giudiziario si è concluso martedì scorso dopo 5 anni. Il pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione dell’imputato, ritenendo che non ci fossero prove sufficienti per condannarlo. Il giudice De Santis però ha voluto sentire nuovamente un testimone oculare di quell’incontro, il quale ha ribadito di aver visto i due contendenti discutere animatamente.
La testimonianza ha però confermato sia l’incontro che la fascia oraria in cui era avvenuto, come denunciato da Vannicola, mentre altri testimoni citati da Battilocchio avevano indicato un orario diverso e quindi non sono stati ritenuti pienamente attendibili dal giudice, che ha condannato Augusto Battilocchio a due anni di reclusione. La difesa dovrà attendere le motivazioni e decidere l’eventuale appello.
Presunzione di innocenza – Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.