Lazio – La doppia morale di Alessio D’Amato che invece di dimettersi punta alla poltrona di Zingaretti

I pm della Corte dei Conti contestano all’assessore alla sanità della giunta Zingaretti di aver “dirottato” i fondi stanziati per “gli equilibri dell’habitat amazzonico”. Proprio negli anni (2008) in cui lo stesso pubblicava il libro moralizzatore sulle ASL laziali. Intanto la sanità regionale scivola al 14° posto per qualità delle cure e la mortalità “evitabile”, una debacle

ROMA – La sanità non è solo Covid. Sbandierare l’emergenza pandemica e il piano vaccinale non basta per coprire l’inefficienza di un assessore che dimostra ogni giorno l’inadeguatezza al ruolo, come non basta a nascondere il pesante contenzioso che lo stesso ha con la regione Lazio per i fondi “distratti” per “scopi politici” che lo ha reso sempre incompatibile anche al ruolo di semplice consigliere ma nessuno lo incalza.

L’accusa del PM al processo davanti alla Corte dei Conti sui 275 mila euro che, invece di essere destinati alla onlus Italia-Amazzonia per gli equilibri dell’habitat amazzonico, sarebbero stati dirottati sulla associazione “Rosso Verde” di Alessio D’Amato, è un duro colpo per l’assessore alla sanità di Nicola Zingaretti.

Si legge negli atti che “risulta documentalmente provato lo sviamento dei contributi regionali liquidati a rimborso a fronte di fraudolenta rendicontazione”.

A detta dei pm, i responsabili dell’associazione avrebbero anche “sbianchettato” le fatture per coprire il dirottamento dei contributi regionali: dalla onlus Italia-Amazzonia all’associazione “Rosso Verde” per “produzione materiale pubblicitario per scopi politici mascherato da iniziative per la diffusione della cultura amazzonica”.

Il processo penale per truffa aggravata nei confronti della regione si è concluso tempo fa con una prescrizione. Infatti, parliamo di episodi che sono stati compiuti tra il 2005 e il 2008. Anni in cui l’attività preferita dell’attuale assessore alla sanità era quella del “moralizzatore”.

Tutti ricordano che proprio nel 2008 D’Amato (insieme a Dario Petti) ha scritto, pubblicato e venduto (10 euro a copia) il libro moralizzatore “Lady Asl. La casta della Sanità. Fatti e misfatti”.

Un libro che vantava la pretesa di “ricostruire gli avvenimenti che si sviluppano intorno alla figura di Anna Giuseppina lannuzzi, passata alle cronache come ‘Lady Asl’, raccontando un sistema fatto di tangenti, accreditamenti presso la Sanità laziale….”.

Attorno a questo sistema – continua la recensione – ruotano personaggi noti e meno noti, alcuni con un ruolo da protagonista, altri solo sfiorati dallo scandalo, del quale restano ancora molti lati oscuri”.

La fatica letteraria gli sarà costata qualche distrazione nella gestione dei fondi elargiti dalla regione Lazio per l’Amazzonia, ma i lati oscuri riguardanti la gestione dei 275mila euro ricevuti non sono mai stati chiariti.

Il D’Amato show, però, non si ferma alle accuse dei pm della Corte dei Conti.

Accuse che, siamo certi, cercherà di respingere al mittente. Anche se la richiesta di patteggiamento chiesta dallo stesso (che avrebbe portato ad uno sconto in termini di risarcimento) fa molto riflettere…

L’emergenza Covid ha permesso all’assessore alla sanità di conquistare una certa popolarità anche tra chi ne ignorava l’esistenza. L’emergenza, però, sembra superata e il ritorno alla normalità ha portato di nuovo alla luce i disastri nella sanità laziale.

Prestazioni non eseguite, prenotazioni sanitarie impossibili o rimandate al 2023, pronto soccorso degli ospedali al collasso.

Tutto certificato dal nuovo Rapporto annuale che valuta le Performance regionali stilato dal Centro per la Ricerca Economica Applicata (Crea) Sanità.

Secondo tale Rapporto, continua a peggiorare lo stato di salute della sanità laziale che è crollata in un solo anno dal decimo al quattordicesimo posto. Il Lazio, ormai, è pericolosamente vicino alla “area critica” delle sei regioni peggiori (tutte del sud) per quanto riguarda la qualità delle cure e la mortalità “evitabile”. Altro che efficienza…

Per non parlare, poi, delle prosecuzioni degli incarichi ai Direttori Generali della Asl di cui parleremo in maniera dettagliata più avanti.

Uno sfascio della sanità laziale e certificato dal Centro per la Ricerca Economica Applicata (Crea) Sanità che non sorprende i cittadini laziali, che vedono con i propri occhi, giornalmente, la gestione fallimentare extracovid dell’assessore D’Amato.

Rapporto che fa il paio con il Governance poll pubblicato da “Il Sole 24 Ore” che vede la regione Lazio al penultimo posto (peggio solo il piccolo Molise) nel gradimento del consenso.

Oltre alle palesi inefficienze nella gestione sanitaria resta il dubbio, ribadito dal pm della Corte dei Conti, sulla gestione dei fondi regionali. Che rende D’Amato non solo improponibile in qualità di candidato alla presidenza della regione, ma pone seri dubbi anche sul ruolo attualmente ricoperto.

A meno che, dopo l’estate, un nuovo libro dal titolo “Amazzonia defraudata” ci racconti, come il famoso libro del 2008, “fatti e misfatti”.