Straordinario successo di presenze nel vecchio convento che fu dimora dell’artista cileno. Grazie alle giornate FAI e al prezioso lavoro della delegata viterbese Lorella Maneschi, è stato possibile conoscere nell’intimità uno dei grandi del Novecento
TARQUINIA – A 20 anni dalla morte di Sebastian Matta la Bandita ha aperto i suoi cancelli al pubblico per far conoscere parte degli spazi privati dell’artista che ospitano alcune delle sue opere, dal giardino al cortile del convento, alla cappella in cui Matta per anni ha lavorato e dove ora riposa dopo la sua morte.
Il “Ritiro della Bandita” è stato per l’artista Sebastian Matta casa, rifugio e luogo di lavoro fino agli ultimi anni della sua attività. Oggi sede degli Archivi Matta, la Bandita conserva molti tesori dell’artista, dalle sculture in bronzo alle ceramiche, dai pastelli alle tele, dai disegni ai mobili raccontando attraverso la magia di un luogo che sembra sospeso e senza tempo, l’immaginario fantastico e inimitabile di uno dei più carismatici, brillanti e visionari artisti del Novecento.
E’ stata un’occasione unica per respirare lo spirito di Matta e scoprire, con i propri occhi, la sua sorprendente e personalissima carica poetica.
Il complesso della Casa dell’artista Sebastian Matta si trova nel territorio del comune di Tarquinia, in provincia di Viterbo. E’ situato nella campagna tarquiniese, nella bassa Maremma, in un’area extraurbana, vicino ad un zona incontaminata gestita dall’Università Agraria di Tarquinia in cui si preserva il bosco , il paesaggio e si pratica l’allevamento di bovini della razza maremmana seleziona allo stato brado.
Il Ritiro della Bandita è un ex convento dei frati passionisti fondato da San Paolo della Croce nel 1750. Prima di realizzare il ritiro di Tarquinia, San Paolo della Croce ne aveva già edificati altri due, uno sul monte Argentario e uno sul monte Fogliano, sopra Cura di Vetralla. Tutti e tre i conventi presentano similitudini nell’impianto e nella struttura. Il convento, passò poi al comune e quindi, grazie a Luisa Laureati, amica e gallerista di Matta, è stato acquistato nel 1968 dall’artista allora residente a Boissy, che, avendo vissuto a Roma negli anni Cinquanta, cercava un posto nei dintorni della capitale in cui creare un proprio rifugio per vivere e lavorare.
Dalla Tuscia un caloroso grazie alla figlia di Sebastian Matta. All’amministrazione comunale che ha messo a disposizione logistica e volontari della Protezione Civile e soprattutto a Lorella Maneschi, capo delegazione del Fai Viterbo.
Tutto questo è stato reso possibile grazie al FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano).
Il FAI – è una fondazione senza scopo di lucro nata nel 1975, sul modello del National Trust, con il fine di tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano.
Le “Giornate FAI d’Autunno”, il grande evento autunnale di piazza che il FAI dedica al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese, animato e promosso dai Gruppi FAI Giovani, con il supporto di tutte le Delegazioni, i Gruppi FAI e i Gruppi FAI Ponte tra culture attivi da nord a sud della Penisola.
Anche in questa edizione – l’undicesima – i giovani volontari della Fondazione hanno messo a disposizione la loro energia e il loro entusiasmo per aprire al pubblico 700 luoghi speciali in 350 città d’Italia.
Numerosi luoghi aperti in tutte le regioni: palazzi, ville, chiese, castelli, aree archeologiche, musei, siti militari, esempi di archeologia industriale, luoghi dell’istruzione e centri di ricerca, mostrati attraverso lo sguardo appassionato e originale dei giovani del FAI. Non sono mancati itinerari nei borghi, percorsi naturalistici e visite a luoghi “verdi” quali parchi, giardini storici e orti botanici.