ROMA – “Coldiretti Lazio è pronta a presentare le prime denunce contro pratiche sleali per tutelare il lavoro delle stalle di fronte alle speculazioni sul prezzo del latte che colpiscono allevatori e consumatori. Una situazione che riguarda anche altri settori della filiera agricola con agricoltori strozzati dai costi di produzione: dal latte alla zootecnia, dal florovivaismo all’ortofrutta“. E’ quanto afferma il presidente della della federazione regionale, David Granieri, nell’annunciare l’avvio della task force contro le pratiche sleali dopo la pubblicazione del decreto legislativo in Gazzetta ufficiale.
“Stiamo affrontando la questione – spiega il presidente della federazione regionale, David Granieri – e raccogliendo tutti gli elementi necessari per procedere con le denunce”.
Azioni legali che riguarderanno la violazione legata al mancato riconoscimento dei costi di produzione prevista dal decreto legislativo in attuazione Direttiva UE sulle pratiche commerciali sleali. Un intervento normativo fortemente voluto e sollecitato da Coldiretti che rappresenta la principale Organizzazione degli imprenditori a livello agricoli europeo.
“Non si può aspettare oltre – sottolinea Granieri – per fermare la speculazione in atto sul prezzo del latte alla stalla che costringe gli allevatori a lavorare sottocosto per l’esplosione dei costi energetici e dell’alimentazione”.
Il comparto zootecnico del Lazio, che offre lavoro a più di 20 mila dipendenti, conta oltre un milione di capi che rappresentano circa il 5% del dato nazionale con una presenza dell’86% di ovini, caprini, bovini e oltre il 5% di bufalini. Un patrimonio che negli ultimi anni ha subito un ridimensionamento del 3%.
“Un settore che produce ogni anno in Italia oltre 12 milioni – aggiunge Granieri – di tonnellate di litri di latte di mucca. Non possiamo permetterci di metterlo a rischio. Dobbiamo salvaguardare uno dei comparti chiave dell’agroalimentare italiano e laziale. Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado”.
Nel Lazio registriamo già una preoccupante diminuzione di aziende. Solo negli ultimi anni se ne contano 300 in meno. Una situazione che potrebbe peggiorare a causa della pandemia e dell’aumento delle materie prime, che vanno dal 50% fino al 150% per gli agricoltori. Un’impennata dei prezzi che si ripercuote a cascata sui bilanci delle imprese agricole strozzate dagli aumenti, che non sono minimamente compensati da prezzi di vendita adeguati.