MARTA – “Assolta perché il fatto non sussiste” questa è la frase pronunciata dal Tribunale di Viterbo accostata al nome della ex sindaca di Marta , Lucia Catanesi.
Sette anni di fango da quel 2016 quando la Procura aprì prima l’inchiesta e poi mise sotto sequestro il porto di Marta. Sigilli “politici” a quella banchina di 270 metri. Chi fece le indagini aveva pensato, sbagliando, che quei lavori fossero stati realizzati come opera idraulica e non come zona portuale.
Lavori di ristrutturazione e ampliamento finanziati dalla Regione Lazio con fondi europei. Inizialmente gli indagati erano otto, ma per cinque la posizione fu archiviata quasi subito.
Adesso l’incubo è finito anche per Maurizio Lacchini, l’ex sindaca Lucia Catanesi e il tecnico comunale Giacomo Scatarcia.
Nel frattempo il porto è andato alla malora e la città ha perso anni di prezioso sviluppo turistico.
Lo scorso 14 dicembre il procuratore Paolo Auriemma e il pm Michele Adragna, anche per il sostituto Massimiliano Siddi, avevano chiesto 9 mesi ciascuno per falso e abuso d’ufficio.
Questa inchiesta fu cavalcata dai specialisti del fango che misero fine alla “vita politica” della ex sindaca Lucia Catanesi che tornò a fare l’avvocato. Adesso potrà chiedere conto a qualcuno di quanto le è accaduto. I fanghisti, gli specialisti delle condanne e gogne pubbliche hanno deciso di dedicare poco spazio a questa notizia rispetto a quanto fatto nel corso di questi anni ma… bisogna avere karma. Ancora per qualche tempo. I giudici del Tribunale di Viterbo si sono dimostrati, per l’ennesima volta, persone non influenzabili e capaci di impartire lezioni di terzietà reale. Leggono le carte processuali e non attingono dalle pozzanghere che qualcuno, ad arte, mantiene sempre colme d’acqua sporca.