Diritti calpestati e non difesi dei giornalisti della Tuscia, ma anche di Frosinone e Latina. Qual è la funzione del sindacato (Asr) che in otto anni ha perso il 28% degli iscritti? Bella domanda
ROMA – Riceviamo e pubblichiamo: Quanto valgono il lavoro e la dignità professionale di un giornalista? Quanto valgono l’esperienza e l’impegno di conciliare i pesanti impegni professionali e familiari di una giornalista? Secondo l’attuale dirigenza dell’Associazione Stampa Romana questi valori hanno un costo di “svendita” di 50 euro.
Tale è la cifra che è stata corrisposta, con una conciliazione firmata da Stampa Romana (nella foto Lazzaro Pappagallo) per un condono tombale di ogni pretesa economica verso l’azienda, alle colleghe e ai colleghi della Tuscia che dal 1° gennaio hanno perso il posto di lavoro nel Gruppo Corriere.
A questo fatto si aggiunge una circostanza simile. Una nuova conciliazione tombale, per un corrispettivo di cento euro lordi, sui diritti vantati nei confronti dell’azienda editrice dei quotidiani Latina Oggi e Ciociaria Oggi ha investito colleghe e colleghi di Frosinone e viene ora proposta a quelli di Latina.
In quest’ultima circostanza, inoltre, un’altra grave svendita dei diritti di giornaliste e giornalisti è stata rappresentata dalla dichiarata indisponibilità dell’Associazione Stampa Romana ad assisterli nel ruolo di conciliatrice. Ciò ha permesso all’azienda di proporre questo delicato compito a un altro sindacato, la Uil, che non rappresenta la nostra categoria professionale ma che è già intervenuto a Frosinone e si appresta a farlo a Latina.
Viene da chiedersi a cosa possa servire a colleghe e colleghi, allora, iscriversi al proprio sindacato regionale di riferimento professionale. Se lo saranno probabilmente chiesto anche le migliaia di giornaliste e giornalisti che hanno deciso di non rinnovare la tessera dell’Associazione Stampa Romana: negli ultimi otto anni, il nostro sindacato regionale ha perso il 28% dei propri iscritti, passando dai 4.029 del 2014 ai 2.892 dell’ultima rilevazione.
Otto anni in cui Stampa Romana ha svolto il ruolo di azienda di formazione e passato il proprio tempo ad attaccare tutti gli altri enti della nostra categoria, solo perché ritenuti politicamente non “coerenti” con la propria coalizione di componenti sindacali di governo. Otto anni in cui giornalisti e giornaliste del Lazio, specialmente se appartenenti alle realtà territoriali più distanti da Roma, sono stati lasciati al loro destino, come quello che ora attende colleghe e colleghi della Tuscia, di Latina e di Frosinone. Otto anni in cui sui diritti del lavoro, specialmente se precario, la dirigenza di Stampa Romana ha solo enunciato slogan e svolto iniziative di mera propaganda.
Le giornaliste e i giornalisti di Controcorrente Lazio dicono con forza no alla svendita dei diritti per pochi euro e alla cessione delle prerogative sindacali ad altre rappresentanze. Vogliamo che Stampa Romana chiuda questa stagione e riprenda il suo ruolo di protagonista nella difesa del lavoro giornalistico nel Lazio. E lo faccia senza contrapposizioni, bensì in collaborazione con tutti gli enti della nostra categoria, per costruire un modello di welfare integrato in grado di sostenere il lavoro giornalistico, specialmente se precario, nei momenti di bisogno.