Le figlie della maestra: «Finalmente si chiude una pagina per noi dolorosa»
TOLFA – “Finalmente si mette la parola fine a questo percorso giudiziario e si chiude una pagina per noi dolorosa”.
Le figlie della 91enne Diva Compagnucci, la maestra di Tolfa uccisa in casa nell’ottobre 2019, commentano così la decisione della Corte di Cassazione di confermare la pena a 19 anni più tre anni di applicazione della misura di sicurezza per Sergej Malai, 25enne di origini albanesi, fermato immediatamente dopo l’efferato omicidio avvenuto nell’abitazione della donna a viale Italia.
“Un punto importante per la famiglia, che oggi vede finalmente definita la storia, dal punto di vista giudiziario” ha commentato l’avvocato Patrizia Bisozzi che, in questi anni, ha assistito le figlie della donna, costituitesi parte civile nel processo.
L’uomo era stato inizialmente condannato a 24 anni di carcere e tre di misura di sicurezza, poi scesi a 19 in Corte d’Assise d’Appello, con la difesa dell’uomo che aveva anche chiesto la derubricazione del reato in omicidio preterintenzionale o colposo, con la Corte che però aveva mantenuto l’imputazione per omicidio volontario.
Un omicidio che aveva letteralmente sconvolto il paese collinare, per le modalità con le quali era stato compiuto e perché la vittima, la signora Diva Compagnucci, era amata da tutti, conosciuta per il suo lavoro di maestra, benvoluta ed apprezzata.
Fu lei, secondo le prime ricostruzioni dei fatti, ad aprire la porta di casa al ragazzo che poi l’avrebbe uccisa. Malaj chiese del denaro alla donna; ma una volta incassato il rifiuto avrebbe reagito colpendola violentemente a morte, prima di darsi alla fuga con alcuni soldi in contanti trovati in casa e qualche oggetto in oro, poi venduto a un Compro oro di Civitavecchia.
Una ferita ancora aperta a Tolfa. Con la sentenza della Cassazione che però, almeno in parte, prova a fare giustizia.