Condannato in via definitiva dalla Corte dei Conti a restituire 275mila euro usati per farsi propaganda. Che azioni sono state fatte dagli uffici regionali per recuperare il credito?
ROMA – Alessio D’Amato, ancora asserragliato sulla poltrona di assessore alla sanità della Regione Lazio, è stato condannato dalla Corte dei Conti, in via definitiva, a restituire soldi pubblici usati per fini personali.
Parliamo di 275mila euro non certo di bruscolini.
Dopo il clamore dei primi giorni, con la solita abilità che li contraddistingue, sulla vicenda la famiglia politica di Zingaretti ha fatto calare il silenzio.
Nessuno dell’opposizione ha chiesto la convocazione di un consiglio straordinario per discutere la decadenza di D’Amato.
Il Consiglio regionale poteva essere chiamato a discutere l’incompatibilità dell’assessore che, a quanto risulta a questo Blog, non ha ancora versato a favore della Regione la somma di 275mila euro di danni sentenziati dalla Corte dei Conti per i finanziamenti alla sua Associazione Pro-Amazonia.
Ad oggi cosa hanno fatto gli uffici regionali per recuperare la somma da lui dovuta?
Gli hanno pignorato lo stipendio? Lo hanno messo in mora? Lo hanno diffidato o precettato?
A quanto pare niente di tutto questo è stato fatto fino a questo momento e nessuno si premura di verificarne lo stato.
Lui, del resto, ha cercato di depistare il tutto facendo credere che una sua eventuale azione, nei confronti dei giudici contabili che hanno osato emettere una sentenza di condannata nei suoi confronti in via definitiva, avrebbe rimesso tutto in gioco. Falso. Deve pagare. Saldare il debito.
Nel caso di debito liquido ed esigibile in capo all’amministratore, nei confronti del proprio ente, l’amministratore si trova in una posizione di incompatibilità.
L’incompatibilità viene meno quando il debito è estinto. L’eventuale rateizzazione del debito richiesta al proprio ente non è sufficiente a far venir meno l’ipotesi di incompatibilità, è ritenuta infatti solo una semplice modalità di pagamento.
La fattispecie che riguarda l’assessore Alessio D’Amato ricade nella previsione di cui al comma 1, n. 6 dell’art. 63 del TOUEL, essendo ravvisabile l’ipotesi di incompatibilità in presenza di una sentenza, munita di formula esecutiva, della Corte dei Conti, Terza sezione giurisdizionale centrale d’appello, ed essendo lo stesso formalmente messo in mora.
Quanto alla rateizzazione del debito, secondo un consolidato orientamento del Ministero della Funzione Pubblica, l’approvazione di un piano fra le parti non è sufficiente a far venir meno l’ipotesi di incompatibilità.
Infatti, solo l’estinzione del debito, con il pagamento dell’ultima rata prevista nel piano, fa cessare il conflitto di interessi derivante dalla contestuale posizione di amministratore dell’ente e debitore dello stesso.
Si precisa, comunque, che la valutazione della eventuale sussistenza della causa ostativa all’espletamento del mandato elettivo è rimessa al consiglio regionale che ben si è guardato dal discuterne.
Infatti, in conformità al generale principio per cui ogni organo collegiale è competente a deliberare sulla regolarità dei titoli di appartenenza dei propri componenti, la verifica delle cause ostative all’espletamento del mandato è compiuta con la procedura di cui all’art. 69 del TUOEL, che garantisce il contraddittorio tra organo e amministratore, assicurando a quest’ultimo l’esercizio del diritto di difesa e la possibilità di rimuovere entro un congruo termine la causa di incompatibilità contestata. (cfr. Corte di Cassazione, sez, I, sentenza 10 luglio 2004, n. 12809; Id. sentenza 12 novembre 1999, n. 12529).
Infine, è da escludere qualsiasi forma di candidatura in vista delle prossime elezioni regionali, infatti se non pagherà il debito nei confronti della Regione Lazio, questa volta ad impedire all’assessore regionale alla sanità Alessio D’Amato di tornare alla Pisana ci penserà il Prefetto di Roma.