Dal 27 al 30 ottobre il Duomo accoglierà le spoglie della Maestra Santa che saranno traslate dalla sua “casa” di Santa Margherita. Alle 17 di giovedì è previsto l’arrivo in piazza Matteotti
TARQUINIA – Tutto pronto a Tarquinia per accogliere il ritorno dell’urna di Santa Lucia Filippini per le celebrazioni giubilari dei 350 anni dalla nascita.
Da giovedì 27 a domenica 30 ottobre le spoglie della Maestra Santa potranno essere venerate dai fedeli nel Duomo e un intenso programma di appuntamenti scandirà le giornate di fede e di festa.
Si comincia giovedì prossimo. Dalla cripta della chiesa cattedrale di Santa Margherita a Montefiascone, dove è conservata, l’urna giungerà a Tarquinia, in piazza Matteotti, alle ore 17.
Sarà accolta dall’abbraccio della sua città natale e dal saluto del sindaco Alessandro Giulivi. Quindi si formerà il corteo, accompagnato dalla Banda Musicale “Giacomo Setaccioli” sino al Duomo, dove l’Arcivescovo Mons. Fabio Fabene, Segretario della Congregazione per le Cause dei Santi, presiederà la messa. Alle 21 l’adorazione eucaristica.
L’indomani, venerdì 28 ottobre, il Duomo si riempirà dei bambini e dei ragazzi dell’istituto Santa Lucia Filippini della Città, che parteciperanno alla messa delle ore 10. Alle 18 sarà la volta degli ex alunni. Alle ore 21 si svolgerà un concerto polifonico, con la partecipazione del coro Arké di Civitavecchia, diretto dal maestro Giovanni Cernicchiaro.
In un’atmosfera di grande suggestione si alterneranno interventi musicali con la lettura di brani di Santa Lucia Filippini da parte di Rachele Giannini e Massimo Pierozzi. Sabato 29 le messe del pomeriggio, alle ore 18, e della sera, alle ore 21, saranno animate rispettivamente dal gruppo Scout e dalle comunità del cammino Neocatecumenale.
Sia venerdì che sabato sarà possibile pregare la liturgia delle ore e sostare in preghiera silenziosa durante tutta la giornata.
I vespri di venerdì e sabato, alle ore 17.30, saranno cantati in via eccezionale dalle monache benedettine della città.
Domenica 30 la grande celebrazione conclusiva: alle ore 10.30 il vescovo Gianrico Ruzza presiederà una solenne concelebrazione rallegrata dalla partecipazione di tre cori, la cappella musicale del Duomo, il coro Nova Schola Cantorum di Nepi e la Corale Santa Margherita di Montefiascone, diretti da Walter Rosatini; all’organo il Maestro Luca Purchiaroni e alle trombe Massimo Paffi e Francesco Bracci. È prevista la partecipazione di un gran numero di Maestre Pie Filippini, che in tutto il mondo continuano a diffondere il carisma della Santa tarquiniese.
LA STORIA
Le Scuole e l’istituto Maestre Pie Filippini hanno inizio nel 1692 con il card. Marco Antonio Barbarigo (Venezia 1640-Montefiascone 1706), vivono per due/tre brevi anni sotto la guida esperta di s. Rosa Venerini, si sviluppano e crescono con s. Lucia Filippini (Corneto-Tarquinia 1672 – Montefiascone 1732) e con le sue Maestre fino ad oggi. Arrivato a Montefiascone come cardinale vescovo delle diocesi di Montefiascone e Corneto nel 1687, il Barbarigo vede la situazione di povertà del territorio, materiale, culturale, spirituale, e inizia una grande opera di riforma con l’apertura, nel 1690, di un seminario per la formazione di sacerdoti e laici. Comprende però di dover pensare anche a quella parte preziosa della società che è il mondo femminile: c’è bisogno di una scuola, dove fanciulle e ragazze, fidanzate e madri possono ricevere una adeguata preparazione alla vita e godano del rispetto dovuto all’importanza della loro persona specialmente in seno alla famiglia.
Nel 1692 a Montefiascone, con l’aiuto di Rosa Venerini, apre appunto la prima Scuola Pia per le fanciulle del popolo, che vengono accolte in una stanza di un edificio ubicato in piazza S. Margherita, nel luogo dove poi sorgerà l’attuale Casa Madre delle Maestre Pie. Rosa e il Cardinale in breve tempo aprono altre Scuole nei paesi intorno al lago di Bolsena e a Corneto; il Barbarigo compera le case, sempre vicine alla chiesa parrocchiale, qualche piccolo appezzamento di terreno, le fornisce di arredamento, paga il vitto, perché non vuole che le Maestre per vivere siano costrette a chiedere aiuto alla popolazione. La scuola è gratuita, in dialogo con le famiglie, quasi a tempo pieno; vi si impara a leggere e a scrivere, e ci sono i libri; preghiera, canto e lavori manuali, tra i quali il ricamo e la tessitura, si alternano nella attività della giornata. L’ideale educativo è la formazione integrale di ogni persona. Per le fidanzate il Barbarigo organizza corsi di preparazione alla vita matrimoniale, per le “poverelle” compra la canapa perché possano prepararsi il corredo. Le Maestre vengono denominate “del Barbarigo”, il quale lascia a voce le Regole di vita; Lucia Filippini dirige l’opera ed è guida per le future insegnanti, le ragazze che seguono il suo esempio. Lucia chiamava tutto questo “la carità delle Scuole”.
Nella Diocesi di Montefiascone, dove la famiglia delle Maestre Pie Filippini ha avuto inizio, le Scuole hanno superato momenti di difficoltà, in particolare dopo l’Unità d’Italia quando i Municipi intendevano assumere la responsabilità dell’insegnamento anche femminile; ben presto furono riconosciute di natura laicale, perciò esenti dalle Leggi di soppressione. Dopo il 1877 le maestre cominciarono a conseguire i diplomi statali necessari per l’insegnamento e in seguito diverse tra loro si sono inserite stabilmente nelle stesse scuole pubbliche. Nel 1919 furono dichiarate soggette alle Leggi sull’istruzione pubblica; nel 1936 le loro scuole furono riconosciute Parificate e nel 2001 Paritarie. Nel 2005 si è formato l’Istituto Paritario Comprensivo con Scuole dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di I grado che coordina e dirige anche l’attività che si svolge nelle sedi decentrate di Capodimonte e di Ischia di Castro.
Il patrimonio librario
La biblioteca conta circa 12.000 libri e riviste. La parte più apprezzabile è rappresentata da circa 300 volumi antichi, molti dei quali risalgono agli anni in cui vissero e operarono il card. Barbarigo e Lucia Filippini. I libri rivestono particolare importanza per comprendere la formazione umana e spirituale che fu la scintilla carismatica che li spinse a fondare e a guidare santamente le Scuole Pie delle fanciulle nella diocesi di Montefiascone e Corneto. È stato ricordato come il Cardinale dotasse ogni Scuola di una piccola biblioteca, ma fu quella di Montefiascone ad essere più fornita, ed è quella che oggi conserva anche il materiale ritrovato nelle altre case della diocesi. Oltre ai testi di vari autori, in particolare Gesuiti, vi si trovano numerosi classici tra cui le meditazioni di Carlo Borromeo, del Bellarmino, di Francesco di Sales, di Ignazio di Loyola, di Alfonso Maria de’ Liguori, di Filippo Neri, di Gregorio Barbarigo… Le Maestre, adeguandosi alle esigenze dei tempi, hanno continuato e continuano ad arricchire la biblioteca di nuovi volumi per la loro formazione spirituale, teologica e professionale e per quanti chiedono di conoscere o di approfondire un aspetto particolare della storia del territorio.
La sede dell’Istituto.
La prima sede stabile delle Maestre Pie Filippini fu la casetta, presa in enfiteusi dall’Ospizio dei Pellegrini nel 1704, posta all’angolo di Piazza S. Margherita, proprio di fronte allo stesso Ospizio. Lì vennero anche ospitate le donne che si recarono in pellegrinaggio a Roma nel Giubileo del 1700. Nel corso del tempo gli edifici posti di fianco, comperati di volta in volta dal Barbarigo e poi dalle Maestre per poter accogliere un numero sempre maggiore di scolare, hanno subito diversi rimaneggiamenti, ma sono restati di proprietà delle Maestre che vi hanno mantenuto la loro Casa Madre. Sull’esterno del muro prospiciente il Palazzo vescovile, nel 1930, anno della canonizzazione di s. Lucia, è stata posta una targa in corrispondenza di quella che fu la stanza dove la Santa morì. Da anni è stata trasformata in cappella e ampliata occupando anche i locali che furono la sede della prima Scuola. La pala dell’altare, pregiato bassorilievo in bronzo dorato di Dante Ruffini, rappresenta santa Lucia, bambini e angeli ai piedi di un grande Crocifisso; nella parete interna della stanza della santa un altro bassorilievo in bronzo, opera di Laura Ruffini, ne rappresenta il transito.
La Casa Madre è centro anche per le Maestre Pie che oggi operano in varie parti del mondo; la loro prima Scuola fu aperta nel 1707, un anno dopo la morte del Barbarigo, quando s. Lucia fu chiamata a Roma da Clemente XI. Il Papa volle Scuole come quelle della diocesi e assegnò loro come Superiore e Protettore il suo Elemosiniere; a Montefiascone i Superiori, fino al Vaticano II, furono i vescovi successori. La storia dei due Istituti, Diocesano e Pontificio, fratelli e molto simili, è stata caratterizzata da questi inizi e dal normale dipanarsi della vita, nella quale gioie e dolori, spese e debiti, apertura o chiusura delle Scuole, formazione delle novizie e oblazioni religiose, avvicendamenti delle Superiore, tutto si è svolto in luoghi e momenti diversi, come accade nelle buone famiglie, dove ogni figlio prende una sua strada ma rimane attaccato, con intelligenza e cuore, alle comuni radici.
La cripta di S. Lucia Filippini
Sul retro della chiesa di Santa Margherita, un portale con arco ogivale tipicamente trecentesco permette l’ingresso alla cripta, che presenta un impianto architettonico assai severo, il cui progetto è attribuito al Bramante. Una serie di otto archi a tutto sesto racchiude lo spazio centrale circolare dominato dall’altare maggiore, sotto il quale è custodito il corpo incorrotto della Santa, decorato lateralmente con due altorilievi marmorei, dello scultore cremonese Dante Ruffini, che ritraggono Santa Lucia che insegna (a destra) e Il cardinale Barbarigo che le porge il crocifisso a sinistra. Le pareti perimetrali sono scandite da nicchie entro le quali è stata collocata una Via Crucis costituita da tredici gruppi scultorei in terracotta, opera del maestro Mario Vinci. Una di queste accoglie il sepolcro del cardinal Marco Antonio Barbarigo fondatore del seminario di Montefiascone e dell’istituto delle Maestre Pie. Altre tre nicchie contengono le sepolture di mons. Giovanni Rosi, di mons. Tommaso Leonetti e di mons. Luigi Boccadoro che dopo aver fatto eseguire imponenti interventi di valorizzazione, nel 1962 consacrò a S. Lucia quella cripta che per secoli era stata messa in ombra dalla sovrastante cattedrale.