Viterbo – Non ha più soldi per vivere e curarsi ma l’Inps continua ad ignorarla, qualcuno deve intervenire

Disperata la sessantenne costretta a chiedere soldi agli anziani genitori che esprime solidarietà all’uomo che ha tentato di darsi fuoco alla sede cittadina: “Avessi io il suo coraggio… Datemi la mia pensione”

VITERBO – “Lui ha avuto la forza di fare quello che in parecchi vorremmo fare. Siamo dei poveri disgraziati “. Inizia così il racconto di A.B., una sessantenne che vorrebbe avere la pensione che le spetta, dopo anni di lavoro e un’invalidità riconosciuta al cento per cento. Il suo riferimento è al 70enne che due giorni fa ha cercato di darsi fuoco nella sede Inps cittadina.

Viterbo – L’Inps lo ignora, lui si cosparge di benzina e minaccia di darsi fuoco

Voglio dire a questo signore che non è solo, riconosco esattamente la sua disperazione che è anche la mia. La stessa che a sessant’anni mi vede costretta a chiedere i soldi ai miei anziani genitori per fare le terapie salvavita di cui ho bisogno.  Mi vergogno. Anche io in alcuni momenti vorrei avere la forza di darmi fuoco”. Racconta tra le lacrime, una morsa nello stomaco anche per noi che ascoltiamo e che vogliamo ascoltino tutti perché qualcosa cambi.

Era il 27 novembre 2002 quando la donna ha presentato domanda per riunire i contributi pensionistici, e nel 2022 ancora attende quelle risposte che le permetterebbero di avere i soldi per vivere.

Sono andata in pensione per motivi di salute,  ma non mi è stata ancora liquidata perché manca il ricongiungimento di carriera che ho richiesto all’Inps ben venti anni fa. Finché ero in servizio stavo tranquilla, prima o poi avrebbero accettato la domanda, ma ora che ho la delibera di pensionamento e non percepisco la pensione non so come fare. Da sei mesi sono senza soldi, ho dovuto bloccare il mutuo della casa, per il quale dovrò anche pagare degli oneri di sospensione. Quando cominci a non poter usare la macchina perché non hai i soldi per l’assicurazione e neanche quelli per la benzina, oltre al mutuo bloccato, capisci che non è più vita”.

Si lascia andare allo sconforto A. e tra le lacrime aggiunge “cosa dobbiamo fare? Avere la forza che ha avuto questo uomo e darci fuoco? E non per riempire le pagine di cronaca, ma solo perché è l’ultima cosa che ci è rimasta da fare. Ho la triste certezza di aver subito un abuso legalizzato da Enti che rappresentano lo stato, nel mio caso oltre all’Inps di Viterbo e Grosseto, perché si deve sapere che tra Istituti di previdenza di diverse regioni non esiste dialogo e così le domande si inceppano all’infinito, ci si è messo anche il ministero dell’Economia.

Quelli che rivendico sono soldi miei, non sto chiedendo niente che non mi sia dovuto.

Vogliamo parlare del trattamento di fine rapporto? Con calma, entro due, tre anni, se lo vuoi prima puoi andare in banca e chiedere che ti venga anticipato pagando gli interessi.

E’ giusto che per avere soldi che mi spettano debba pagare la banca? Stiamo scherzando?

In vent’anni non sono riusciti ad evadere la mia domanda? Oggi sarà sotto sei metri di polvere…

Mi hanno ridotto sotto la soglia minima di sopravvivenza, dovrei, potrei, denunciarli, ma passerebbe ulteriore tempo. A due diffide non hanno neanche risposto perché sono intoccabili.

Il mio datore di lavoro ha “aperto un tagliando”, così si chiama, a NoiPa, il portale riservato alla pubblica amministrazione, ma ogni volta che passano oltre 180 giorni senza che venga evasa la richiesta di pensionamento, la domanda si chiude e così bisogna inoltrarla nuovamente e aspettare ancora dai 70 ai 180 giorni, quelli che si prendono per guardare la pratica.  Quindi che faccio, ogni 180 giorni ripresento la domanda? E quando li vedo i miei soldi? chi ha fatto questa burocrazia Topo Gigio?

Si chiama Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, quel “sociale” dovremmo essere tutti, o sbaglio?

Sono invalida al cento per cento, e mi servono i soldi che l’Inps mi sta negando soprattutto per curarmi. Non ce li ho più e non voglio chiedere ai miei anziani genitori di sostenermi economicamente. Mi vergogno. E’ una beffa troppo grande, non posso accettarla. Aiutatemi”.

B.F.