CIVITA CASTELLANA – Considerata la delicatezza del caso dai carabinieri di Civita Castellana, ai quali è stata sporta denuncia, nulla trapela. Le indagini si stanno svolgendo nel massimo riserbo.
Stando però alle voci che circolano, a trovare per caso (su un computer o su uno smartphone) e poi a diffondere in rete il video hot di sesso a tre divenuto virale in pochi giorni, potrebbe essere stata una persona molto vicina a uno dei tre partecipanti, due uomini e una donna.
Tutti adulti e consenzienti. E tutti anche abbastanza noti nella cittadina, soprattutto la donna, in forza della professione che svolge, a contatto con il pubblico.
Da queste indiscrezioni, sembra dunque trovare conferma la pista del revenge porn, vendetta pornografica in italiano, reato per il quale una legge approvata nell’estate del 2019 ha previsto pene severissime: da uno a sei anni di reclusione e una multa da 5 mila a 15 mila euro “per chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde, senza l’espresso consenso delle persone interessate, immagini o video sessualmente espliciti, destinati a rimanere privati”.
Ma non solo chi lo ha diffuso per primo: rischiano conseguenze penali anche tutti coloro che, condividendolo o inoltrandolo sulle chat, hanno contribuito – e stanno tuttora contribuendo – a far diventare il video virale. Anche qui la legge è chiara: può finire nei guai con la giustizia anche chi, una volta visto o ricevuto il materiale intimo, lo condivide in pubblico (a familiari, sconosciuti, amici). La condivisione viene infatti ritenuta una condotta agevolatoria nei confronti di chi ha commesso il reato.
Ciò allo stato attuale significherebbe – al netto della difficoltà oggettiva di rintracciare tutti coloro che hanno condiviso il filmato tramite Whatsapp o Telegram – incriminare mezza cittadina. Chi ha visto il filmato parla di immagini forti e crude – girate all’interno di una piccola stanza arredata con mobili antichi in cui svetterebbe la statua gigante di una madonna – ma anche di sguardi in camera che lascerebbero intendere la consapevolezza di essere ripresi. Il che nulla toglierebbe ovviamente alla gravità del gesto della persona che, forse per vendicarsi di un tradimento, ha diffuso il filmato.