Ieri il leader del movimento, Carlo Calenda, dal pulpito del nulla ha lanciato il guanto di sfida. Primo test nella Città dei Papi dove il Pd dovrà fare i conti con Barelli
VITERBO – Ieri si è chiuso il primo congresso del nuovo partito ad personam Azione di Carlo Calenda.
Il partito di Calenda dunque è nato. L’incubazione è stata dura, ha sfidato due anni di pandemia. Il battesimo per le comunali dello scorso ottobre a Roma è stato trionfale ma quello che s’è visto in questi due giorni a Roma è la costruzione in carne ed ossa di un vero partito con un pedigree liberal-progressista, quadri dirigenti, linea e contenuti chiari.
Anche l’ubriacatura, conseguenza del risultato romano, ha lasciato strascichi di arroganza conseguenza del suo ego.
Carlo Calenda (Roma, 9 aprile 1973), è figlio dell’economista Fabio Calenda e della regista Cristina Comencini. Nel 1983 è attore nello sceneggiato televisivo Cuore diretto dal nonno Luigi Comencini.
Laureato in giurisprudenza, lavora per società finanziarie e approda nel 1998 alla Ferrari. Lavora con Luca Cordero di Montezemolo in Confindustria.
Successivamente passa a Sky, dove – invece – assume il ruolo di responsabile marketing.
Dopo essere stato nominato direttore generale di Interporto Campano, Carlo Calenda assume la presidenza di Interporto Servizi Cargo. Nel frattempo si avvicina alla politica, divenendo il coordinatore di Italia Futura, associazione con a capo Montezemolo.
Nel 2013 si candida nella lista di Scelta Civica alle elezioni politiche nella circoscrizione Lazio 1 della Camera, fallendo l’elezione. Tuttavia poco dopo viene scelto come vice ministro dello Sviluppo Economico nel governo guidato da Enrico Letta. Con il cambio del Presidente del Consiglio (Renzi prende il posto di Letta), Calenda mantiene tale incarico, assumendo la delega al commercio estero.
Coordinatore politico di Italia Futura. Nel 2013, fallita l’elezione in parlamento, diventa vice ministro dello Sviluppo Economico.
Una vita agevolata fin dall’infanzia e proseguita alla ricerca sempre di un incarico di prestigio.
Anche gli obiettivi di oggi non sono da meno: “Noi possiamo arrivare al 20%” ha detto il fondatore Carlo Calenda ieri concludendo la due giorni del primo congresso di Azione. L’offerta politica è sul tavolo: “Oggi nasce il terzo polo del riformismo e della cultura di governo, dobbiamo costruire un’alternativa possibile al populismo e al sovranismo: il grande centro non esiste, esiste un’area pragmatica che contiene le grandi famiglie politiche europee”. Se dovessimo per forza trovare un’etichetta secondo le tradizionali categorie politiche, potremmo scegliere quella di un liberal-socialismo che fu la matrice del partito d’Azione di Parri, Lussu e Comandini”.
Dalle chiacchiere si passa ora ai fatti. Il primo appuntamento vero di Azione, già formata a Viterbo, è quella delle elezioni amministrative che ci saranno tra poco più di due mesi.
E’ rappresentata dall’avvocato Giacomo Barelli che è stato tra i primi ad aderire al nuovo partito di centrosinistra. Ancora nitide le immagini di quell’acclamazione tra cinque sei persone assonnate e bisognose di Caffeina.
Farà una lista tutta sua e potrà raggiungere tranquillamente il 20% auspicato dal suo leader di partito. Barelli avrà una lista tutta sua e prenderà più voti del PD e sarà la prova provata che Calenda non è il solito “farneticante della politica” ma uno che sa il fatto suo.