Accolte le parti civili che hanno chiamato in causa, per il risarcimento, anche la società che gestiva la struttura
CIVITAVECCHIA – Si è tenuta questa mattina l’udienza preliminare, davanti al Gup Paola Petti, del procedimento penale relativo ai maltrattamenti aggravati avvenuti nella Rsa «Santa Marinella».
Dei numerosi indagati iniziali si è proceduti al rinvio a giudizio per soli tre dipendenti.
Alla sbarra quindi Rosa Pilar Roxana Carrion, Giorgio Coccia e Alessandro Pisu imputati a vario titolo in concorso tra loro di maltrattamenti a danno degli anziani ospiti, sequestro di persona e falso ideologico.
Diverse le parti offese. Tutti i familiari di quelle persone immortalate dalle telecamere nascoste posizionate dai carabinieri che hanno subito violente e coercizioni.
L’avvocato Lorenzo Mereu, che rappresenta una delle persone offese che si è costituita parte civile, ha chiesto che il gup autorizzi la citazione del responsabile civile. In pratica, è stato chiesto al Tribunale di includere nel giudizio il datore di lavoro delle persone imputate, affinché risponda personalmente dei danni arrecati al proprio assistito.
Dopo una breve camera di consiglio la richiesta è stata accolta e anche la società che gestiva la struttura sarà chiamata a rispondere in solido in caso di condanna.
Le indagini partirono dopo una denuncia presentata presso il comando stazione dei Carabinieri, dai familiari di un degente.
I militari della stazione di Santa Marinella e del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia, dopo aver attenzionato le attività all’interno della struttura con telecamere nascoste, hanno sequestrato e analizzato le cartelle cliniche dei pazienti.
Le investigazioni svolte, hanno permesso di accertare che gli indagati erano soliti lasciare gli anziani in stato di abbandono all’interno della sala ricreazione e delle camere di degenza, alimentavano gli ospiti con l’uso di siringhe contenenti cibo frullato che veniva spinto con violenza nella loro bocca, somministravano agli anziani benzodiazepine e antipsicotici al di fuori delle prescrizioni mediche, li tenevano legati ai letti immobilizzandoli con le lenzuola, costringendoli a condizioni di vita penose.
Presunzione di innocenza
Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.
©RIPRODUZIONE RISERVATA