VIGNANELLO – Riceviamo e pubblichiamo questa lettera del giornalista Americo Mascarucci in ricordo di Danila Annesi morta due giorni fa a Villa Immacola di Viterbo: Non è facile per me ricordare Danila Annesi, scomparsa l’altra notte a 73 anni perché a dire il vero non saprei da dove cominciare. Sarebbero troppe le cose che dovrei e vorrei scrivere di lei.
Danila è stata tutto e di più, un’ottima educatrice, una politica seria e coerente che ha sempre difeso con tenacia, e anche contro tutto il mondo se necessario, le idee in cui credeva, una donna appassionata cui la vita in fondo non aveva risparmiato nulla, lasciandola vedova molto giovane e con tre figlie piccole da crescere.
Forse anche per questo la sua principale dote era l’umanità, e oggi chi l’ha conosciuta e stimata ricorda soprattutto il suo lato umano, la generosità, l’altruismo, la disponibilità sempre posta al servizio degli altri.
E io l’umanità di Danila l’ho vista da vicino, ai tempi in cui divampò lo scandalo degli abusi all’asilo di Rignano Flaminio. Lei all’epoca era direttrice scolastica a Calcata e mentre tutti discutevano intorno alla colpevolezza o all’innocenza delle maestre finite sotto accusa, lei si preoccupava del bene dei bambini, accogliendoli a Calcata per sottrarli all’ambiente in cui avevano vissuto gli orrori raccontati dai giornali.
Non tutti apprezzarono il suo gesto, perché quanti nel paese difendevano gli insegnanti incriminati (che poi furono assolti) l’accusarono di aver dato credito alle tesi dei genitori. Ma lei non prese mai parte alle lotte fra maestre e genitori e chiamò proprio me, che all’epoca lavoravo a Nuovo Viterbo Oggi per ribadire le sue ragioni. C’erano dei bambini da proteggere, e vere o false che fossero quelle accuse, i piccoli andavano in ogni caso sottratti da quell’ambiente tossico per loro e accolti con cura e amore, perché non erano responsabili di nulla, erano innocenti a prescindere in un caso o nell’altro, e i loro diritti, il loro benessere fisico e psichico dovevano avere la precedenza su tutto.
Poi qualche tempo dopo venne a dirigere il plesso scolastico di Ronciglione, il mio Comune, e ricordo anche qui la sensibilità con cui affrontò il caso di un bambino con seri problemi di integrazione che io stesso le segnalai su invito dei genitori. E fece il meglio per lui senza eccessivi clamori, ma prendendo a cuore la situazione e alla fine rimuovendo gli ostacoli. E anche in altre scuole, insegnanti, genitori, ed ex alunni conservano di Danila un ricordo affettuoso e commosso.
Poi non posso non ricordare l’impegno politico che ci vide collaborare attivamente insieme ai tempi di Alternativa Sociale, il partito che Alessandra Mussolini aveva fondato dopo essere uscita da Alleanza Nazionale. Erano le politiche del 2006. Lì nacque una frequentazione assidua e si instaurò un profondo rapporto di stima, proseguito ininterrottamente negli anni e mai venuto meno, neanche quando lei prese strade che io personalmente non condivisi, come la decisione di aderire a Forza Nuova. Era troppo estrema per me quella scelta, ma lei che non era affatto un’estremista o peggio ancora un’eversiva, credeva di ritrovare lì’ gli ideali e i valori in cui aveva sempre creduto che aveva visto traditi altrove; pagò cara quella scelta, i media la etichettarono “la preside nera” e si beccò pure un trasferimento in provincia di Frosinone. Ma lei era tosta, capace di piegarsi ma non certo di spezzarsi. Mi raccontava che si alzava alle quattro per essere sul posto di lavoro alle otto, tornando spesso a casa non prima delle dieci di sera; ma nonostante ciò anche in quell’incarico così pesante diede il massimo, ci mise l’anima.
Poi negli ultimi anni, dopo aver raggiunto la pensione, sono subentrati i problemi di salute che non ne hanno però mai piegato la grinta, la tenacia, la voglia di combattere e di denunciare ciò che andava contro l’interesse di Vignanello, dei viterbesi, degli italiani.
L’ultima volta che l’ho sentita telefonicamente è stata l’estate scorsa. Era appena uscita da mesi difficili, il Covid l’aveva devastata, mi disse che aveva visto la morte in faccia. E mi confidò che adesso l’unica sua ragione di vita era la nipotina che una delle figlie le aveva dato. “Ormai vivo solo per lei” mi confidò. E sono certo che nell’amore di nonna continuava a rivivere anche l’amore dell’educatrice, della maestra e della preside.
Questo è stata Danila, e a me piace ricordarla così.
P.S. La redazione sottoscrive ogni parola scritta in questo meraviglioso ricordo del collega Mascarucci che sembra un quadro dipinto per una GRANDE donna. La nostra provincia sembra quasi ignorare la sua dipartita e questo non fa male a chi le ha voluto bene e non la dimenticherà perché è così che siamo fatti “da soli contro tutto e tutti”. Vola nei capi elisi donna Danila, vola alto e saluta i Padri di tutti noi…