La politica cerca equilibri e troppe volte dimentica il bene comune. Occorre spendere meno soldi pubblici ed affidare ai privati l’onere dell’investimento
APRILIA – Sulla gestione dei rifiuti romani, nello scorso mese di aprile, è arrivata una svolta clamorosa. Il sindaco Gualtieri ha annunciato l’intenzione di costruire un termovalorizzatore. Ha ribadito che in campagna elettorale si era impegnato a presentare un piano organico di impiantistica per chiudere il ciclo dei rifiuti a Roma ed in effetti, può piacere o non piacere, possiamo dire che lo ha fatto.
Ne parliamo con Fabio Altissimi, amministratore della Rida Ambiente, società che gestisce il TBM di Aprilia.
La mossa di Gualtieri ha spiazzato tutti, in primis Nicola Zingaretti. Il quale governa la regione Lazio da marzo 2013. Alla Regione spetta la pianificazione, ma in nove anni abbiamo visto soltanto immondizia per strada, carenza impiantistica, soprattutto per quanto concerne le discariche di servizio, caos negli iter autorizzativi. Il Piano regionale di gestione dei rifiuti, approvato poco meno di due anni fa alla Pisana, è il documento nel quale la Regione detta le linee programmatiche per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti e indica il relativo fabbisogno di impianti. Un Piano criticato da più parti perché ritenuto inadeguato e la dimostrazione di ciò è il fatto che non ha previsto un fabbisogno aggiuntivo di termovalorizzatori. Il contrario di quanto stabilito da Gualtieri.
Infatti, per andare incontro all’intuizione di Gualtieri, si è mosso addirittura il Governo Draghi inserendo nel decreto aiuti i poteri speciali da assegnare al sindaco per nuovi impianti di rifiuti. Più facile dotare Roma Capitale di poteri speciali che modificare il Piano voluto da Zingaretti?
La gestione del servizio dei rifiuti del Lazio è arrivata a livelli a dir poco sconcertanti e Gualtieri ha dimostrato in pochi mesi di fare molto più del Presidente Zingaretti che, come detto, guida la regione da oltre nove anni. Adesso il sindaco di Roma può dar seguito alla sua linea sull’impiantistica nello smaltimento rifiuti nel territorio di Roma senza passare dalla regione.
Azzardo un’ipotesi. Con Gualtieri alla guida della regione dal 2013 avremmo avuto un Piano rifiuti come l’attuale e, soprattutto, l’emergenza che tutti, dagli addetti ai lavori ai cittadini, hanno potuto riscontrare?
Non penso, in quanto sembra evidente che il sindaco di Roma sull’argomento ha le idee chiare. Gualtieri ha solo un ostacolo, il tempo. La realizzazione dell’impianto che ha in mente di costruire ha bisogno di qualche anno per cui non entrerà a regime in breve tempo. Nella gestione dell’emergenza, invece, se continua l’immobilismo del governo regionale, si rischia lo stallo ancora per molto. Chiaro che, se si fosse agito da subito con una strategia precisa e senza alcuni fattori ostativi sia nella pianificazione che negli iter autorizzativi da parte della regione, oggi la situazione sarebbe sicuramente più rosea. Abbiamo perso tanti anni rincorrendo un Piano rifiuti inidoneo a risolvere le emergenze.
Il 30 maggio la Procura di Velletri ha disposto il dissequestro della discarica di Albano della Ecoambiente dopo che la stessa ha prestato le garanzie post mortem. Documentazione che sembrerebbe non essere mai stata richiesta dalla regione o, comunque, della cui mancanza la stessa non se ne sia mai accorta. Fatto che ricorda l’esperienza di Malagrotta per la quale sono stati stanziati 250 milioni di euro di fondi europei (e quindi di soldi pubblici) per la sua bonifica.
Poi c’è l’Avvocatura regionale che ha accusato la Regione di non essersi accorta che la voltura dell’autorizzazione della discarica precedentemente intestata alla Pontina Ambiente, raggiunta da interdittiva antimafia, alla Ecoambiente, era stata, molto probabilmente, un espediente per aggirare l’interdittiva stessa.
Sull’operato degli uffici della regione Lazio avrei molto da dire ma verrei accusato di essere di “parte”. Preferisco far parlare i fatti e quello che ha appena ricordato sull’interdittiva antimafia e sulla mancanza della garanzia post mortem, sanata soltanto pochi giorni fa, sulla discarica di Albano Laziale, è la dimostrazione che non tutto è andato come doveva. Tempo fa la Paguro, società del mio Gruppo, ha presentato un progetto di bonifica e discarica nel comune di Aprilia, dove il privato si sarebbe accollato circa 40 milioni di euro di bonifica (soldi del privato, quindi, non pubblici) in cambio di una discarica per soli due anni. Questo progetto recentemente è stato bocciato sulla base di motivi ostativi che sono valsi per la Paguro ma non (se pure del tutto simili) per altri.
Si riferisce alla discarica di Magliano Romano?
Esattamente. E non lo dico io. E’ bastato seguire i lavori della Commissione trasparenza della Regione Lazio, che ha sollevato molteplici dubbi sulla Valutazione Ambientale rilasciata dalla Regione alla discarica di Idea4, per rendersi conto di ciò. Basti ricordare, su tutti, due pareri discordanti nello stesso procedimento che il dirigente regionale è stato capace di dare. La stessa Commissione, poi, ha evidenziato molteplici ulteriori dubbi sull’iter autorizzativo, su cui ora dovrà decidere il TAR. Giustizia amministrativa che farà luce anche sul progetto Paguro.
Quindi ritiene che le due “partite” non siano ancora chiuse?
I miei legali hanno preparato una relazione comparando i due iter autorizzativi e la discordanza tra i due procedimenti risulta evidente. Questa relazione, naturalmente, è a disposizione di chiunque voglia approfondire l’argomento. Aggiungo, poi, che molti organi di stampa, anche nazionali, hanno più volte ricordato che la discarica di Magliano Romano è di una società, Idea4, che è compartecipata dalla società Berg, appartenente al gruppo ACEA AMBIENTE proprietaria dei termovalorizzatori di San Vittore, unici nel Lazio, autorizzati alla combustione del CSS.
Già, torniamo al tema termovalorizzatore. Nonostante il parere negativo della Soprintendenza, la regione procede ugualmente spedita per l’ampliamento del termocombustore di San Vittore del Lazio (proprietà ACEA).
Acea possiede l’unico termovalorizzatore del Lazio grazie, come detto, al Piano rifiuti varato da Zingaretti. La Regione, infatti, nel suo Piano aveva previsto la progressiva diminuzione dei rifiuti da smaltire, ritenendo sufficiente la capacità dell’unico impianto in funzione attualmente, quello di San Vittore, in Provincia di Frosinone, autorizzato per 400mila tonnellate annue. In questo modo, chi gestisce l’unico impianto del Lazio, può decidere la sorte degli impianti di trattamento che producono CSS (il combustibile necessario a produrre energia elettrica), favorendo quelli del proprio gruppo di appartenenza o quelli con i quali ha stretto rapporti commerciali, e penalizzando, sino a farli uscire dal mercato, gli altri. In questo caso, quindi, l’impianto di San Vittore non sarebbe al servizio del fabbisogno regionale ma soltanto di esigenze commerciali.
Vede, l’annuncio di Gualtieri di dotare Roma di un termovalorizzatore non può che far bene. Pensi che il nostro Gruppo ha già protocollato presso i competenti uffici un progetto di termovalorizzatore avveniristico, modello Copenaghen, con la previsione di un azionariato diffuso per i cittadini.
La concorrenza fa bene ma pensa che, come per il caso Paguro, si possano usare due pesi e due misure?
Se prima ho parlato di qualcosa vicino ad un monopolio per impianti di trattamento che producono CSS, lo stesso dicasi per le discariche. La Regione Lazio ha bocciato il progetto della Paguro per la realizzazione di una discarica nell’ATO Latina, ma poi ha commissariato la Provincia e nominato un Commissario Straordinario perché non avrebbe individuato siti da adibire a discarica. Con il rischio che la discarica venga comunque realizzata a poche centinaia di metri dal sito della Paguro, ma senza provvedere alla bonifica prevista dal nostro progetto.
Inoltre, ad oggi, l’unica discarica disponibile nel Lazio, e quindi forte anch’essa della propria posizione “dominante”, è quella di Viterbo, che in più di un’occasione si è rifiutata di ritirare gli scarti del TBM di Rida Ambiente.
Discariche da una parte, termovalorizzatori dall’altra, sembrano quindi esserci problemi di concorrenza nel Lazio quando si ha a che fare con impianti che gestiscono rifiuti. Chi può risolvere tutto ciò?
L’ente preposto è l’AGCM. Secondo il mio parere, sarebbero in corso violazioni dell’art. 102 e 106 del TFUE. L’abuso di posizione dominante teso ad ostacolare l’ingresso di concorrenti nel mercato, o a depauperarne sempre di più l’attività, come il fatto di rifiutare di fornire a un’impresa con la quale si trova in concorrenza i servizi indispensabili per l’esercizio dell’attività, richiederebbero un intervento sulla scorta di una sentenza Bronner (C. Giustizia, sez. VI, 26 novembre 1998 n. 7). L’AGCM è stata interessata da una nostra segnalazione sui termovalorizzatori intorno al settembre del 2020 ma ad oggi la stessa Autorità non ci ha fatto sapere nulla. Dopo questa segnalazione è stato aperto un ulteriore procedimento nei confronti della gestione delle discariche che ha interessato il gruppo che gestisce l’impianto di Viterbo, ma l’AGCM ha deciso di non intraprendere alcuna misura cautelare avviando, con molta probabilità, l’archiviazione dell’intera vicenda sia sui termovalorizzatori che sulle discariche. Dunque, si sono interessati della posizione dominante di chi possiede discariche, mentre sembra abbiano completamente ignorato la segnalazione di chi gestisce i termovalorizzatori. Resta il fatto, però, che nel Lazio, ad oggi, discariche e impianti di trattamento che producono CSS sono in capo ad un paio di gruppi che con le loro decisioni possono incidere sull’attività di tutte le imprese che trattano rifiuti. Favorendone una piuttosto che un’altra.
Giova ricordare, inoltre, che il monopolio lo detiene chi chiude il ciclo dei rifiuti o con la discarica o con un termovalorizzatore. E chi chiude il ciclo è in grado di creare emergenze e alterare prezzi e tariffe.
E i danni provocati dall’inerzia degli enti preposti sono evidenti. Rida Ambiente ha ottenuto diverse sentenze favorevoli nei confronti della regione Lazio che avrebbero dovuto obbligarla a trovare una discarica alternativa a quella di Ecologia Viterbo, a cui non si è mai ottemperato. La mancata esecuzione delle decisioni dei giudici amministrativi ha provocato, negli ultimi anni, il continuo stato di emergenza, con conferimenti fuori regione e fuori dal territorio nazionale, con tutti i conseguenti maggiori costi che inevitabilmente si sono riversati sulla TARI dei cittadini.