Ritorno alla normalità dopo il covid e grandissima presenza di sindaci e cittadini. Il solito trionfo di una tradizione finalmente ritrovata
GRADOLI – Il Pranzo del Purgatorio, evento che è quasi un’istituzione nel lembo di terra bagnato dal lago di Bolsena e circondato dai monti Volsini – scrive il Gambero Rosso -, a poche decine di chilometri da Viterbo, rappresenta un autentico punto di incontro tra religione, tradizione e gastronomia.
Un salto indietro nel tempo di quasi cinquecento anni per recuperare le origini di questa ricorrenza: nel XVI secolo, la Fratellanza del Purgatorio (che all’epoca ancora si chiamava Opera Pia per il Suffragio delle anime del Purgatorio) iniziò con l’organizzare questo evento per raccogliere fondi e altri beni di consumo per le sue attività di soccorso alle famiglie in difficoltà.
La tradizione col passare del tempo non si è andata perdendo, anzi si è consolidata ancor di più, tanto da diventare al giorno d’oggi un evento folkloristico e di costume al quale partecipano ospiti che arrivano da oltre i confini regionali. Tutti accolti e raccolti nella locale cantina Sociale.
Ma cos’è nello specifico il Pranzo del Purgatorio? Si tratta di un vero e proprio pranzo, condiviso da quasi duemila persone, che ha nell’attesa (ma non solo) una delle sue caratteristiche principali. Così come l’anima nel Purgatorio deve aspettare prima di essere purificata per guadagnarsi il Paradiso, a Gradoli i commensali sono protagonisti di un’attesa ben più terrena e materiale per poter mangiare e partecipare a questo rito ultra centenario.
E infatti il pranzo arriva a durare svariate ore (comprensibile, dato l’elevato numero di presenti e la mole di cibo da preparare), e nella sua aderenza alla tradizione conserva le caratteristiche che richiamano la sua origine. Su tutte? Il menu è lo stesso da sempre, e comprende pietanze con ingredienti tipici della zona, sia di terra che di lago (quello di Bolsena è davvero a un passo).
Fagioli del Purgatorio con olio novello. Minestra di riso con sugo di tinca (la cui ricetta è conosciuta solo dai cuochi che la preparano), per poi proseguire con luccio in umido, nasello fritto e baccalà lesso (600 chili di pesce per ognuna delle preparazioni!).
Come contorno si può attingere dai 250 chili di fagioli del territorio (detti proprio “del Purgatorio”, piccoli e bianchi, simili ai cannellini per il gusto delicato). Tutte le pietanze sono cucinate con il fuoco di cinquanta quintali di legna accesa dai fratelli fuochisti alle tre del mattino dello stesso giorno. Una particolarità? I commensali devono portarsi da casa pane e vino, requisito essenziale per godersi il lungo pranzo cucinato e servito dai confratelli – tutti rigorosamente uomini – vestiti con il tradizionale saio marrone, mantella viola, cappuccio e tamburino.
Oggi c’erano proprio tutti. Dal vescovo Piazza al comandante dei carabinieri. Dai sindaci di quasi tutti i 60 comuni della provincia di Viterbo ai neo consiglieri regionali e provinciali. C’erano amici. Tanti amici. Tutti a darsi battaglia a suon di racconti e risate. Ennesimo momento di grande ritrovo. Attilio Mancini, sindaco di Gradoli (citiamo solo lui per non dimenticare tutti gli altri) da gran padrone di casa ha reso la giornata ancor più bella. Ecco a voi qualche foto scattata oggi. Non mettiamo didascalie. Godetevi lo spettacolo.