ROMA – Lo aveva dichiarato qualche giorno fa Giorgia Meloni: «Gli extra Ue presentino fideiussioni per aprire un’impresa». Una fideiussione, cioè una garanzia accreditata e sicura, a carico degli stranieri extra Ue che intendono aprire un’impresa in Italia.
Questa la proposta della leader di Forza Italia, in un video messaggio postato su Facebook, a difesa del Made in Italy.
«Fare impresa in Italia è praticamente diventato un atto eroico», «Partiamo subito da cose concrete», ha avvertito, «deve finire l’odioso fenomeno dell’abusivismo e della concorrenza sleale nel commercio, nel turismo, nei servizi, nella manifattura.
Non permetteremo più il gioco dell’apri e chiudi fatto da soprattutto dagli extracomunitari, quello di aziende che non pagano un euro di tasse, agiscono nell’illegalità e poi chiudono i battenti prima che lo Stato si accorga di loro, per riaprire magari con altro nome».
Da qui l’idea di presentare una fideiussione a garanzia del pagamento delle tasse. «Chi vuole lavorare da noi è il benvenuto», è il pensiero di Meloni, «ma chi arriva da fuori dell’Unione europea, prima di aprire la serranda, dovrà presentare una fideiussione a garanzia del pagamento delle tasse. Così che tutti possano competere ad armi pari. Restituiremo dignità e libertà alle persone oneste che creano lavoro e ricchezza in Italia».
E’ Il dottore commercialista Angelo Landi a commentare la proposta di Giorgia Meloni.
“La proposta della Meloni di richiedere una fideiussione per l’apertura delle Partite Iva da parte delle aziende extracomunitarie, potrebbe sembrare una forzatura, ma ha una sua logica.
Molte attività vengono aperte, con sistematica successiva omissione del versamento di imposte, contributi ed IVA. C’è, pertanto, una fondatezza sostanziale della proposta di Giorgia Meloni, sebbene da un punto di vista meramente tecnico si deve considerare di dubbia fattibilità viste le consuete difficoltà da parte delle banche o delle principali compagnie di concedere una fideiussione nei confronti ed a favore di un’azienda perlopiù a capo di un soggetto extracomunitario.
Reputo, comunque, la sua proposta come una costruttiva provocazione per sensibilizzare a tutti i livelli la necessità di scongiurare quella continua forma di concorrenza sleale nei confronti delle imprese italiane e di tutte quelle che operano in Europa nel rispetto delle regole.
Se da una parte deve essere a tutti garantito la possibilità di intraprendere un’attività economica dall’altro la nostra costituzione prevede – altresì – che la stessa non sia in contrasto con l’utilità sociale a danno anche della dignità delle persone e, naturalmente, in ambito economico delle imprese concorrenti.
L’apertura di un’attività economica avviene mediante il rilascio da parte dell’Agenzia delle Entrate della partita iva che possiamo equiparare – sostanzialmente ed ai fini esemplificativi – alla concessione di una licenza/autorizzazione con cui lo Stato, nella sostanza, consente ad operare liberamente ed immediatamente in ambito imprenditoriale e professionale senza, tuttavia, alcuna preliminare e basilare verifica di idoneità.
I controlli, naturalmente, sono sempre assicurati da parte dello Stato ma, purtroppo, spesso avvengono solo dopo che il danno (reato) sia stato consumato con tempi e modi di riscossione che, per le aziende extraeuropee, si rilevano frequentemente onerose e infruttuose!
Pertanto, più che fideiussione, si potrebbe considerare l’ipotesi di prevedere di affiancare per un determinato tempo (così come accade in tanti altri ambiti) all’impresa extra-Eu un Tutor qualificato che potrebbe essere rappresentato da un iscritto ad un Albo professionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili e/o un Avvocato, che possa monitorare e immediatamente segnalare eventuali ipotesi di mancato pagamento delle imposte al fine di un tempestivo intervento delle Autorità competenti.
Per tale servizio lo Stato potrebbe anche riconoscere al tutor, addirittura, uno specifico compenso, attraverso ad esempio dei crediti d’imposta, la cui copertura finanziaria sarà ragionevolmente garantita da un maggior e miglior gettito conseguente il rispetto delle regole e degli obblighi erariali che queste aziende extraeuropee potrebbero meglio assicurare”.