CIVITAVECCHIA – Il consigliere comunale della Lega Pasquale Marino torna ad intervenire sull’Agraria, e lo fa in risposta alle recenti dichiarazioni della presidente facente funzione Damiria Delmirani.
Il consigliere ripercorre quanto avvenuto negli ultimi anni, in merito al Piano di gestione ed assestamento forestale (Pgaf), dopo la pronuncia della Regione.
«Nel 2021 su intervento delle associazioni ambientaliste e del Comune, si scoprì che l’ente agrario stava eseguendo sulle Colline dell’Angelo, a Poggio Moscio e al Marangone lavori pesantemente difformi dal Piano approvato dalla Regione Lazio. I lavori – ha spiegato – furono fermati e tutti abbiamo visto dalle foto il disastro ambientale provocato. Poi, dopo anni di vicende giudiziarie sostenute a spese della collettività, il primo febbraio 2023 la Regione ha emesso la determinazione G01300 nella quale si revocano all’ente agrario di Civitavecchia gli interventi nelle particelle forestali suddette perché “oggetto di esecuzione dei lavori in assenza di titolo e in difformità al PGAF”, si obbliga l’ente agrario al ripristino delle aree devastate con i loro interventi e si concede di riprendere i lavori nelle aree rimanenti attenendosi però questa volta a quanto previsto dal PAGF. Questo è bastato a Delmirani per uscire con un ridicolo articolo trionfalistico nel quale si tenta puerilmente di sbugiardare “alcuni politici locali poco illuminati“ e le “sedicenti organizzazioni ambientaliste”, quando decenza avrebbe spinto persone corrette a riflettere sull’accaduto e sulle bacchettate prese. Ma la decenza non fa parte del bagaglio culturale di certe persone e allora si arriva al culmine del delirio affermando che questa gestione “potrà lasciare con orgoglio un’eredità alle prossime generazioni di cittadini civitavecchiesi”. Ma quale eredità? Non certo quella culturale visto che questa “Università” non ha mai tenuto un corso, né ha mai reso noto ai civitavecchiesi quali sono le poche terre collettive rimaste dei 1500 ettari iniziali, come invece da mandato avrebbe dovuto fare. Anzi ha estromesso completamente i cittadini dalla gestione ed addirittura, pur essendo una associazione, non ha mai convocato in otto anni una assemblea dei soci».
Secondo Marino «l’unico effetto che i cittadini hanno visto è l’imposizione di vincoli di uso civico dimostratisi inesistenti dalle ormai tante sentenze vinte dai ricorrenti e dalla mole schiacciante di documentazione che rendono evidente come la perizia Monaci sia completamente errata. E neppure di eredità economica si può parlare – ha aggiunto – visto che questa gestione ha svincolato, durante il proprio mandato della anomala durata di otto anni, più di tre milioni di obbligazioni senza un progetto di reinvestimento e impiegato il plusvalore di 750 mila euro in spese correnti, invece di investirlo a favore della collettività, come vorrebbero le norme di legge. Se poi aggiungiamo che questa disgraziata gestione rimanda le elezioni ormai da tre anni, governa con cinque consiglieri su undici perché gli altri si sono dimessi e non sono stati sostituiti, che ha ancora il presidente interdetto dai pubblici uffici e indagato, assieme a Delmirani e Crisostomi, per reati che riguardano la gestione, il quadro assume le sue tinte fosche e le parole di Delmirani assumono il reale aspetto di un mesto tentativo di rivalutare una gestione fallimentare. Non pensino poi, i pochi consiglieri rimasti – ha concluso Marino – che qualche centinaio di litri di olio e qualche modesta manifestazione di facciata possano cambiare la realtà dei fatti sopra descritta. Dunque per decenza tacciano e rispettino almeno una volta, dopo i tanti insensati rinvii, l’ultima data delle elezioni proposta per maggio prossimo, se ne vadano in silenzio, a testa bassa, come si conviene in queste circostanze, sperando che responsabilità più gravi non si abbattano su di loro».