Paolo Iarlori, dirigente del personale della società in house del Comune, probabilmente dopo le tradizionali vacanze (forse ad Hallstatt?) si occuperà della questione
CIVITAVECCHIA – Civitavecchia Servizi Pubblici, società in house del Comune di Civitavecchia è famosa per i bilanci. Sempre in rosso. Anche quest’anno sarà un “bagno di sangue” anzi di euro per il sindaco Tedesco e la sua amministrazione.
Il personale però continua ad aumentare. Non in numero di lavoratori impiegati ma in monte stipendi. Non tutti ovviamente. Gli operai no, quelli si fanno il mazzo con il caldo torrido, vento, pioggia e freddo.
Dentro gli uffici si sta bene. C’è l’aria condizionata d’estate e termosifoni a palla d’inverno e quando qualcuno combina un guaio o si rende artefice di qualche marachella c’è lui, Paolo Iarlori, il “prete celtico” pronto a dispensare assoluzioni e trovare la soluzione giusta. L’ultimo caso che tanto ha fatto parlare in modo negativo di CSP, in ordine cronologico, la famosa telecamera ritrovata in ufficio da una impiegata.
Adesso quella telecamera è diventata per alcuni difettosa. Per altri era stata messa in quel punto solamente a caricare. Forse era anche stata girata, capovolta. Alcuni propendono per il fatto che non funzionasse bene. Sta di fatto che il proprietario di quell’oggetto ambientale lo poteva controllarla da remoto. Addirittura si narra che, non si capisce sulla scorta di quale autorizzazione, sempre lo stesso soggetto sia in possesso di un programma montato sul computer di casa in grado di controllare tutte le telecamere di cui dispone CSP. Una cinquantina.
Cosa di una gravità inaudita in qualsiasi altro ambiente di lavoro.
Che prete sarebbe Iarlori se non fosse capace di perdonare o trovare una scusa per proteggere una pecorella smarrita?
Un atteggiamento ecumenico che stride con quella croce celtica che l’uomo, Iarlori, porta sempre al collo e che da qualche tempo non mostra più con l’orgoglio cameratesco di sempre.
Iarlori è una fascista duro e puro (dice lui di nascosto) facendosi i selfie sotto la gloriosa bandiera della X MAS. Ovviamente non conosce il significato di quel che indossa e porta come un ciondolo qualsiasi acquistato dal bangladino su viale Garibaldi. Quell’oggetto, nella cultura celtica, basata sull’aristocrazia e sulla guerra, come quella originaria e più autentica dell’Europa, non “contaminata” da successive immigrazioni e invasioni, è simbolo di coraggio, onore e dignità.
Difficile trovare almeno uno di questi elementi nel “prete celtico” appena descritto.
Chissà se va a trascorre le vacanze estive in Austria, ad Hallstatt dove la cultura dei Celti ha iniziato a diffondersi in Europa. Dopo le vacanze però sarà interessante conoscere i provvedimenti adottati verso il registra del “grande fratellino” dentro CSP e che conti presenterà al management da inserire in bilancio. Ci sarà da ridere.