Civitavecchia Porto – La Corte dei Conti vuole indietro soldi (tanti) dai dipendenti di Molo Vespucci

Graziati i comandanti della Capitaneria di Porto che hanno collaborato nel recuperare carte. Gianluca Laganà, presidente del collegio dei revisori dei conti, ha rovinato la vita di decine di famiglie che da domani si vedranno ridurre (in alcuni casi) di 2/3 lo stipendio

CIVITAVECCHIA – Probabilmente, da oggi, Gianluca Laganà, presidente del collegio dei revisori dei conti non si farà più vedere dalle parti di Molo Vespucci e vi spiegheremo il perché. Qualche giorno fa è stato notificato dalla Corte dei Conti del Lazio a diverse persone, con ruoli diversi all’interno dell’Autorità di Sistema Portuale del Tirreno Centro Settentrionale, l’invito a dedurre su un presunto danno erariale di circa 1,5 milioni di euro con riferimento agli ultimi cinque anni di gestione dell’ente.

La Procura Regionale del Lazio della Corte dei Conti ha contestato a presidenti, segretari generali, componenti dei comitati di gestione dell’Adsp gli emolumenti ad personam ed indennità che, secondo i magistrati contabili, sarebbero stati indebitamente percepiti negli ultimi 5 anni da 16 dipendenti di Molo Vespucci.

Il vice procuratore generale Gaia Palmieri ha inviato un invito a fornire deduzioni, significa quindi che siamo in una fase prettamente istruttoria e nel termine ultimo di 60 giorni, agli ex presidenti Pasqualino Monti e Francesco Maria di Majo.

Invito inviato quindi anche all’attuale numero uno di Molo Vespucci, Pino Musolino e al suo segretario generale Paolo Risso con il suo predecessore Roberta Macii e ai componenti degli ultimi due comitati di gestione Vincenzo Leone, Matteo Africano, Francesco Fortunato, Roberto Fiorucci, Pino Lotto e Vincenzo Scotti.

All’ex presidente Pasqualino Monti viene chiesto (se non l’avessimo letto con i nostri occhi non ci avremmo mai creduto) di giustificare il suo modus operandi per circa 1 milione di euro, derivanti anche da alcuni ad personam…

“L’A.P. per particolari posizioni, incarichi ricoperti stabilmente e/o per consolidati meriti specifici o traguardi significativi conseguiti dal quadro, potrà autonomamente riconoscere allo stesso eventuali premi “ad personam” e/o superminimi onnicomprensivi, tenuto conto della situazione strutturale organizzativa e dell’andamento economico finanziario dell’Ente. Gli importi riconosciuti a tale titolo sono pensionabili e utili ai fini del trattamento di fine rapporto.”

… che alcuni funzionari contrattarono con lui al momento dell’assunzione.

Ai suoi successori viene addebitato di non aver rimosso le situazioni di presunti indebiti legati soprattutto a dipendenti che, nel frattempo, avevano cessato di svolgere le funzioni per le quali erano stati riconosciuti loro emolumenti aggiuntivi.

La questione va avanti da diversi anni e la Corte dei Conti, dopo aver trovato Laganà, ha deciso di agire il 10 ottobre scorso.

Guarda caso tutto ciò avviene proprio quando Pasqualino Monti è all’apice della notorietà e in procinto di aumentare ulteriormente di livello e Pino Musolino mirabolante e artefice del risanamento del bilancio che ha trovato praticamente in default quando mise piede a Civitavecchia.

L’elaborato di 33 pagine è fitto di contestazioni e contraddizioni che anche persone non al dentro delle amministrazioni pubbliche riescono ad intuire come, ad esempio, gli algoritmi di legge utilizzati per salvaguardare qualcuno.

Sono stati “risparmiati”, ad esempio, gli ex comandanti della Capitaneria di Porto Giuseppe Tarzia e Francesco Tomas oltre l’attuale direttore marittimo Filippo Marini perché, i magistrati contabili, hanno tenuto conto “del limitato periodo di svolgimento dell’incarico” e per gli ultimi due della loro fattiva partecipazione all’attività investigativa della Procura. Insomma un controllore controllato da se stesso.

In realtà, tra le motivazioni e le argomentazioni del magistrato contabile, che si è avvalso come detto della collaborazione della Capitaneria di Porto e dell’attuale presidente del collegio dei revisori dei conti dell’ente, Gianluca Laganà, emergono contraddizioni decisamente evidenti nel definire presunte colpe e gradi di responsabilità erariale.

Basti pensare che, tanto per citare i contenuti delle contestazioni, a soggetti come Tomas e Marini non viene contestato il presunto danno erariale per il loro limitato periodo di partecipazione al Comitato di Gestione. Allo stesso tempo, sempre gli stessi estensori non utilizzano lo stesso parametro di giudizio per l’ex consigliere comunale Francesco Fortunato, che pur essendo rimasto in carica soltanto circa 8 mesi ed avendo partecipato a non più di 5-6 sedute del comitato, viene chiamato a rispondere di un presunto danno erariale di 55mila euro.

In pratica lo stesso importo contestato all’ex presidente Francesco Maria di Majo e dell’allora segretario generale Roberta Macii.

Dobbiamo dire che il 55 è un numero che suona tondo ai magistrati contabili che imputano 55mila euro di presunto danno erariale anche ad Africano e Leone, mentre a Fiorelli e Lotto andrebbero aggiunti i 13mila euro addebitati per il periodo da gennaio 2021 ad oggi.

Tredicimila euro è la cifra chiesta anche a Musolino e Risso. Questo ciononostante che, il magistrato, riconosca in diversi passaggi dell’invito a dedurre, che alcuni ad personam ed indennità tra quelli oggetto del procedimento sono stati revocati proprio dall’attuale amministrazione. Infatti, il magistrato Gaia Palmieri scrive che Musolino: “ha finalmente avviato alcune iniziative per ovviare alla questione dell’elevato e ingiustificato costo del personale dell’ente, soprattutto attraverso l’approvazione del regolamento per gli ad personam”, dall’agosto 2021.

La stessa Corte dei Conti nel referto sulla gestione 2019 aveva dato atto che l’amministrazione Musolino a marzo del 2021 aveva avviato la definizione del piano di ristrutturazione del personale (coerentemente con il quale sta procedendo alle azioni in esso previste, ndr).

Il magistrato richiama inoltre il parere espresso dal Mit che a novembre del 2020 scrisse sul riconoscimento di emolumenti integrativi ad personam ritenendo “condivisibile che per il futuro si prevedano criteri e condizioni atti a limitare l’assegnazione di tali indennità”.

Va ricordato che fino ad allora, lo stesso ministero vigilante, aveva sempre approvato non solo i bilanci dell’ente, ma anche le dotazioni organiche e analiticamente le spese sostenute per il personale.

Da questo momento sembra emergere un’azione premeditata e/o “suggerita”, dopo la relazione ispettiva da cui è partito l’intero procedimento.

Procedimento supportato dalle relazioni dei consulenti incaricati in passato da di Majo, che dedussero che, gli ad personam riconosciuti da anni, non fossero recuperabili o revocabili se non esponendo l’ente al rischio di ulteriori gravosi contenziosi.

Cosa assai strana visto che, la Corte dei Conti, prende ad esempio l’azione promossa da di Majo nei confronti di Massimiliano Grasso, unico dipendete a non essere chiamato in causa e dalla posizione chiara.

Grazie al minuzioso lavoro fatto da Laganà, ad esempioci sono dipendenti dell’Adsp che dovrebbero restituire (secondo l’accusa) cifre iperboliche. Le richieste variano dai 350mila euro a poche migliaia di euro.

Le persone chiamate in causa dall’invito a dedurre hanno chiesto di poter leggere il verbale di audizione personale del Presidente del Collegio Revisori AdSP Mar Tirreno Centro Settentrionale, Gianluca Laganà del 6 giugno scorso con allegata documentazione, tra cui il regolamento per la disciplina assegno ad personam approvato con decreto AdSP Mar Tirreno Centro Settentrionale n. 187 del 12 agosto 2021, bozza parere studio legale Ma.Tè.ria del 24 luglio 2020.

Importanti anche gli atti e documenti forniti sempre da Gianluca Laganà via e-mail, tra cui decreti di sospensione e revoca ad personam; i cedolini mensili periodo luglio 2021 – settembre 2022.

Già nelle controdeduzioni se ne vedranno delle belle e si aprirà un contenzioso, almeno per quel che riguarda i quadri dirigenziali e manageriali dell’ente che, tra il procedimento della Corte dei Conti e probabili contenziosi giuslavoristici che saranno aperti dai dipendenti a cui ormai Musolino dovrà, gioco forza, procedere a revocare gli emolumenti finiti sotto la lente della Procura contabile.

Si ha come l’impressione che sia soltanto l’inizio di un nuovo capitolo di questa lunga storia rispolverata, guarda caso, non appena il Governo è in procinto di cambiare colore.