Parla Gennaro Avano, figlio del medico di base Mario Avano, deceduto mentre lavorava, nel 2020
“L’emendamento bocciato è un’occasione persa da parte dello Stato e delle istituzioni per dare un segnale alle famiglie che hanno perso un familiare, medico o pediatra, a causa del Covid durante la pandemia. É come se questi medici già morti una volta fossero stati uccisi di nuovo”. A dirlo è Gennaro Avano, figlio del medico di base Mario Avano, deceduto a causa del Covid nel 2020, quando ancora non c’erano I vaccini, mentre svolgeva la sua professione nel quartiere Barra, a Napoli.
Gennaro, il figlio del dottor Avano, racconta all’agenzia Dire, di aver dato vita all’associazione ‘Medici a mani nude’ che ha costituito insieme alla sorella dopo la morte del padre per sensibilizzare le istituzioni ad un giusto riconoscimento. Un riconoscimento che si sperava arrivasse con un emendamento al decreto Ristori che consentiva un indennizzo ai familiari, a certe condizioni, di medici o pediatri morti a causa del Covid nell’esercizio delle proprie funzioni, ma che il Senato ha bocciato recentemente, eliminando il testo in modo definitivo. Il testo dovrà essere ripresentato, se il Parlamento vorrà farlo.
“Il testo del provvedimento così come era scritto aveva molte limitazioni– conferma Gennaro Avano– perché l’indennizzo era riconosciuto solo per il coniuge a carico, figli inabili al
lavoro e figli minori. Fortunatamente sono pochi i figli disabili dei sanitari così come pochi sono i casi di figli con meno di 18 anni, però era un riconoscimento doveroso, anche perché alcune famiglie sono monoreddito e contavano sulle entrate del genitore sanitario deceduto. Con la bocciatura dell’emendamento si sono creati medici di serie A e medici di serie B: i primi, i medici ospedalieri deceduti, che già vedevano riconosciuto alle proprie famiglie l’indennizzo tramite l’Inail, e i secondi, i medici di base, più esposti anche per mancanza di dispositivi di protezione, sono ora considerati sanitari di serie B“; osserva amaramente Avano. “Eppure erano tutti medici e ognuno di loro curava i propri pazienti”, chiosa.
Il problema sta anche nel fatto che i medici di medicina generale non sono dipendenti del Servizio sanitario nazionale, ma convenzionati con esso; diversamente dai medici di ambito ospedaliero che dipendono dal SSN.
Oggi l’associazione costituita da Avano, studente di medicina come la sorella, è costituita da più di 35 famiglie che hanno perso un caro, medico o pediatra: “Cerchiamo di sostenerci e di ottenere la giusta tutela per il sacrificio che hanno fatto I nostri genitori”.
Le famiglie hanno venduto case e mobili per mancato indennizzo
“I medici eroi”, questa era la narrazione durante le prime ondate della pandemia, quando le mascherine erano rarissime e i vaccini erano ancora un sogno. “Abbiamo scritto alle massime carico dello Stato condividendo anche una lettera che papà aveva scritto, prima di morire a causa del Covid, direttamente al Presidente della Repubblica, spiegando la necessità di un riconoscimento per tutti i sanitari che avevano perso la vita. Nessuno però, neanche il ministero della Salute al quale pure ci siamo rivolti, ci ha mai risposto”.
“Gli ordini professionali sanitari provinciali, oltre che il Presidente della Federazione degli ordini dei medici Filippo Anelli, ci sono stati vicino- ricorda Gennaro Avano– e contiamo di continuare con loro questa collaborazione al fine di ottenere un riconoscimento concreto“.
“Ci sono famiglie che hanno venduto case, mobili, per far fronte alle spese, una volta che hanno perso un genitore medico a causa del Covid. Ma la perdita è sempre e in assoluto umana, perché viene a mancare un riferimento importante nella vita di ogni figlio. La rabbia è ancora tanta- ammette Avano– ma non è rivolta ai parenti dei sanitari che riceveranno l’indennizzo, quanto al fatto che vi sia questa disparità. É assurdo che i medici passino dall’essere osannati, i medici eroi, ad essere dimenticati così rapidamente e da non vedere tutelati I diritti loro e dei familiari- conclude Avano- sottolineando però che la politica e il governo, se vogliono, sanno dove potersi mettere in contatto con noi, oltre a ricordare il grande merito dei nostri genitori morti da eroi”.