L’assordante silenzio della magistratura su un caso che ha indignato l’Italia
Giacomo Amadori con la collaborazione di Paolo Gianlorenzo per “la Verità”
Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, candidato al Parlamento, è accusato dalla Corte dei conti, insieme con il responsabile della Protezione civile, Carmelo Tulumello, di un danno erariale del valore di 11,1 milioni di euro. Per i pm contabili il governatore e il dirigente avrebbero causato quel buco con gli affidamenti alla cieca alla Ecotech Srl di Frascati per la fornitura di milioni mascherine.
Contratti in gran parte pagati in anticipo e che alla fine non sono stati onorati. Adesso la Corte dei conti sembra pronta a chiedere la restituzione del denaro direttamente ai due «indagati», visto che la Ecotech non è mai riuscita a restituire gli anticipi incassati e subito girati ai subfornitori, la svizzera Exor Sa e l’inglese Giosar Ltd, società straniere, ma con titolari italiani.
La Procura contabile, rappresentata da Alfio Vecchio, il 21 marzo 2022, nell’ambito del procedimento istruttorio I00169/2020, ha incaricato delle indagini la polizia giudiziaria. Il 15 aprile successivo, due giorni prima della Pasqua, sono stati convocati in Procura il rappresentante della Ecotech Sergio Mondin e il suo avvocato Giorgio Quadri. Un paio di mesi dopo la Procura ha inviato a Zingaretti e Tulumello l’invito a dedurre, cioè a replicare.
A questo punto conviene ricordare ai lettori la storia denunciata nel 2020 dal consigliere regionale di Fratelli d’Italia Chiara Colosimo e approfondita giornalisticamente in beata solitudine da questo giornale.
Ecotech, un’azienda attiva nel settore degli impianti di illuminazione, nella primavera del 2020 avrebbe dovuto fornire alla Regione Lazio 7,5 milioni di dispositivi di protezione, per un valore di 35,8 milioni di euro, per la quale erano stati versati complessivamente dall’ente guidato da Zingaretti acconti per 14,6 milioni di euro. Le consegne sarebbero dovute avvenire scaglionate tra il 23 marzo, il 30 marzo e il 6 aprile 2020.
Ma, all’11 aprile, erano state consegnate solo 2 milioni di mascherine chirurgiche con marchio cinese (mentre tutte le altre avrebbero dovuto essere prodotti della 3M), costate 1,4 milioni di euro. Per questi ritardi, con atti del 29 marzo e del 2 aprile, la Protezione civile aveva revocato alla Ecotech due affidamenti da 25,2 milioni di euro complessivi, confermando solo quello da 10,6 milioni che comprendeva le chirurgiche.
Il 10 aprile, a sorpresa, la Regione aveva rinnovato gli affidamenti perché, secondo quanto messo nero su bianco da Tulumello, la Ecotech aveva rilasciato «idonea garanzia fidejussoria» (poi rivelatasi falsa) pari al valore dell’acconto, dopo aver dimostrato «l’effettiva realizzabilità della fornitura». Il 25 aprile, assediata dagli articoli della Verità e dagli interventi in aula della Colosimo, la Regione Lazio aveva poi definitivamente risolto i contratti.
Le accuse sono molto tecniche e per comprenderle ci viene in soccorso il coordinatore dell’avvocatura della Regione, l’avvocato Rodolfo Murra. Che, però, precisa che il suo ufficio non si sta occupando della difesa di Zingaretti e Tulumello: «Queste cose sono cose personali eh, sono investiti personalmente Zingaretti e Tulumello, la Regione come ente non c’entra nulla. Si difendono con avvocati privati. La responsabilità per danno erariale è personale di Zingaretti e Tulumello».
Fatta la doverosa precisazione aggiunge: «La Corte dei conti agisce per ottenere il ristoro del danno erariale che in questo caso è di 11,1 milioni.
Il problema di fondo per i magistrati contabili è che quando l’amministrazione ha agito in giudizio per ottenere i titoli era troppo tardi perché nel frattempo la Ecotech aveva fatto sparire i pochi soldi che aveva e che gli avevano dato altri enti.
La Corte dei conti stigmatizza il comportamento contraddittorio della Protezione civile l’amministrazione ad aprile ha revocato i contratti, ma poi ne ha fatti altri poco dopo, cioè ha ridato fiducia alla Ecotech. Dicono: “Perché vi siete rifidati, facendo altri contratti per la fornitura?».
La responsabilità contabile deriverebbe dunque da una strategia un po’ schizofrenica, con tanto di annullamento delle revoche.
Il problema è stato il rinnovo? Murra conferma: «È questo che ci viene contestato: “Avete fintamente “novato” contratti, perché sono gli stessi.. li avete soltanto arricchiti della fideiussione che poi si è rivelata falsa”».
Ci sono poi le contestazioni singole: «Per esempio Tulumello è accusato di non aver capito subito che la Ecotech fosse una società che non era in grado di assicurare l’adempimento del contratto. In più gli hanno contestato di aver risolto i contratti, di averli rinnovati e di averli annullati definitivamente quando ormai era troppo tardi per recuperare l’acconto».
E Zingaretti? A Murra sfugge un commento a mezza bocca: «Il politico deve fare il politico, fa indirizzo e controllo, non fa gestione». Quindi prosegue: «Il presidente viene accusato di ingerenza nell’azione amministrativa che doveva essere unicamente gestita dal direttore della Protezione civile per Zingaretti, poi, c’è addirittura anche quella cosa brutta con quel passaggio sulla sorella».
Quale passaggio? «La Corte dei conti sostiene che nella ricerca dei possibili fornitori abbia avuto un ruolo anche la sorella del governatore, mi sembra che si chiami Angela ma non c’è solo quello». Per esempio sarebbero contestate le rassicurazioni date dal presidente durante le trattative. Murra parafrasa: «”State tranquilli che Ecotech paga”, “Non facciamo la risoluzione perché Ecotech è affidabile”, faceva tutte queste dichiarazioni che non gli competono perché queste cose competono a chi gestisce l’accordo contrattuale. La Corte dei conti cita le dichiarazioni alla stampa rassicuranti di copertura, diciamo tra virgolette, della Ecotech».
Per l’avvocato l’invito a dedurre è di 25-30 pagine, «molto corposo, molto dettagliato». Gli chiediamo come andrà a finire e lui ci risponde: «Questa è la versione della Procura inquirente. Per me prende un abbaglio quando dice: “Avete fatto tardi le azioni di recupero”.
E comunque la Ecotech era inaffidabile fin dall’inizio, questo è un giudizio mio personale, nel senso che io non avrei mai contratto accordi con la Ecotech, né gli avrei dato la metà dei soldi pattuiti come acconto perché quella ditta ha fatto gli stessi contratti con altre regioni e nessuna ha versato anticipi. Però, una volta siglato l’accordo, bisognava cercare in tutti i modi di farli adempiere; quindi sul profilo del danno gestionale successivo io non condivido la linea durissima del procuratore della Corte dei conti».
Tutto a posto dunque?
Nient’ affatto. Infatti a questo punto Murra recita quello che si può considerare l’epitaffio sulle capacità gestionali della giunta Zingaretti: «Certo che questa è una vicenda molto penosa perché si parla di soldi pubblici che non recupereremo mai. Abbiamo fatto istanza di fallimento per la Ecotech e il giudice non si pronuncia da mesi nonostante la società non abbia più nulla.
Abbiamo fatto il decreto ingiuntivo e per farlo rendere esecutivo ho dovuto fare una supplica al presidente del Tribunale. Quando ce lo ha concesso abbiamo tentato il pignoramento sui conti correnti e non abbiamo trovato niente. È ingiusto dire che siamo partiti tardi». Forse perché non dovevate proprio partire?
«Questo è un mio giudizio personale. Io non avrei mai contratto (accordi, ndr) con una società anche se comprendo l’emergenza». Il legale cita la strategia del momento: «La Regione, sono tutte cose che ho saputo dopo in sede contenzioso aveva questa strategia: “Chiunque fosse capace di dare mascherine, lo avremmo contrattualizzato” però prendere un minimo di informazioni sul tuo fornitore soprattutto prima di dargli così tanti soldi in acconto. Denaro che hanno fatto sparire attraverso una catena incredibile di società: li hanno dati alla Exor, Exor li ha dati a Biolife, Biolife li ha dati in Cina adesso valli a riprendere».
Che cosa succederà ora? «Il procuratore della Corte dei conti dopo aver letto le deduzioni difensive degli “indagati”, deciderà se archiviare dopo essersi convinto della bontà della tesi difensiva oppure farà un atto di citazione e chiederà al presidente di fissare l’udienza in cui si svolge il giudizio di responsabilità contabile».
Adesso bisognerà capire se gli errori commessi da Zingaretti e Tulumello, anche a giudizio del coordinatore dell’Avvocatura regionale, siano sanati dallo scudo penale garantito dai cosiddetti decreti emergenziali emanati dal governo Conte 2 a protezione dei pubblici ufficiali alla ricerca disperata di protezioni facciali in piena crisi pandemica.
Da fine agosto in Regione la notizia dell’invito a dedurre è diventato tema di chiacchiera da bar. Anche i giornalisti hanno iniziato a parlarne. Ma per tutti l’ordine di scuderia è stato sempre lo stesso: se ne riparla dopo le elezioni. Come si sa, Zinga gode di buona stampa e di ammiratori anche tra le toghe. E così i cronisti, garantisti come in poche altre occasioni, sono rimasti a cuccia in attesa del voto di domenica. Come se la cronaca giudiziaria dovesse rispettare il calendario elettorale.
Non più tardi di un mese fa Luca Palamara su questo giornale raccontò come il governatore negli anni scorsi abbia potuto usufruire di un filo diretto con la Procura e come, in piena inchiesta Mafia Capitale, abbia fatto dimettere il suo capo di gabinetto Maurizio Venafro, in quel momento indagato e con una posizione particolarmente in bilico, dopo un consulto notturno sotto la propria abitazione con lo stesso Palamara.
Ieri l’ufficio stampa della Regione Lazio ci ha comunicato che Zingaretti e Tulumello «hanno risposto alle deduzioni richieste dalla Corte dei conti affermando la piena regolarità delle procedure seguite nell’affidamento dei contratti di fornitura», e che questi «erano stati già sottoposti al vaglio dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac)».
La quale «nell’adunanza del 9 settembre 2020 ha deliberato l’invio della nota di archiviazione perché “è emersa l’assenza di significative irregolarità nell’operato dell’amministrazione, in quanto improntato a fronteggiare criticità di estrema gravità rispetto alle quali si è data preminenza alla tutela della salute pubblica nel rispetto di una disciplina eccezionale ed in deroga che ha caratterizzato l’attività di approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale e di altre forniture sanitarie destinate a contenere l’epidemia da Covid 19″».