Sarebbe bastato rispettare l’interdittiva Antimafia per non vedere Albano sommersa dai gabbiani (e dai rifiuti). L’ennesima dimostrazione, dopo le parole del Direttore di Arpa Lazio nell’Audizione in Commissione Trasparenza presieduta da Chiara Colosimo, che nel territorio dei Castelli è in corso un disastro ambientale
ALBANO LAZIALE – Come volevasi dimostrare. La Commissione Trasparenza, presieduta da Chiara Colosimo, nell’Audizione di venerdì 21 gennaio aveva lanciato il grido d’allarme. E dopo pochi giorni questo video dimostra che i timori dell’esponente di Fratelli d’Italia e dell’Associazione Salute e Ambiente di Albano erano fondati.
Centinaia di gabbiani hanno “scortato” i rifiuti della Capitale e degli altri 24 comuni che conferiscono nella discarica di Albano.
Naturalmente gli stessi, come si sa, non vengono direttamente dalla raccolta dei cassonetti ma sono trattati negli impianti. Quali?
Nell’Ordinanza dell’11 gennaio risulta, senza ombra di dubbio, che una parte considerevole dei rifiuti conferiti nella discarica di Albano proviene dal TM Ecosystem di Pomezia. Gli Impianti di Trattamento Meccanico non dispongono del processo di essiccatura biologica e svolgono solamente una tritovagliatura dei rifiuti (ossia senza la produzione separata di reflui da materiale organico).
Le preoccupazioni del Direttore di Arpa Lazio, Marco Lupo, ben evidenziate durante l’Audizione (in cui ha dichiarato che la contaminazione sul sito di Albano Laziale è già conclamata) dovrebbero rivolgersi, oltre che sui pozzi, anche all’analisi dei rifiuti che entrano in discarica. E ad accertare, una volta per tutte, la non conformità del trattamento dei TM presenti nel territorio laziale.
A breve, poi, Albano ospiterà anche i rifiuti provenienti dagli impianti abruzzesi, grazie all’accordo raggiunto tra Lazio e Abruzzo per il trattamento di una parte dei rifiuti della Capitale. Infatti, per favorire qualcuno e danneggiare altri, è stato deciso di far fare all’immondizia della Capitale un viaggio andata/ritorno Roma-Chieti e far sborsare ai cittadini laziali più soldi. Perché, tra spese di trasferimento e “compensazione ambientale” spettante agli abruzzesi, sembra che qualcuno ci stia prendendo gusto a tartassare i cittadini laziali buttando denaro pubblico. Proprio nei giorni in cui i 250 milioni di euro per la bonifica di Malagrotta, che avrebbe dovuto pagare un privato, sono stati messi sul conto di “Pantalone”. Di questo, però, ne parleremo in maniera approfondita molto presto.
(foto archivio)