“Io non sono stato rapito, minacciato con un’arma né tantomeno ho sporto mai denuncia nei confronti di qualcuno”
LATINA – Riceviamo e pubblichiamo la lettera firmata da Pierpaolo Tomaino sulla vicenda che ancora oggi costringe Luciano Iannotta ad una misura restrittiva della libertà personale. Una vicenda che appare sempre più ingarbugliata e ricca di colpi di scena.
Una matassa non facile da districare sia per la magistratura che per i legali dei diretti interessati: “Egregio direttore della testata giornalistica Etruria News. Ho appreso da qualche giorno che avete pubblicato un articolo per la vicenda IANNOTTA di un aspetto che riguarda anche la mia persona nel processo Dirty Glass.
Visto che non sono mai chiamato, né interrogato e neanche la Squadra Mobile di Latina mi ha indicato come testimone in questo processo, quindi mi sembra di capire che a nessuno interessa la mia deposizione, a distanza di quasi 5 anni vedo che questa vicenda è ancora viva per accusare persone di alcune cose che non sono mai accadute.
Volevo pertanto anche io chiarire la vicenda circa la mia posizione relativa ai fatti avvenuti il 14 maggio 2018: io Pierpaolo Tomaino posso confermare quanto già pubblicato a mezzo stampa dal signor Fabio Zambelli, anche io sono salito in macchina di Iannotta di mia spontanea volontà recandoci alla ricerca di questi fantomatici truffatori, una volta giunti agli indirizzi che disponevamo, ci siamo resi conto che anch’essi erano falsi, quindi siamo andati a Sonnino dove Iannotta aveva tutta la documentazione del fantomatico appalto, per cercare di capire tutti insieme, cosa sia accaduto, anche perché io in data 10 maggio 2018, giorno in cui sarebbe avvenuta questa vicenda presso la Corte dei Conti, non mi trovavo in Italia ma bensì in Spagna, quindi ero totalmente ignaro dell’accaduto.
Ricordo bene che Iannotta ci chiese di recarci a Sonnino perché voleva capire cosa era successo, in quanto mi disse Luciano personalmente che Altomare (nella foto) aveva gestito tutto lui, dicendoci che conosceva bene tutti da anni, dai tempi in cui lui era nelle segreterie politiche e gli disse anche che conosceva perfettamente un presidente ma non sapeva quale, che il giorno 10 maggio 2018 famoso lo avrebbe dovuto anche incontrare presso la Corte dei Conti, il quale lo pressava per far concludere questo affare, e purtroppo di questa cosa lui (Luciano) non se ne era proprio occupato perché aveva molto da fare nell’impresa quindi aveva lasciato fare tutto ad Altomare, fidandosi.
Alla fine Luciano Iannotta mi disse che non appena venuto a conoscenza della truffa, magicamente l’Altomare non conosceva più nessuno, giustificandosi solamente che aveva millantato.
Quindi come dicevo già prima, oltre ad essere salito volontariamente in macchina, una volta giunti a Sonnino, quando sono sceso dall’auto di Altomare la prima cosa che ha fatto mi ha preso a schiaffi, cosa che ha fatto riflettere Iannotta che era pienamente coinvolto nella vicenda, inoltre VOGLIO PRECISARE che non siamo mai stati sequestrati, era uno spazio aperto e potevamo andare via quando volevamo e io non sono mai stato minacciato da nessuna arma.
Avendo anche appreso del coinvolgimento del figlio di Luciano, Thomas Iannotta in questa vicenda, a differenza di quanto asserito dalla Squadra Mobile, il ragazzo non ha mai portato nessuna arma ma solamente una CARTELLINA enorme piena di documenti di questo fantomatico appalto.
Preciso che a Sonnino non siamo stati più di un’ora circa e Iannotta Luciano dopo la discussione anche se animata, ci ha riaccompagnato alla stazione dei treni per andare a Roma, io una volta giunto a Roma come si evince anche dalle intercettazioni sono andato con degli amici in un locale a passare una serata tranquilla. Preciso che per questa vicenda non ho mai fatto nessuna querela, non sono mai stato chiamato dalla Polizia, né dalla Procura.
In fede
Pierpaolo Tomaino”