VITERBO – Le ottobrate romane erano le feste che chiudevano la vendemmia: nella Roma pontificia, la scampagnata “fori porta”, ovvero la gita tra le vigne e le osterie, andò consolidandosi come forma di svago ed evasione per nobili e popolo, ufficialmente divisi, ma spesso mescolati nella più sfrenata allegria, alimentata dalla voglia di vivere e dal buon vino.
“Siccome Testaccio stà vvicino a Roma l’ottobbere ce s’annava volontieri, in carozza e a piedi. Arivati llà sse magnava, se bbeveva quer vino che usciva da le grotte che zampillava, poi s’annava a bballà er sartarello o ssur prato, oppuramente su lo stazzo dell’osteria der Capannone, o sse cantava da povèti, o sse se giôcava a mora”.
La presenza di orti e vigne intorno alle porte della città favorì la diffusione delle Ottobrate, oltre che nella zona di Testaccio, ricordata da Zanazzo, anche altre zone fuori porta, in particolare a Ponte Milvio, San Giovanni, Porta Pia, San Paolo, Monteverde e Monte Mario, che nella prima metà dell’Ottocento erano ancora coltivati a orti e vigne.
Oggi questi posti hanno lasciato spazio ai palazzi e quindi la Tuscia, verde e rigogliosa, è diventata punto di riferimento delle gite fuoriporta dei romani.
Viterbo, Tuscania, Montefiascone, Bolsena, Montalto di Castro e soprattutto Tarquinia hanno fatto registrare il tutto esaurito nei ristoranti.
Soprattutto Tarquinia, grazie anche all’apertura della casa dell’artista cileno Sebastian Matta e alle manifestazioni sportive, ha permesso ai locali di lavorare a pieno regime come se fosse estate.