VITERBO – Ancora una volta nel rapporto nazionale Pendolaria 2023, presentato da Legambiente, le ferrovie regionali ex-concesse Roma-Lido e Roma-Viterbo in gestione Atac/Cotral figurano tra le peggiori d’Italia per tipologia di rotabili, che hanno in media 33 anni, e inaffidabilità del servizio offerto all’utenza. “E non poteva essere altrimenti,- dichiara l’associazione Trasportiamo – dopo anni di inezia e trascuratezza, politiche opinabili e assenza di un controllo ponderato sull’operato dell’impresa esercente da parte della Regione, puntualmente denunciate dalla nostra Associazione. In 10 anni non è cambiato nulla sulle due linee, anzi le condizioni sono peggiorate, considerata la scarsità di materiale rotabile dovuta alle mancate manutenzioni ordinarie e straordinarie, cosa gravissima. Perché, ricordiamolo, nel silenzio assordante della Regione, neanche quelle sono state eseguite nel corso degli anni, costringendo ANSFISA a intervenire e a fermare i rotabili. Le ferrovie ex-concesse, con questo modo di agire, hanno toccato il punto più basso della loro storia. Al riguardo, condividiamo le parole pronunciate dal Presidente di Legambiente Lazio Roberto Scacchi, con il quale, insieme a tutto l’ORT-Osservatorio Regionale sui Trasporti, abbiamo portato avanti la battaglia per riaprire in via transitoria la tratta Centocelle-Giardinetti, secondo cui si devono velocizzare tutti i progetti di trasporto finanziati per una vera transizione ecologica, a cominciare proprio con la riqualificazione della Roma-Lido e Roma Viterbo con le risorse del PNRR. E siamo preoccupati quanto lui, quando afferma che la Regione Lazio è il fanalino di coda anche per gli investimenti regionali con appena lo 0,1% del bilancio dedicato al trasporto. Bisogna invertire la tendenza da subito, investire sul ferro e sul pendolarismo del Lazio, ma serve snellire la burocrazia. In questo sarà di certo fondamentale il nuovo codice degli appalti voluto dal Ministro alle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini, prossimo all’approvazione, che va in questa direzione. Diciamo basta con la cultura del NO”.