Roma – I 100 anni di Damiano Damiani festeggiati al Festival del Cinema

Il regista amava rifugiarsi in Maremma, ad Ansedonia e nella tenuta di caccia del marchese Giacinto Guglielmi suo grande amico

di Cristina Volpe Rinonapoli
ROMA – Per il progetto “100 Damiani” – che celebra il centenario della nascita di Damiano Damiani – e per i 60 anni del film, Cinecittà ha restaurato in 4K L’isola di Arturo, dando una nuova vita a un film che si stava rischiando di perdere per sempre.

Il film sarà proiettato in anteprima ad Alice nella Città, sezione autonoma e parallela alla Festa del Cinema di Roma. L’evento sarà anche l’occasione per raccontare il lavoro di restauro della pellicola a una giovane platea abituata a concepire le immagini solo come digitali.

Sarà presentato giovedì 20 a Roma, noi siamo qui con Federica Damiani, la nipote. Una maremmana che ha deciso di trasferire famiglia ed attività da Roma ad Orbetello, tornando appunto nei luoghi dell’infanzia. Federica com’era suo nonno?

Mio nonno era un uomo grande e grosso con un cuore tenero con una grandissima curiosità e capacità di ascolto. Amava ascoltare le opinioni delle persone e soprattutto dei bambini, considerandoli puri nelle loro considerazioni. Era una persona precisa e meticolosa molto ordinata. Ma con me aveva un rapporto speciale, aveva intuito il mio interesse per la pittura e la scrittura creando così nel suo studio un angolo dove potevamo passare del tempo insieme scrivendo dipingendo ascoltando musica classica e darci reciprocamente opinioni sulla vita.

Quindi un nonno che in qualche misura ha contribuito nella vostra formazione a livello culturale?

Assolutamente sì… Mi ha lasciato questo amore per l’arte in eredità e lo ringrazierò sempre per questo. Era una persona con un profondo rispetto per il prossimo un amore per la famiglia ma soprattutto una dedizione al suo lavoro. E stato il caposaldo della mia vita.

Adesso con il restauro dell’Isola di Arturo lei a che età hai visto il film la prima volta?

Io lo vidi nell’età dell’adolescenza…

Che percezione ha avuto vedendolo, l’ha visto insieme a suo nonno? le ha spiegato il senso della pellicola?

No lo vidi sola, a casa sua perché avevo il vizio di prendere nel suo studio le VHS dei suoi film quando rimanevo dai nonni. Credo ne parlammo è passato molto tempo… ma l ‘Isola di Arturo ha una storia molto profonda e anche attuale.

Attuale, perché?

L’ adolescenza è la solitudine e i turbamenti che si vivono a quella età.

Lei ha deciso di trasferirsi in maremma: che tipo di legame aveva suo nonno con queste terre?

Sì. La mia una decisione per la sopravvivenza…mio nonno aveva fatto costruire questa villa meravigliosa ad Ansedonia dove io ho passato gran parte della mia vita e della mia infanzia. Per lui Ansedonia era il posto dove poter creare aveva la sua torretta- studio dove si rintanava -gran parte della giornata per scrivere e dipingere…amava il mare

Giovedì la pellicola sarà proiettata a Roma, come vivete il momento, a livello emozionale, come famiglia? È vederlo rivivere un po’, questo nonno regista?

Molto emozionati e anche felici che si dia uno spazio al mio nonno regista grande maestro del cinema italiano di inchiesta.

Ad oggi pensa che tutta questa parte di maremma, possa ancora ispirare grandi registi com’era suo nonno? Ci sono a suo avviso opportunità per il cinema la cultura?

Assolutamente, infatti moltissimi artisti hanno fatto la stessa scelta di avere una casa in questa terra- ancora selvaggia- a tratti con il suo mare stupendo le sue campagne e il suo buonissimo profumo…Purtroppo ancora poche opportunità per la gente del posto. Infatti Per dare fiato al loro pensiero con vari artisti di zona abbiamo creato un’associazione culturale che ci sta dando grandi soddisfazioni.

Come si chiama questa associazione a cui avete dato vita?

Si chiama Corrente Alternata.

Un nome ambizioso, avete già fatto qualche iniziativa?

Abbiamo esposto delle opere pittoriche alla torre di Capalbio E prossimamente al Gustatus di Orbetello avremo uno spazio dedicato a noi.

E qualora vi venisse offerta l’opportunità, la fareste anche nei comuni del Lazio, che distano pochissimi chilometri, come Pescia romana Montalto di Castro?

Certamente!

Speriamo che succeda allora! un’ultima domanda…un aneddoto su suo nonno a cui si sente più legata?

Oh ne ho tanti… ma ricordo la sensazione di protezione e di stabilità che mi dava quando era in vita… sentivo che nulla mi poteva nuocere, avevamo un grande amore reciproco… mi manca la sua mano gigante che mi accarezzava e mi diceva Federichina cosa vuoi dipingere oggi? Oppure io sulle sue gambe nel suo studio che mi insegnava le regole della prospettiva e delle luci e le ombre ho ancora da qualche parte i disegni che facevamo insieme…

Dobbiamo inoltre aggiungere una piccola curiosità. Damiano Damiani era molto legato a Montalto di Castro dove non mancava occasione per venire ospite del suo grande amico marchese Giacinto Guglielmi. Amava mangiare cacciagione e, in particolare, gustare un’antichissima ricetta a base di cinghiale cotto “alla Enrico VIII”.