Soriano nel Cimino – Omicidio Bramucci, i killer incastrati dal GPS posizionato nella Smart dalla Unipol Assicurazioni

Tonino Bacci e Lucio La Pietra si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Indagata la cognata Sabrina Bacchi che ha avuto un ruolo nell’intera vicenda al vaglio degli inquirenti

VITERBO – Questa mattina i presunti killer di Salvatore Bramucci, pregiudicato civitavecchiese ma residente a Soriano nel Cimino da anni, Antonio Bacci (nella foto) e Lucio La Pietra, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Infatti, come confermato dall’avvocato Antonio Rucco che difende Lucio La Pietra: “Sono pochi gli elementi in nostro possesso per poter rispondere in sicurezza al magistrato Siddi. Faremo ora ricorso al Tribunale del riesame per avere qualcosa in più”.

Intanto, dall’ordinanza di custodia cautelare, si delinea con più dettagli cosa è successo quel giorno e perché.

Ricordiamo che Salvatore Bramucci è stato trovato da alcuni cicloamatori che stavano transitando in zona Acquafredda all’interno della sua macchina privo di vita. Chi ha chiamato i carabinieri aveva notato sia il foro di proiettile sul parabrezza della Chevrolet sia i buchi all’altezza dell’orecchio.

In tutto sono sei colpi di pistola che hanno raggiunto Bramucci alla testa, al braccio ed alla
mano sinistra.

II corpo della vittima era posizionato nel lato conducente del veicolo e presentava fori di ingresso di proiettili su varie parti del corpo, in particolare in corrispondenza del volto, del braccio e della mano sinistra, mentre nessun bossolo veniva rinvenuto all’interno o in prossimità del veicolo.

Salvatore Bramucci, più volte coinvolto in illecite attività criminali e dedito ad attività usurarie, nonostante stesse espiando un residuo di pena in regime di detenzione domiciliare con il permesso di allontanarsi dalla propria abitazione, di recente aveva iniziato a riprendere il giro dei suoi debitori, riscuotere crediti maturati e dettagliatamente segnati in un’agendina rinvenuta dai carabinieri durante la perquisizione domiciliare e subito dopo l’omicidio.

Le cifre con nomi abbreviati e soprannomi hanno un importo complessivo di 47.300 euro.

Fondamentali le prime dichiarazioni della moglie di Bramucci, Elisabetta, che ha confermato agli inquirenti l’intenzione del marito, dal quale si stava separando, di riscuotere tutti i soldi e trasferirsi con la figlia Mascia (avuta da una precedente relazione) nelle isole Canarie.

Ma torniamo per un momento a capire come i carabinieri siano giunti così velocemente a scoprire il gruppo di fuoco che aveva ucciso Bramucci.

Non solo i frame di alcune telecamere dislocate in più parti del territorio dove è stato possibile notare il transito a brevissima distanza temporale l’una dall’altra della Smart Forfour di colore bianco, dove prendono posto due uomini, seguita da una Giulietta grigia con a bordo il solo conducente.

La Giulietta, risultata rubata, è stata ritrovata dalla polizia stradale in un’area di sosta
Tale autovettura, peraltro, veniva rinvenuta dalla Polizia Stradale nell’area di servizio “Settebagni interna”.

La Smart Forfour di proprietà della società di autonoleggio “Perconti Auto srl” è dotata del dispositivo GPS, ovvero la scatola nera che le assicurazioni mettono per evitare le truffe.

Gli investigatori acquisivano presso la società UnipolTech, gestore del servizio di monitoraggio degli spostamenti della Smart, il dettaglio posizioni che di fatto hanno incastrato alle proprie responsabilità Tonino Bacci del suo braccio destro Lucio La Pietra e un altro indagato al momento a piede libero, Alessio Pizzuti.

Gli indizi e la preziosa testimonianza di Elisabetta, moglie di Bramucci, hanno portato presto ad individuare gli strani rapporti della sorella di quest’ultima Sabrina Bacchio che, come vedremo, ha avuto diverse visite a casa e colloqui telefonici con Tonino Bacci.

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Presunzione di innocenza

Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.