Il grattacielo di Zinga come il caso Ustica: a Palazzo Valentini pronto il colpo di spugna di Gualtieri per fermare le toghe e salvare i burocrati accusati di corruzione
di Eliano Amando
ROMA – Il caso del grattacielo di Zingaretti è la Ustica del Partito Democratico, con abusi, depistaggi, artifizi e raggiri, bugie, giri di denaro, doppiogiochisti, poteri forti e fortissimi.
E’ questo quello che viene in mente leggendo la proposta di delibera di ratifica del Decreto Gualtieri già firmata dallo stesso sindaco il 21 febbraio e che domani, venerdì 24 febbraio, il Consiglio della Città metropolitana, eletto dai partiti e non dai cittadini con 19 seggi su 25 filo-Gualtieri grazie al meccanismo antidemocratico della legge Delrio, è chiamato ad approvare.
In questa vicenda non manca neppure il morto. Si tratta dell’operaio rumeno Remus Nicolae Achim rimasto ucciso il giorno di San Valentino del 2011 al dodicesimo piano del grattacielo-Ziqqurat in costruzione a folle velocità (i lavori sono continuati anche subito dopo la sua morte), sulla base del contratto preliminare firmato nel 2010 dal dirigente che impegnò la Provincia per 263 milioni senza ritenere opportuno andare dal notaio, operaio sul cui decesso sono state scritte pochissime righe, il cui nome è stato sostanzialmente ignorato dai politici nazionali e provincialmetropolitani oltre che dai media. Sarebbe interessante sapere che diceva la relazione dell’Ispettorato del Lavoro nel cantiere. Evidentemente forse per alcuni l’amore dei quattrini è più importante del rispetto della vita e della sicurezza dei lavoratori.
Su questo scandalo, che ha coinvolto e può ancora coinvolgere poteri forti, come banche straniere e loro potentissimi consulenti purosangue nonché banche italiane fallite che hanno fornito perfino pannelli antisbirciata e poteri fortissimi, come già segretari di partito, seguaci di correnti thailandesi, costruttori corruttori, dindaci di capitali vaste, scambisti di cubature protetti da ex ministri, da uffici atecnici e da soprintendenze narcologiche, autorità di poca vigilanza, procuratori a sé stessi di pantouflage internazionali, condannati definitivi per atti sessuali violenti per anni ubicati nei superattici, ecc. su questo scandalo occorrerebbe che il Parlamento deliberasse la costituzione di una commissione bicamerale di inchiesta. Altro che pietra tombale.
Una commissioncina giusto per capire come si fa a sputare sui terreni dello SDO già espropriati a Pietralata per la sede provinciale per poi invece affittare un grattacielo da costruire (è successo davvero!) con opzione di acquisto-autoimpiccagione, a scrivere che il baricentro della Provincia di Roma è lungo la Via Colombo; a congegnare per un costruttore un ‘franciaschiano’ scambio di cubature salvo poi spararsi le cedende cubature sulle tombe romane a Casale Ghella; ad impegnare l’ente per 263 milioni senza andare da un notaio, a comprare su carta un grattacielo su terreni contemporaneamente a rischio sprofondamento (ma solo per 1 metro e mezzo!) ed esondazione (di massimo rischio!), a far partire la costruzione del grattacielo con una DIA, ad inventarsi un Fondo suicida servito per ingaggiare come gestore proprio chi rappresentava il venditore al fine di affidargli l’acquisto definitivo del grattacielo nel 2012 spogliandosi con delibera di Giunta del potere di eccepire le magagne del grattacielo.
A portare avanti l’operazione nel 2012 agli stessi prezzi quando era già ampiamente scoppiata la bolla immobiliare con i default del 2010, a far indebitare l’ente provincialmetropolitano come si fa con gli usurai costringendo Palazzo Valentini a continui rimpinguamenti immobiliari del fondo suicida per far fronte al mostruoso debito accollato ai contribuenti per il riscatto del grattacielo, a fargli svendere le perle nel centro di Roma, a chiudere gli occhi sulla mancata agibilità del grattacielo al momento dell’acquisto definitivo da parte del Fondo, ad accorgersi solo dopo che i cavi degli ascensori erano arrugginiti e pericolosi, a procrastinare continuamente la durata del Fondo e dunque l’acquisto dell’intero grattacielo da parte della Città metropolitana, ecc. ecc. ecc.
P6-23-Fondo-Immobiliare-Provincia-RomaEbbene esaminando questa delibera – scodellata in aula a Palazzo Valentini dagli chef legali di Gualtieri subito dopo l’uscita dell’articolo di Etruria News sull’esternalizzazione del parere pro veritate circa la costituzione di parte civile nei processi in corso in cui la Città metropolitana, erede della Provincia, fondata sull’asserita inadeguatezza dell’Avvocatura metropolitana a ciò stipendiata, risulta assieme parte colpevole e parte lesa – emergono aspetti clamorosi e paradossali.
E’ clamoroso che dopo tutti questi anni dall’acquisto definitivo da parte del Fondo controllato da Palazzo Valentini solo il 31% del grattacielo sia di proprietà della Città metropolitana.
E’ clamoroso apprendere che gli immobili conferiti al Fondo non fossero idonei come sedi istituzionali di uffici provinciali quando alcuni erano sedi provinciali già da anni.
Per ppoi apprendere che la delibera prevista per il 24 febbraio potrebbe influenzare l’udienza penale del prossimo 28 febbraio in cui sui 13 indagati per truffa ai danni della ex Provincia 2 sono o erano dirigenti provinciali.
Come sapere che si ipotizza la proroga del Fondo suicida fino a tutto il 2026.
Impressionante far passare delibere autorizzatorie del Consiglio provincialmetropolitano per delibere decisionali conformi al Testo Unico Enti Locali: l’acquisto di immobili va deciso dal consiglio, non meramente autorizzato. D’altronde anche molte determinazioni dirigenziali si limitavano ad una presa d’atto di quanto (appunto non decisionalmente ma autorizzativamente) deliberato dal Consiglio. Un gioco di specchi in cui ogni organo ha scaricato sugli altri le proprie responsabilità (un caso simile a quello del cosiddetto piano delle aree idonee e non idonee per impianti di rifiuti). L’efficacia dei rispettivi atti politici e burocratici dovrebbe essere seriamente vagliata.
Tanto alla fine ci pensa il colpo di spugna di Gualtieri a parare le terga ai burocrati ancora implicati nei processi sul grattacielo, mentre ai politici ci ha pensato finora il giudice erariale di primo grado, nonostante gli sforzi della Procura Regionale contabile.
Ed è paradossale leggere al punto 4 che il Fondo ha soggettività giuridica e al punto 5 che il Fondo non ha soggettività giuridica: decidetevi, o ce l’ha o non ce l’ha. A parer nostro ce l’ha (si studi la natura dei fondi come quello che volle, fortissimamente volle, il PD romano allietato dal riso Thailandese).
Infine l’ultimo dei paradossi.
E’ paradossale anche leggere che il 13 febbraio 2023 l’Avvocatura metropolitana ha dato il suo illuminatissimo parere favorevole sulla complessissima delibera che potremmo chiamare ‘transazione-colpo di spugna” per mettere la pietra tombale sul contenzioso civile sul grattacielo.
In pratica se passerà la delibera Gualtieri la Città metropolitana rinuncerà all’appello avverso alla sentenza civile di primo grado del 15 febbraio 2021 che la riconosce come corresponsabile di danno multimilionario per colpa, assieme alla banca francese a cui la Provincia affidò l’acquisto definitivo del grattacielo tramite la gestione del Fondo suicida.
Eppure giusto pochi giorni fa, nell’articolo pubblicato l’11 febbraio scorso, Etruria News ha documentato che l’Avvocatura di Palazzo Valentini scriveva di essere incompetente e inadeguata, e financo in potenziale conflitto di interesse, rispetto alla questione minima, se confrontata col maxi-colpo di spugna, di affidare a terzi un parere sull’opportunità della costituzione di parte civile nel procedimento penale pendente sul medesimo grattacielo.
Altro che tomba sulle responsabilità di politici e dirigenti per il più grosso scandalo immobiliare del nuovo millennio targato PD: qui vanno anzi pungolati e risvegliati i dirigenti-zombi strapagati della ex Provincia affinché dicano ai pp.mm. fino in fondo tutto quello che sanno.
E comunque per risanare davvero finanziariamente la Città Metropolitana di Roma Capitale sarebbe opportuno affidarsi alla prossima legge di riordino e rilancio di Province e Città metropolitane già presentata in Parlamento.
Se una lapide va messa davanti al grattacielo di Via Ribotta-Via Stefanini è quella per il povero Remus Nicholae Achim. Morto sul lavoro il 14 febbraio 2011 al dodicesimo piano della Torre di Babele all’Eur Torrino.