TARQUINIA – Dovranno comparire questa mattina davanti al giudice del tribunale di Civitavecchia dottor Nappi i consulenti tecnici, dottor Cipolloni e dottor Del Gaudio, che hanno effettuato l’esame autoptico sul corpo del giovane Edoardo Costa, il ragazzo di Tarquinia morto il 26 aprile del 2016 a soli 18 anni a seguito di una fibrillazione ventricolare che lo colse in maniera fatale mentre si trovava ancora a letto, poco prima di alzarsi per andare a scuola.
Una tragedia che attende ancora di essere spiegata nella sua completezza. Si tratta della terza udienza nell’ambito del processo a carico di due medici del Bambino Gesù accusati di omicidio colposo. Lo scorso 20 aprile sono stati sentiti i genitori di Edoardo, mamma Cristina e papà Carmelo, che attraverso i loro legali chiedono sia fatta luce sull’accaduto, per capire se ci siano responsabilità su una vita stroncata in maniera inattesa.
I consulenti tecnici riferiranno al giudice le risultanze dell’esame autoptico sul corpo del 18enne. Lo scorso aprile è toccato a mamma Cristina ripercorrere quei terribili momenti che le hanno strappato via l’unico figlio amatissimo.
Cristina per oltre un’ora ha raccontato anche quanto accaduto nei mesi e nei tre anni precedenti la morte di Edoardo, da quando cioè il giovane venne preso in cura dai medici per un’aritmia. Secondo mamma Cristina e papà Carmelo, rappresentati dall’avvocato Jacopo Macrì, dello studio Perroni e associati, e dagli avvocati dello studio Sgromo, la patologia non sarebbe mai stata approfondita con una diagnosi definitiva.
Cristina ha raccontato della terapia cui era sottoposto Edoardo e della sospensione della stessa avvenuta pochi mesi prima del decesso. I genitori del ragazzo hanno ricordato, nell’udienza del 20 aprile che erano stati avviati degli accertamenti che però, per motivi diversi, non hanno dato alcun esito definito: «In un caso venne rilevata una cicatrice al livello polmonare che non venne successivamente approfondita e nell’altro una risonanza magnetica mai giunta a risposta definitiva in quanto le aritmie impedivano di ottenere un risultato certo».
Elementi che secondo mamma Cristina meritavano approfondimenti. «Andavamo avanti solo con controlli di routine», ha ricordato Cristina. «Nessuno mai ci aveva messo in allarme rispetto allo stato di salute di Edo, nessuno aveva mai ipotizzato che dietro a questa sintomatologia ci potesse essere una patologia più grave e più importante.
Dopo la prima fase diagnostica è stato un limbo, abbiamo fatto solo controlli di routine. Finché il 29 gennaio abbiamo chiesto conto della terapia, visto che il ragazzo non migliorava. Fu quello il momento in cui il medico decise per la sospensione della terapia. Successivamente, a fronte di un peggioramento, la terapia non venne ripristinata. Venne disposto un ulteriore controllo per il 19 maggio, ma Edo a quella data non ci è mai arrivato perché se ne è andato il 26 aprile». Domani i consulenti tecnici chiariranno probabilmente con maggiore chiarezza cosa esattamente abbia cagionato la morte del ragazzo. Da sciogliere anche il giallo circa la presunta scomparsa del reperto principale: il cuore di Edoardo.