di Cristina Volpe Rinonapoli
ROMA – Si è svolta a Roma, al CAE – città dell’altra economia, l’edizione autunnale del VAN- Vignaioli Artigiani Naturali-2022 come da tradizione, dopo la tappa veronese degli aVANguardisti.
Una tre giorni dal 5 al 7 novembre che ha ospitato 43 banchi da tutta Italia, una fiera indipendente, in grado di offrire non solo gusto e sapore ma un vero e proprio percorso geografico e storico lungo tutto lo stivale. La filosofia è la stessa di sempre: base biologica, cultura biodinamica in continua fermentazione spontanea.
“La convinzione ispiratrice è che il vino continui ad essere quella risorsa alimentare corroborante e salutare come è stata conosciuta nei secoli, e non debba essere ridotto a una sorta di bevanda, alterandone e correggendone sistematicamente i costituenti. Nella nostra pratica quotidiana il vino naturale è: un vino integro e vitale perché è ottenuto da uve da agricoltura biologica o biodinamica, anche autocertificata” ci spiegano gli organizzatori, precisando che alla base di tutto esiste non solo un’associazione, ma un vero e proprio cartello di vignaioli che oltre che produrre vini in modo naturale, ambiscono a tramandare saperi antichi, tanto quanto le fasi lunari che influenzano non solo le maree ma la terra stessa, ed in questo caso nel vero senso della parola, il terroir qui fa da padrone, si cerca, infatti, di minimizzare ai massimi sistemi l’intervento dell’uomo soprattutto per quel che concerne l’uso di chimica, additivi e colture intensive.
Rispetto alle cantine, la nostra selezione, frutto di assaggi casuali, perché anche a noi è piaciuto affidarci, così come i vini proposti ad un percorso “non convenzionale”:
La cantina Cirò: Tenuta del Conte Cirò, siamo in Calabria, racchiude tutta la bellezza mediterranea: si affaccia sulle profondità del mar Jonio e ha alle spalle le altezze della Sila. È l’azienda della famiglia Parrilla, da quattro generazioni viticoltori a Cirò. Mariangela, Giuseppe e Caterina hanno raccolto le eredità del padre Francesco: quindici ettari di vigna. Dal 2010 i vigneti sono condotti secondo il regime dell’agricoltura biologica, una scelta irrinunciabile per preservare l’equilibrio ambientale.
La vitalità del suolo si eleva nel vino attraverso le fermentazioni spontanee, grazie a uve sane e alla cura meticolosa in tutte le fasi di vinificazione. L’anno 2011 rappresenta un punto di svolta per Tenuta del Conte: a partire da quella vendemmia, Mariangela, grazie al confronto costante con i vignaioli cirotani, raggiunge la totale autonomia come produttrice artigiana escludendo quell’enologia che vanificava l’intenso lavoro in campagna.
Per la cantina Cirò, abbiamo degustato:
il “Cirò Bianco 2021” prezzo alla vendita 16 euro, realizzato con uve Greco Bianco in purezza. Il sorso è fresco, vibrante e agile, con una piacevole persistenza salata che rende il sorso semplice e beverino, accompagnato da note di bergamotto, erbe aromatiche e ventate saline. Vino biologico e artigianale. In vigna si seguono i dettami dell’agricoltura biologica, intervenendo solo con piccole dosi di rame e zolfo, mentre in cantina si prosegue con pressatura soffice delle uve seguita da fermentazione alcolica spontanea e affinamento in acciaio per 12 mesi. In abbinamento con pesce, pasta al forno in bianco e fritture.
Ed il “Diversamente 2018” prezzo indicato 16. 50, uvaggio 100% Greco Bianco. macerato sulle bucce del litorale jonico dal timbro schietto, vivo e genuino, frutto di un lungo affinamento di 2 anni in acciaio. Rivela un sorso ampio, ricco e carnoso, con un profilo tipicamente mediterraneo e un piacevole grip tannico, accompagnato da un bouquet di fiori di zagara, pesca, buccia di agrumi e una persistente e piacevole nota iodata. Vino biologico e artigianale da abbinare con formaggi freschi e poco stagionati o pesce.
Dalla Calabria ci siamo spostati in Liguria per conoscere l’azienda agricola “Terre della Luna” – presente alla tre giorni come ospite- completamente aderente allo spirito dei Van, la Terra della Luna, infatti, è un’azienda agricola nata nel 2006 a Ortonovo (SP) che coltiva le sue uve sui colli di Luni, nel terreno del “Pezzo Grande”, già rinomato sin dall’800 per il vino “Bianc Bon” della famiglia carrarese Fabbricotti. Nella conca formata dall’ incontro fra le colline toscane e liguri, caratterizzate dall’argilla grigia presente ad un metro di profondità, si crea un microclima ideale per lo sviluppo di uve e di vino dai profumi intensi e dal gusto armonioso. Terra della Luna è stata costruita interamente con materiali bioedili e grazie all’impianto fotovoltaico vuole raggiungere le zero emissioni di anidride carbonica.
Ovviamente questi principi si rispecchiano nella cantina e nel suo vino: Terra della Luna si impegna a non utilizzare pesticidi, concimi chimici e diserbanti sistemici e a limitare al minimo i coadiuvanti e i lieviti selezionati, lavorando sempre nel massimo rispetto della natura per offrire vini di alta qualità. Abbiamo degustato dell’azienda ligure “Vignali di luna 2011” Shiraz. Un connubio affinato successivamente in tonneau di rovere francese per 15 mesi. Un successivo affinamento avviene in bottiglia per 24 mesi. Colore rosso porpora che denota la natura strutturata di questo vino (oltre 3500 polifenoli). Profumo intenso di frutti di bosco, resina, pepe. In bocca si presente di grande struttura e un tannino equilibrato che rendono la bevuta piena e persistente. Si abbina con arrosti e tagliate di carne, cacciagione e carni saporite in genere.
Continuiamo il nostro percorso in una delle regioni che dal punto di vista della produzione enologica ha molto da dire: La Toscana.
“Azienda agricola la Busattina” all’estremo sud della Toscana, posta tra il Monte Amiata ed il mare, a 500 m/slm, gode dei benefici influssi climatici sia del mare che della montagna. L’azienda si estende su 25 ettari di cui 10 sono di bosco, 4,5 di vigneti, 1 di oliveto, 9 tra pascoli e seminativi. I vigneti godono di un’esposizione sud-est, su terreni arenacei con un’escursione termica giorno/notte, dovuta all’altitudine, che permette di ottenere vini profumati e minerali. ”Dal 1990 pratichiamo il metodo di agricoltura biologica, recuperando un’azienda abbandonata da molti anni. Dal 1998 siamo passati al metodo di agricoltura biodinamica ottenendo il marchio Demeter. Non utilizziamo concimi nel vigneto ma solo sovesci e distribuzione di preparati biodinamici. Per la difesa della vite dalle malattie fungine, adoperiamo esclusivamente zolfo puro e rame in piccole quantità. Durante il processo di vinificazione le qualità dell’uva e del terreno vengono esaltate da pratiche che escludono l’uso di lieviti selezionati, senza controllo della temperatura o refrigerazione, con una lunga macerazione delle uve, in una antica cantina in pietra.” Ci raccontano. A loro abbiamo chiesto un calice di rosè .
“La Busattina Rosato San Giovese 2020” prezzo alla vendita intorno i 16 euro. prodotto da uve biodinamiche 100% Sangiovese, In Vigna Emilio Falcione utilizza in modo molto limitato solo rame e zolfo.Al sorso mora, fragola, frutti di bosco, un bouquet che si apre senza timidezze. Acciaio e 20 30 giorni di macerazione sulle bucce in bottiglia.
Sempre di questa fantastica regione scopriamo l’azienda “Podere Fornace Prima “
L’azienda agricola si trova in Toscana a metà strada fra i comuni di Cerreto Guidi e Vinci con vigneti in entrambi i comuni.La superficie dei vigneti è di 5 ettari con età che vanno da 5 a 60 anni. I vitigni presenti sono principalmente Sangiovese (80%) Trebbiano (15%), Canaiolo e Malvasia nera 5% e sono situati ad un’altezza di circa 150 m/slm. La produzione di vino varia fra 270/300 HL. Fin dalla sua nascita e da oltre mezzo secolo l’azienda opera secondo principi legati alla sana tradizione contadina.
“Seguiamo attentamente le fasi lunari per ogni operazione manuale sulle piante. Utilizziamo piccole dosi di rame e zolfo, per aiutare la pianta a difendersi dai parassiti, sostanze che non si ritrovano nel vino e tanto meno nel terreno.” Dicono di loro, la proposta in degustazione è :
“Il Cavaliere” San Giovese 2017 prezzo alla vendita circa 15 euro, vendemmia tardiva affinato in acciaio non viene filtrato né chiarificato, La magia di un vino sano e curato nei dettagli si esprime in questo Cavaliere prodotto con uva Sangiovese in purezza. I profumi di sottobosco trovano conferma nel gusto con piacevoli sensazioni affumicate che persistono a lungo dopo il sorso. Ottimo con carni arrosto e alla brace.
Ormai abbiamo preso dimestichezza e passeggiamo per lo stivale, andando da Nord a Sud, siamo in Lombardia e conosciamo “Vigne del Pellagrosso” L’idea concreta di iniziare a fare vino prende piede nel 2011 quando riescono ad avere in gestione una piccola vigna di 7 filari composta da vecchissime viti a bacca bianca e nera. Abbandonata da anni dagli uomini e da Dio, dopo una pesante potatura, decidiamo di evitare qualsiasi trattamento. Così nel 2012, nella corte più antica del paese (anch’essa in stato di abbandono), nasce il nostro primo vino. Questa azienda ha una storia particolare da raccontarci ed infatti gliela chiediamo:
Perché Pellagroso?
“In questa stessa corte, nel 1800, veniva stampato “Il Pellagroso”.. Giornale popolare, amministrativo e politico che ha registrato i disagi economico-sociali di un’epoca in cui le condizioni di vita dei contadini erano dure, ma dove era viva la volontà di battersi per un futuro più umano e giusto. Giornale di protesta, scomodo a molti, senza peli sulla lingua. “Il Pellagroso” lottava per imporre un nuovo modo di fare agricoltura, di vivere. Da qui il nome Vigne del Pellagroso”.
Degustiamo “Vigna Santa Maria” 2020 prezzo alla vendita circa 25 euro Blend di uve bianche: Malvasia di Candia, Trebbiano e Tocai provenienti da una piccola vigna di 65 anni. Di un bel giallo carico, molto aromatico e complesso. Sentori di pesca, acacia, lavanda e gelsomino. In bocca è fresco, minerale e fruttato.
Fra Nord e Sud è tempo di restare nella regione ospitante la tre giorni, siamo nel lazio e conosciamo i ragazzi dell’azienda “Aurete” che sono qui come ospiti, L’azienda agricola biodinamica Aurete nasce nel 2016 dalla passione di tre amici per il vino artigianale naturale e dalla volontà di portare alla ribalta il territorio di Esperia, caratterizzato da una tradizione vitivinicola millenaria e con una storia geologica unica.
“Crediamo in un’agricoltura sostenibile, che rispetta l’ambiente e ne asseconda i ritmi e i cicli naturali, riconciliando l’uomo con sé stesso. Produciamo vini naturali da agricoltura biologica e biodinamica. Nella vinificazione giochiamo in sottrazione: fermentazioni spontanee, lunghe macerazioni, affinamento in anfora.I nostri vini sono specchio dell’annata, degli umori della nostra terra, riflesso della conduzione agronomica e dell’amore per ogni singola pianta che ha una sua individualità e caratteristiche peculiari.”
Ci soffermiamo con loro per l’affinamento in anfora che ha reso noto il grande Gravner, facendoglielo presente sorridono ed essendo una giovane azienda la vivono giustamente come un bell’augurio. Di loro assaggiamo “Raptor” i vini ricalcano i nomi di dinosauri poiché nel territorio dove sono le vigne si trovano ancora le orme, vitigno autoctono a bacca rossa il Raspato Nero, ha una fermentazione spontanea e viene macerato in anfora di artenova, svinatura, pressatura, batonage periodici durante l ‘affinamento in anfora.
Restando sempre nel centro andiamo nelle Marche per conoscere l’azienda “Solo Buon Vino”
“SoloBuonVino nasce dal desiderio di darci e dare ai nostri figli una vita professionale diversa da quella avuta; dove abbiamo trascorso troppo tempo di fronte a un computer, in automobile, in alberghi dove non vorremmo più albergare, in ristoranti dove non vorremmo più ristorarci. Perché non è mai troppo tardi dar vita a progetti coraggiosi ma senza ambizioni.”
Traguardi ambiziosi per questa azienda che ha più di un sogno in mezzo alle vigne. Ubicata fra Pesaro, Urbino e Fano, appena sopra le colline che si affacciano sull’Adriatico 6,7 ettari vitati condotti da 25 anni di biologico. In assaggio “ Il Garbino” rifermentato in bianchello..qualche descrizione? “Il vino serve per stare leggeri per divertirsi, qui arriva un vento dalla Libia che noi chiamiamo “fuori di testa!” ci sorridono, vini naturali ok, ma addio alla prosopopea, alla terminologia, ci invitano a bere e stare allegri.
E con questa cantina chiudiamo il nostro giro, anche se vorremmo degustarli un pochino tutti, perché non è solo bere, ma andare avanti ed indietro nel tempo, nelle tradizioni, nel territorio, nella storia della fatica contadina che sembra battere i pugni sul tavolo della Storia e dire al mondo: io ci sono e si fa secondo il mio metodo in barba alla modernità!