Tarquinia – Il referendum farsa dell’opposizione sui parcheggi

L’articolo 8 dello statuto referendario fissa l’eventuale data di svolgimento non prima di giugno 2023

TARQUINIA – Questa mattina, un insolito trio composto da Roberto Tomassini, Arianna Centini e Manuel Catini ha illustrato ai pochi presenti compiacenti o convenienti (perché non fanno domande) l’avvenuto deposito di 2024 firme per chiedere un referendum comunale su quattro quesiti così suddivisi:

  1. abolizione del divieto di transito sulla strada dell’Acquetta;
  2. abolizione degli stalli a pagamento nel parcheggio della stazione;
  3. abolizione del divieto di transito lungo via Vecchia della stazione;
  4. modifica della Ztl in centro storico.

Lodevole iniziativa ma del tutto irrilevante per una serie di “carenze” amministrative che adesso cercheremo di spiegare all’ex consigliere comunale di Forza Italia convolato a nozze con Fratelli d’Italia e di nuovo ri-coniugato con Forza Italia Manuel Catini conosciuto ai più come “Er fascetta“.

Innanzi tutto giova ricordare al trio promotore che, fossero valide le loro ragioni, invece di far spendere decine di migliaia di euro ai cittadini bastava presentare dei banalissimi e meno costosi ricorsi al TAR del Lazio per avere ragione.

Diciamo che non c’hanno 2/3 mila euro e che è meglio farne spendere 40 al Comune e proseguiamo con questa sorte di battaglia dei novelli Don Chisciotte de’ noantri.

Il regolamento per il referendum comunale è disciplinato da uno statuto approvato con deliberazione n. 18 del 18.04.2002 del Consiglio Comunale divenuta esecutiva il 07.05.2002.

 

74 REGOLAMENTO REFERENDUM TARQUINIA

 

Già all’articolo 5 diciamo che gran parte dei quesiti proposti si vanno a far benedire perché leggiamo testualmente al punto 2:

2. Non possono costituire oggetto di referendum comunale:

1. le imposte, le tasse, le tariffe per ogni tipo di servizio, i bilanci, le finanze e tutti gli atti che afferiscono alla contabilità dell’ente, delle sue aziende ed istituzioni;

2. i provvedimenti inerenti elezioni, nomine, designazioni, revoche e decadenze;

3. i fatti e gli atti concernenti il personale comunale e la relativa disciplina e quelli riguardanti gli enti, le aziende e le istituzioni di cui il Comune è parte;

4. la disciplina regolamentare concernente i servizi e il funzionamento degli organi del Comune;

5. lo Statuto ed i Regolamenti del Comune;

6. gli Statuti delle aziende speciali comunali o la loro costituzione;

7. i piani urbanistici e le relative variazioni.

8. gli argomenti che sono già stati oggetto di consultazione negli ultimi tre anni

Noi ne sappiamo molto meno di Arianna Centini Roberto Tomassini al comma 2 riteniamo ci sia l’inammissibilità almeno sul secondo quesito che è quello che riguarda il pagamento degli stalli davanti alla stazione tanto per intenderci.

Al di là che è veramente difficile capire come la commissione, che dovrà stabilire se accogliere o meno i requisiti proposti dal “corposo” organo presente cin conferenza stampa, possa dare esito positivo su decisioni non politiche ma dirigenziali. C’è già il Tribunale Regionale del Lazio come organo competente.

Chi ha fatto adottare quei provvedimenti?

Un organo politico, la giunta, il consiglio comunale oppure è stato disposto da un dirigente?

Noi non abbiamo una conoscenza così forte in materia amministrativa e sicuramente meno di persone “studiate” come Catini Co.

Mettiamo il caso che la “triplice” abbia ragione. Che la commissione accolga i quesiti. Che il Consiglio comunale con voto favorevole accolga la richiesta referendaria, come la mettiamo con l’articolo 8 del regolamento?

Noi abbiamo forti limiti nel comprendere la materia amministrativa però vogliamo leggere con voi lettori il comma 2 dell’articolo 8 che narra:

Non può essere indetto altro referendum prima che siano trascorsi almeno dodici mesi dall’effettuazione di altro precedente di qualsiasi tipo.

Conti alla mano, l’ultimo referendum di nostra memoria è quello sulla Giustizia del 12 giugno scorso. Se la “matematica non è un pignone” diceva quel burlone di Ginaccio Bartali anche in questo caso i conti “son tutti da rifare”.

Il referendum proposto è abrogativo o consultivo?

Bisognerebbe chiederlo a Roberto Tomassini, lui sembra ne sappia molto.

Visto che i Don Chisciotte son tre, un paio di mila euro a cranio che fa seimila, un buon avvocato amministrativista e un bel ricorso al TAR del Lazio avverso le decisioni dirigenziali non sarebbe più efficace che prendere in giro 2024 firmatari facendogli credere che messo lo scarabocchio il gioco è fatto?

Peccato non essere stati invitati. Magari Arianna Centini Roberto Tomassini (dall’alto delle sue 19 preferenze ottenute l’ultima volta che si è cimentato in una competizione elettorale) potevano fugare le nostre perplessità. I nostri dubbi. Erudire la nostra conoscenza e limitare la nostra ignoranza in materia. Non è per caso che intanto quelle duemila firme saranno conservate, in violazione della privacy, in qualche cassetto per essere successivamente contattate da qualche aspirante candidato?

Ma non finisce qui perché dobbiamo finire di certificare alcune informazioni prima di darle in pasto all’opinione pubblica…

– Segue

mutatis mutandis (da non confondere con la biancheria intima cit. x #lastradagiusta)