Lazio – Regionali 2023, nel centrodestra tutto pronto per le primarie. A meno che…

Le nostre anticipazioni si sono rivelate fondate. La coalizione punta a riprendersi dopo dieci anni la regione, scegliendo il candidato con le primarie. A meno che, compatti, non riescano in tempi brevi a convergere su un nome. E la soluzione ci sarebbe: Fabio Rampelli, che troverebbe ostacoli soltanto nella “minoranza rumorosa” (e sono davvero pochi) all’interno di FdI

ROMA – Come volevasi dimostrare. I nostri articoli hanno anticipato, di molto, quanto tutti gli altri quotidiani nazionali stanno scrivendo in questi giorni. Emblematico l’articolo de “Il Foglio” a firma Marianna Rizzini dal titolo “Una poltrona per 20. Anche il centrodestra vuole le primarie per il governatore. I nomi corrono”.

Il dettagliato articolo racconta come nel centrodestra si vogliano evitare lunghi tavoli per le trattative che possano portare a candidature come quella di Michetti, come non ci sia più tempo da perdere per la scelta del candidato e come sia necessario velocizzare l’avvio delle primarie.

Viene anche specificato che, se fino a poco tempo fa nel centrodestra si pensava che la partita per il Lazio fosse chiusa, oggi la realtà (vedi la crisi nella coalizione di centrosinistra causata dalla scelta di Gualtieri di dotare Roma di un termovalorizzatore) racconta tutt’altro. Il centrodestra, adesso, non ha la fortuna di battere un rigore a porta vuota, ma calciarlo con il portiere avversario tra i pali sicuramente sì.

Nell’articolo, poi, si ricorda dei sondaggi che ad oggi, nonostante l’assenza di candidati nel centrodestra, non sono malvagi, il fatto che Francesco Lollobrigida interpellato per la candidatura a governatore avrebbe detto di no e, in ultimo, che Fratelli d’Italia avrebbe già una scelta eccellente per la candidatura alla presidenza: il Vicepresidente della Camera dei deputati, Fabio Rampelli.

Come i nostri attenti lettori ricorderanno, tutte indiscrezioni già trattate nei nostri articoli sulla candidatura alla presidenza della regione. E confermati dall’articolo de “Il Foglio”.

Inoltre, mai come in questo momento, il centrodestra non può tergiversare visto quello che sta succedendo dall’altra parte. Con la coalizione di centrosinistra che ha lanciato da tempo le primarie all’interno del proprio schieramento, ma che potrebbe, presto, rimangiarsi la parola. A cominciare proprio da chi le ha sostenute per primo.

Quel Nicola Zingaretti che per non infastidire la fedelissima alleata Roberta Lombardi, ne sposa al cento per cento la linea green anti termovalorizzatore e anti primarie. Perché, non è un segreto, che la grillina sia allergica a entrambi gli argomenti.

Tutti e due, però, preferiscono il “matrimonio di interessi” (la permanenza al potere) alla coerenza.

Potrebbe verificarsi, quindi, che i primi a lanciare le primarie se ne tirino fuori, mentre chi non doveva farle per lanciare un Michetti qualsiasi, si trovi a farle ed a scegliere un candidato di tutto rispetto.

Anche perché, le perplessità sulle primarie nel centrosinistra non sono solo grilline e zingarettiane, ma sembra che in una parte di coalizione che sostiene l’assessore alla sanità D’Amato stia lavorando per evitarle. Forti di sondaggi che vedrebbero D’Amato in testa contro i candidati di centrodestra e consci del fatto che una eventuale sfida alle primarie tra

lo stesso e Leodori vedrebbe quest’ultimo stravincere senza problemi. Lo sa bene il senatore Bruno Astorre, da sempre sostenitore di Daniele Leodori, che alle prime voci di dietrofront sulle primarie ha ribadito: “C’è bisogno di un grande bagno popolare per far scegliere direttamente alle persone il nome del candidato”.

Ma c’è dell’altro. Nei prossimi giorni Zingaretti parteciperà ad “Alternativa Comune”, la nuova rete rossoverde. A cui parteciperanno “cespugli” a sinistra del PD e proprio Roberta Lombardi. Per dire NO al termovalorizzatore a Roma. E’ evidente, quindi, che Zingaretti si schiera contro la scelta di Gualtieri. E le conseguenze politiche, per la regione, potranno anche essere devastanti.

Infine, c’è il paradosso Calenda. L’ex ministro si è recato a Frosinone per sostenere la candidatura di Mauro Vicano e a precisa domanda su chi sosterrà al ballottaggio in caso non ci arrivi Vicano, Calenda ha replicato: “Detto fra noi, Fratelli d’Italia è meglio del Movimento 5 Stelle”.

Quale occasione migliore, quindi, per il centrodestra, di abbandonare le esitazioni e scendere immediatamente in campo per conquistare dopo dieci anni la regione Lazio. E dimostrare che la sciagurata esperienza Polverini è stata solo un incidente di percorso. Dimostrando anche che le primarie non sono lo strumento della sinistra, ma di chi sceglie il proprio candidato con il voto popolare. Con la possibilità che, questa volta, come avvenuto per le comunali di Frosinone, la strada dell’istituto democratico delle primarie venga percorso soltanto dal centrodestra. Con Zingaretti e D’Amato che, forti dei loro sondaggi, si rimangiano la parola nei confronti degli elettori pur di mantenere l’attuale coalizione giallorossa al potere, negando a Leodori la possibilità di essere scelto per governare la regione.

Nel centrodestra, dunque, lo scenario sembra essersi ribaltato. La soluzione sembra essere vicina. Fabio Rampelli può essere l’uomo giusto sia con le primarie che con la convergenza unitaria di tutta la coalizione. C’è solo una piccola frangia irriducibile, all’interno di FdI, da convincere. Quella “minoranza rumorosa” che sta cercando di convincere Francesco Lollobrigida ad accettare la candidatura alla presidenza per frenare l’avanzata (dai più ritenuta vincente) di Fabio Rampelli, sostenuto da quella “maggioranza silenziosa” che non vede l’ora di scendere in campo al fianco del Vicepresidente della Camera.