Il 60% degli italiani gradirebbe trovarne nella meta visitata. Non solo per avere informazioni e prenotare le esperienze in loco, ma anche per vivere esperienze: il 66% vorrebbe svolgervi degustazioni, il 56% fruire di percorsi multimediali e il 55% partecipare laboratori e corsi di cucina
Gli italiani amano viaggiare alla scoperta dei sapori e delle tradizioni enogastronomiche locali. Tuttavia, a volte non riescono a godere pienamente di quanto un territorio sa offrire poiché le informazioni sono difficili a reperire. Ecco che luoghi quali gli hub enogastronomici diventano una possibile soluzione per facilitare la scoperta della cultura enogastronomica e delle esperienze della meta visitata.
Il “Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano” curato da Roberta Garibaldi evidenzia che la possibilità di trovare questi luoghi nella meta visitata è gradita al 60% dei turisti italiani. “Già nel 2019 avevamo riscontrato che la scarsa conoscenza di ciò che il territorio offre era fra le principali ragioni della mancata partecipazione alle esperienze enogastronomiche“, afferma Roberta Garibaldi. “Oggi è sempre più necessario mettere il turista nelle condizioni di trovare facilmente le proposte, prenotarle e parteciparvi. Non solo prima della partenza, ma anche durante il viaggio. Gli hub enogastronomici sono spazi poli-funzionali che possono favorire la scoperta del territorio e, al contempo, mettere in rete i produttori garantendo loro visibilità e facilitando l’arrivo dei turisti”.
NON SOLO INFORMAZIONI: GLI HUB COME LUOGHI PER VIVERE ESPERIENZE
Il 67% degli italiani vorrebbe trovare informazioni di dettaglio sulle esperienze enogastronomiche da vivere ed avere la possibilità di prenotarle direttamente. Il 75%, inoltre, gradirebbe trovare degli spazi dedicati all’acquisto dei prodotti agroalimentari e vitivinicoli locali. Ecco che gli hub possono diventare così strumenti di promo-commercializzazione dell’offerta territoriale, avvicinare i turisti ai produttori e fungere da “intermediari”.
Gli italiani non lo concepiscono però come semplice luogo di passaggio, come se fosse un tradizionale centro di informazioni. Vorrebbero che fosse la prima tappa – quasi “obbligatoria” – di un percorso di scoperta del territorio e del suo patrimonio enogastronomico. Ecco che il 61% vorrebbe avere la possibilità di svolgere tour che, dall’hub, li conducano alla visita delle aziende locali. Ed il 51% gradirebbe potervi noleggiare biciclette ed e-bike per poi recarsi dai produttori. Un mirabile esempio di come un hub possa “avviare” il turista alla scoperta del territorio è rappresentato dal “Tempio del Brunello”, innovativo museo che è espressione del più ampio progetto culturale “L’Oro di Montalcino” dell’omonimo e noto comune toscano. Qui, oltre a venire introdotti alla cultura enologica di questo importante territorio di produzione, è possibile noleggiare biciclette elettriche e tradizionali ed avere indicazione dei percorsi che conducono alla scoperta delle terre del Brunello, accompagnati anche attraverso un’app dedicata – “Oro di Montalcino”.
Parimenti, i turisti del Belpaese vorrebbero vivere in questi luoghi delle esperienze. Il 66% gradirebbe potervi svolgere degustazioni delle tipicità del territorio con guide professioniste, ed il 55% partecipare a laboratori e corsi di cucina per apprendere le ricette locali. Nel nostro Paese vi sono enoteche regionali che offrono questa possibilità: l’Enoteca Provinciale del Trentino, ad esempio, ospita al suo interno una cucina didattica ed organizza laboratori di degustazione per conoscere dal vivo produttori e tecniche di produzione dei vini del territorio.
Forte è l’interesse verso l’utilizzo delle nuove tecnologie: il 56% vorrebbe poter fruire di un percorso multimediale, con video, schermi touch-screen, e alla scoperta del territorio e delle sue produzioni.
Un’occasione per fare una pre-esperienza e decidere poi, in piena consapevolezza, cosa visitare. Un esempio mirabile è il World of Wine-WOW di Porto, hub culturale e turistico diffuso – consta, infatti, di 6 musei interattivi legati al mondo del vino e 9 ristoranti dislocati in tutta la città. “Planet Cork” (Pianeta del Sughero) è un’esperienza interamente digitale: i visitatori, all’intero di una stanza dove vi è da una replica di una pianta di sughero, possono apprendere attraverso vari device la varietà di usi di questo materiale, di cui il Portogallo è fra i principali produttori al mondo. In Italia, il già citato “Tempio del Brunello” utilizza installazioni digitali come visori di realtà virtuale, video immersivi, per raccontare la storia del vino, del territorio e delle persone. Ad esempio, nella sala “Quadro Divino”, il visitatore può creare la propria composizione artistica attraverso postazioni touch lasciando un segno tangibile delle emozioni e delle sensazioni ricevute.