L’ex sindaco di Sutri non le manda a dire a chi ha esultato per il suo trasferimento ad Arpino
SUTRI – A Sutri c’è chi festeggia per la fine dell’amministrazione guidata da Vittorio Sgarbi, con la vittoria di Matteo Amori nuovo sindaco con il 57,9% sostenuto da Forza Italia ed FdI.
«Proseguiremo sulla strada tracciata da Vittorio Sgarbi – ha dichiarato Amori a Il Messaggero dopo l’elezione – perché noi non siamo per distruggere ma per costruire». Certo qualche frecciata all’ex sindaco non manca: «Innanzitutto inizieremo dall’ordinario, che è quanto mancato in questi anni». E al critico d’arte mantiene aperte le porte della città: «Sgarbi resterà sempre un amico della nostra antichissima città: per lui le porte saranno sempre aperte».
Non tutti sembrano però disposti ad accoglierlo, c’è anche chi è contento della sua uscita di scena, come il gruppo facebook Nuvole che in un post su Facebook pubblica una veduta di Sutri con il cartello «Sgarbi free zone». Al post si aggiunge il commento che rincara la dose sull’ex sindaco: «Paese desgarbizzato». Davanti a quel post così ingrato, Sgarbi non l’ha presa benissimo. Nel suo mitologico gruppo Whatsapp “Sgarbistan” il sottosegretario ha commentato con una buona dose di sdegno: «I cretini amano la loro dissoluzione», ha scritto in un messaggio. E poi ha aggiunto: «Liberi da me, schiavi della loro inesistenza»..
Con l’elezione di ieri, 15 maggio 2023, a primo cittadino di Arpino, in provincia di Frosinone, lo storico e critico d’arte è probabilmente il solo uomo politico italiano ad aver fatto il sindaco in 4 comuni. La prima volta l’attuale Sottosegretario di Stato alla Cultura è stato eletto a San Severino Marche nel 1992 ed è rimasto in carica fino al 1994. Nel 2008 viene eletto sindaco di Salemi, la prima Capitale d’Italia, e rimane in carica fino al febbraio del 2012. Nel 2018 viene eletto sindaco a Sutri (Viterbo) e rimane in carica fino al completamento del mandato.
«I Comuni come istituzione territoriale – commenta Sgarbi – interpretano al meglio l’identità del nostro Paese. Sono anche un punto di vista privilegiato per comprendere le esigenze dei cittadini, i loro bisogni, le loro aspettative. Ma sono soprattutto i custodi del nostro immenso patrimonio culturale».