Gli appostamenti dei carabinieri hanno permesso di sequestrare altri 2,5 quintali di fuochi d’artificio e di denunciare moglie, figlia e gli amici arrivati sul posto per festeggiare il compleanno
CIVITAVECCHIA – Non c’è solo la bomba incendiaria a casa del presidente dell’Autorità Portuale Pino Musolino ma anche l’enorme batteria di fuochi d’artificio posizionati fuori dal carcere per festeggiare il compleanno del boss 40enne, F.D.A., di natali baresi detenuto a Valle Aurelia.
La sua famiglia e i suoi scudieri erano pronti a festeggiarlo di fronte al carcere di Civitavecchia con tanto di fuochi d’artificio. Per l’esattezza 70 chili di polvere pirica inscatolata da una ditta cinese.
L’uomo, arrestato nell’aprile del 2021 nell’ambito dell’inchiesta Petrolmafie, doveva sapere di non essere stato dimenticato e perché gli altri detenuti comprendessero il calibro del loro compagno di cella.
Messaggi in codice che si mischiano ad azioni plateali.
La notte tra il 2 e il 3 febbraio scorsi una coppia stava tornando a casa percorrendo la vecchia Aurelia che transita di fronte alla casa circondariale e trova ben 40 pacchi di fuochi d’artificio per un peso complessivo di 70 chili. Che ci fanno dei botti come quelli usati per Capodanno di fronte al carcere?
La coppia non capisce, il ritrovamento è sicuramente particolare e così i due avvisano i soccorsi, sul posto arrivano gli uomini del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria nonché i carabinieri della compagnia di Civitavecchia: il materiale viene sequestrato e partono le indagini. A Civitavecchia non era mai accaduto ma spesso e volentieri accade che di fronte ad un carcere – da Bari a Napoli – vengano esplosi dei fuochi d’artificio per festeggiare un detenuto.
Le verifiche sui pacchi di petardi danno esito negativo, quegli scatoloni contengono davvero e soltanto dei fuochi d’artificio perfettamente a norma: nulla di irregolare e non c’è droga o denaro.
Il ritrovamento – come si suppone – non può essere casuale. E così i vertici del carcere dispongono per la notte seguente un giro di controllo della struttura al fine di escludere o accertare altri movimenti sospetti.
Durante un appostamento della polizia penitenziaria vengono viste delle persone scaricare altri scatoloni – stavolta 14 – sempre di fuochi d’artificio, arrivano nuovamente i carabinieri e si scopre l’origine di quelle strane consegne.
Sulla base delle sei persone (moglie e figlia del detenuto più il cognato ed altri amici) che verranno poi fermate, identificate e denunciate anche per minacce a pubblico ufficiale in quanto nel corso delle operazioni ci sono stati momenti di agitazione, spinte e insulti, si è potuto accertare come la consegna (da 2,5 quintali per un valore di circa 10 mila) fosse destinata al quarantenne, classe 1982 che un anno fa è stato arrestato nella Capitale nel corso di un’ampia operazione firmata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.
In poche parole, le forze dell’ordine hanno rovinato la festa al boss barese.