Capitale Italiana della Cultura 2025 – Sgarbi punta all’Umbria dimenticando che ha già vinto nel 2015

Poche chance per l’Umbria “ne bis in idem”. Si aprono ora le porte alla Tuscia con Bagnoregio

ROMA – Tra due giorni si saprà a quale città andrà il titolo di Capitale italiana della Cultura, il sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi fa il tifo per Orvieto, e come da lui spoilerato al Fatto Quotidiano ha dichiarato “Credo che all’80 per cento vincerà l’Umbria che non ha mai avuto una Capitale”.

Anche se in realtà l’Umbria ha già avuto la sua  capitale nel 2015 con Perugia, e quando lo facciamo presente al sorpreso onorevole ci dichiara lapidario: “Ecco quanto valgono questi titoli, io neanche lo sapevo”.

E così nel tris d’assi umbro: OrvietoSpoleto Assisi, Sgarbi pur riconoscendo che hanno tutte le carte in regola per vincere ha ragionato in termini di popolarità e finanziamenti.  “Assisi è già una capitale religiosa, l’altra ha il Festival dei Due Mondi, mentre Orvieto ha tanto ancora da valorizzare”. Per il sottosegretario la “svantaggiata” Orvieto si meriterebbe quindi il podio anche perché governata dal centrodestra, facendo notare che “finora le nove le capitali italiane della cultura sono state sempre città governate dalla sinistra“.
Intanto l’Italia per il 2025 ha già la sua Capitale, ma “europea” della Cultura, con Gorizia.

“Il progetto Capitale italiana della cultura è comunque un progetto che va rivisto, un “errore” dell’allora ministro Franceschini, nato come premio consolazione  rispetto alla Capitale europea. Il 2025 ad esempio vede Gorizia come capitale Europea della cultura, un doppione che si sarebbe potuto evitare”, prosegue il sottosegretario. Un sistema da rivedere a cui lavorerà  con il ministro Sangiuliano, come dichiarato al Corriere dell’Umbria.
Proporrò tre fasce di capitali regionali: la prima con città sopra i 200 mila abitanti; la seconda sotto i 200 mila abitanti e via di seguito. In maniera tale che non si abbiano più situazioni in cui realtà piccole vengano umiliate da una grande. E viceversa“.  Il 31 marzo sarà la giornata della proclamazione, ma Sgarbi è già pronto a sostenere anche le perdenti: “Mi inventerò qualcosa per premiare anche quelle che perdono”.

La Capitale italiana della cultura è stata istituita nel 2014. Il titolo viene conferito annualmente a una città dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro della cultura. Ad oggi, hanno ricevuto il riconoscimento: Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e Siena (2015); Mantova (2016); Pistoia (2017); Palermo (2018); Parma (2020-21); Procida (2022); Bergamo-Brescia (2023); Pesaro (2024).

All’audizione di ieri hanno partecipato cinque città finaliste, tra cui, per la provincia di Viterbo ( il Lazio ricordiamo non aver mai vinto ndr),  Civita di Bagnoregio (nella foto) con il progetto  “Essere Ponti’, una visione chiara sui temi centrali: ambiente,  politiche per l’infanzia, tutela dei beni storico-paesaggistici e accessibilità per i disabili, che sarà svelato dettagliatamente a fine competizione.

Oggi ascolto delle altre cinque delle dieci città finaliste: per il Lazio, Bagnoregio e Roccasecca, oltre ad Orvieto, Agrigento, Aosta, Assisi, Asti, Monte Sant’Angelo, Pescina, e Spoleto, audizioni finali dei dieci dossier e venerdì 31 marzo la vincitrice ufficiale.

B.F.