Civitavecchia Porto – Molo Vespucci, l’ennesimo caso di corruzione a Gaeta spinge Musolino a cambiare tutto

Sul registro degli indagati sono finiti l’imprenditore Amato e i funzionari Guinderi e Ciccolella. Sul precedente caso di corruzione legato alla Star Service il numero uno di Molo Vespucci ha scritto una lunga nota trasmessa alla Procura della Repubblica di Cassino e Santa Maria Capua Vetere

CIVITAVECCHIA – L’ennesimo caso di corruzione scoperto dalla Guardia di Finanza di Formia ha mandato su tutte le furie il presidente dell’AdSP del Mar Tirreno Centro Settentrionale, Pino Musolino.

Sarà completamente rimodulata la sede distaccata di Gaeta che il precedente presidente, Francesco Maria di Majo, aveva lasciato in balia di Lucio Pavone, funzionario ora rimosso accusato di averla utilizzata per scopi contrari al proprio dovere d’ufficio.

Lucio Pavone è con un piede fuori dall’ente. Per lui il licenziamento sembra ormai inevitabile. Ieri l’ultima tegola. Questa volta l’imprenditore coinvolto è di Minturno, Carlo Amato che, secondo gli inquirenti, avrebbe partecipato al bando per il restyling della darsena dei pescatori a Gaeta con almeno sette società a lui variamente riconducibili.

Una gara a cui hanno partecipato 12 imprese in totale. Il nome di Carlo Amato rende «importante» l’avviso di conclusione di indagine notificato dalla Guardia di Finanza al
costruttore e a due funzionari dell’Autorità Portuale di Gaeta che rispondono a vario titolo di corruzione relativa all’appalto per quella darsena. Sul 415 Bis consegnato ai diretti interessati e agli avvocati della difesa viene richiamata la lcem di Amato, una delle sue società, già colpita da interdittiva antimafia; si tratta, peraltro, della società attorno alla quale ruota un’altra inchiesta denominata «Portobello». I fatti per i quali procede la Procura di Cassino sarebbero avvenuti tra il 2021 e il 2022 e rientrano nelle verifiche effettuate dagli uomini del tenente colonnello Luigi Galluccio (nella foto) in materia di controllo sulla spesa pubblica, in specie l’appalto per la messa in sicurezza di una parte dell’area portuale di Gaeta.

Secondo quanto riportato nel capo di imputazione i tre indagati per concorso in corruzione si sarebbero accordati per l’assegnazione dell’appalto da 103mila euro inerente il progetto di «manutenzione straordinaria della pavimentazione della Banchina di Riva della darsena dei pescherecci» a Gaeta.

I due funzionari, Guido Guinderi e Salvatore Ciccolella sono accusati di aver ricevuto da Carlo Amato «tangenti e regalie in cambio dell’aggiudicazione dell’appalto».

Secondo gli investigatori, siccome Amato si ritrovava una interdittiva antimafia a carico della Icem, «aveva provveduto ad intestare fittiziamente a parenti e/o prestanome le varie società, pur di poter partecipare ugualmente ai bandi».

L’Autorità Portuale è individuata quale parte offesa perché i funzionari hanno agito per utilità propria e personale. Resta da capire quale sarà adesso la linea difensiva dei due dipendenti, assistiti dagli avvocati Vincenzo e Matteo Macari, nonché quale sarà la versione di Carlo Amato, rappresentato dall’avvocato Pasquale Cardillo Cupo.

I due funzionari indagati per questo filone della corruzione hanno una storia recente perlomeno curiosa. Guinderi non lavora più a Gaeta, è stato trasferito a Civitavecchia perché indagato in altro procedimento della DDA di Napoli che ha delegato quella di Santa Maria Capua Vetere per fatti relativi a concessioni nello spazio portuale di Gaeta dati alla Star Service.

Il geometra Salvatore Ciccolella invece era stato applicato presso un Comune del sud pontino ed è rientrato negli uffici portuali da una settimana.

La precedente vicenda legata alla corruzione di Pavone e Guinderi da parte della Star Service ha avuto ulteriori sviluppi. L’allora presidente di Molo Vespucci, Francesco Maria di Majo, fu invitato dagli uffici di controllo interni a segnalare alla Procura della Repubblica di Cassino la dichiarazione mendace e falsa della Star Service che non fece presente di essere oggetto di indagini della DDA di Napoli. Quella PEC alla Procura di Cassino, anche se spedita, non arrivò mai a destinazione. Il messaggio di errore nell’invio non fu notato e quindi non tenuto in considerazione dagli uffici di Molo Vespucci. Nonostante questo però di Majo autorizzò la concessione. Solo una ventina di giorni fa, il neo presidente Pino Musolino, venuto a conoscenza di questo errore informatico e sulla negligenza dei propri uffici ha provveduto ad inoltrare una nuova segnalazione alla Procura di Cassino e di Santa Maria Capua Vetere che tra le altre cose, stanno verificando come mai il suo predecessore avrebbe firmato delle concessioni 24 ore prima di terminare il proprio mandato.

Inchiesta destinata ad allargarsi perché gli investigatori vogliono capire come mai Lucio Pavone sia stato investito di così tante responsabilità e con delega al controllo assoluto della sede distaccata di Gaeta.