L’ex assessore alla sanità di Zingaretti, come anticipato dal nostro blog, costituisce il monogruppo denominato “Insieme per il Lazio”, rifiutando di aderire al PD o alla lista civica che porta il suo nome. Non ha ancora restituito il maltolto contestato dalla Corte dei Conti. Come può ricoprire l’incarico di Consigliere di un Ente a cui deve 275mila auro?
ROMA – Lo abbiamo scritto 15 giorni fa: Alessio D’Amato, il moralizzatore del Consiglio regionale, non ha aderito al gruppo PD, che gli ha preferito Daniele Leodori, ed evita anche il gruppo della lista che porta il suo nome. Costituisce un monogruppo, così potrà gestire costi e personale a suo piacimento.
Lazio – Il moralizzatore D’Amato capogruppo di se stesso o con la civica. Mai col Pd
La legge lo consente in quanto, come candidato alla presidenza, può utilizzare il simbolo (Insieme per il Lazio) che ha impiegato come rappresentante della coalizione di centrosinistra, ma da un uomo attento agli sperperi delle finanze pubbliche ci saremmo aspettati un altro atteggiamento.
E’ curioso, poi, che utilizzi un nome “Insieme per il Lazio”, che è tutto un programma.
Insieme a chi? A sé stesso?
Dunque, D’Amato potrà rientrare alla Pisana e gestire un gruppo consiliare insieme al suo fidato portaborse, Egidio Schiavetti, proprio come successe negli anni 2005-2010 (legislatura Marrazzo).
In quegli anni, va ricordato, D’Amato non ha brillato nella gestione dei fondi pubblici. Infatti, dopo i disastri contabili di quegli anni, è atteso dal cassiere della regione a braccia aperte per la restituzione dei 275mila di danno erariale.
Soldi che D’Amato non sembra voler restituire.
Ci chiediamo come, nonostante il pesante debito verso la regione Lazio, lo stesso D’Amato sia oggi stato proclamato, senza problemi, consigliere regionale. Per un episodio simile nel comune di Rieti (anzi, molto meno grave in quanto, almeno in quel caso, è stata accertata l’assenza di dolo), due consiglieri comunali da poco eletti, Simone Petrangeli e Carlo Ubertini, hanno dovuto restituire soldi per conservare il posto in consiglio.
I due reatini dovevano risarcire al comune di Rieti la somma (complessiva) di 45mila euro.
Condannati anche se incolpevoli. La storia riguarda alcune somme percepite in eccesso durante il loro mandato. Come detto, senza alcuna responsabilità dei soggetti coinvolti. Però le somme andavano restituite, Petrangeli e Ubertini, per conservare la loro carica all’interno del consiglio comunale, hanno versato in extremis la somma a loro contestata. Il tutto nonostante il giudizio non è ancora concluso in quanto, come hanno fatto sapere gli stessi Petrangeli e Ubertini, “il 31 maggio ci sarà l’udienza in Appello”.
Per D’Amato, invece, questo discorso non vale. Condannato pesantemente dalla Corte dei Conti a pagare alla regione Lazio ben 275 mila euro per aver “distratto” fondi pubblici per fini personali, l’ex assessore alla sanità di Zingaretti rimane incollato sulla poltrona di consigliere regionale, raddoppiando l’incarico con la creazione del monogruppo “Insieme per il Lazio” (opporre “Insieme con me stesso”).
Non si può continuare a fare finta di niente. Il Presidente Rocca chieda urgentemente un parere all’Avvocatura regionale. C’è una citazione che non può essere ignorata: “La legge è uguale per tutti”.
Regione Lazio – Alessio D’Amato e il capo della sua segreteria Egidio Schiavetti devono dimettersi