VITERBO – Samuel Boujadi è annegato nel lago di Bracciano un anno fa, esatto: era il 25 giugno. Lo specchio d’acqua però, non ha mai restituito il corpo del giovane, arrivato in Italia con un gruppo di amici per una vacanza spensierata che invece è finita in tragedia.
La famiglia e gli amici sperano ancora di ritrovare i suoi resti, e poterne dare degna sepoltura nel suo paese d’origine, l’Olanda. Le ricerche dei sommozzatori dei vigili del fuoco non hanno però dato l’esito sperato. E anche quelle private finanziate dagli amici e dai genitori di Samuel si sono concluse con un nulla di fatto.
Il lago di Bracciano trattiene ancora il corpo del 22enne: non si sa se prima o poi ne restituirà i resti o se rimarranno adagiati per sempre sul fondale.
Gli amici nel frattempo continuano a ricordare Samuel e tutto ciò che ha fatto in vita: 22 anni, era un giovane molto attivo nei circoli evangelici.
Organizzatore del festival Momentum, amava stare in mezzo alla gente e divertirsi, oltre che a viaggiare per il mondo. E sono stati proprio gli amici di Samuel, subito dopo la sua scomparsa, a lanciare una raccolta fondi per aiutare la famiglia nelle ricerche del corpo, oltre che a fare da staffetta tra l’Olanda e l’Italia per non lasciare mai soli i genitori in questo momento così tragico per loro. Nonostante le settimane passate a scandagliare il fondale, Samuel non è stato però ritrovato.
«Quando Samuel ha cominciato a nuotare, non mi rendevo conto che probabilmente intendeva attraversare l’intero lago. Ha nuotato ancora e ancora. Così lontano che ho sentito che qualcosa sarebbe potuta andare storto. Ho iniziato a urlare e urlare, ma lui non mi sentiva più», ha raccontato un amico che quel giorno si trovava con Samuel. Vedendo che il 22enne non tornava, l’amico ha deciso di prendere la macchina e provare a raggiungerlo in questo modo.
«Solo allora ho capito davvero quanto fosse grande il lago: il mio giro durava già mezz’ora, figuriamoci se dovevi farlo mentre nuotavi. Col passare del tempo, il mio panico è aumentato. Ho mostrato la foto di Samuel alle persone che ho incontrato, esplorato il lago in vari luoghi, ma senza successo. Il coraggio mi è venuto meno. Sapevo che dovevo fare un rapporto ufficiale sulla sua scomparsa. L’ho trovato molto pesante. I miei peggiori sospetti sono stati lentamente ma inesorabilmente confermati».