VITERBO – A seguito si segnalazioni di un gruppo di genitori di alunni di una scuola dell’infanzia della provincia di Viterbo, i quali avevano notato segnali di sofferenza e malessere nei figli, soprattutto in concomitanza con i contatti tar gli stessi ed una specifica maestra, sono state attivate delle indagini, di tipo tradizionale e con mezzi tecnici.
L’indagine tecnica, condotta monitorando per più di un mese l’aula, ha posto in risalto un “metodo” educativo e didattico improntato ad un rimarcato autoritarismo, condotte aggressive e comportamenti denigratori, tutti contegni non solo confliggenti con un percorso di sana crescita dei minori in tenera età ma forieri di sofferenze e disagi che si sono spesso protratti negli anni a seguire.
Quotidianamente, i bambini sono risultati vittime delle ire della maestra che, con i propri atteggiamenti autoritari, aggressivi e violenti, li sottoponeva ad un clima di paura e frustrazione, fatto acuito dalla incapacità – in ragione della loro tenerissima età – di manifestare chiaramente ai genitori le loro sofferenze.
A titolo di esempio è bastata una innocente risata fuori posto a far perdere le staffe all’insegnante che, in un episodio, per tutta risposta a quel contegno innocente, ha trascinato un bambino per un braccio mettendolo in disparte rispetto a tutti gli altri bambini, proferendo con tono aspro parole minacciose non adeguate ad un luogo in cui educare i bambini con amore e rispetto, del tipo “Te do’ na papagna”, “stai zitta non sei nessuno”, “smettila di piangere che ti butto dove butto i rami secchi”.
Risultata prassi consolidata per la maestra apostrofare i bambini con epiteti ingiuriosi, come scema o faccia da c… oppure urlare a pochi centimetri dal viso di coloro che, giunti alla massima sopportazione, scoppiavano in un pianto inconsolabile.
Le indagini condotte hanno consentito alla Procura di Viterbo di dare solidità ad una ipotesi di abituale condotta di maltrattamento fisico e psicologico, anche in forma assistita, e richiedere che la donna venisse allontanata dall’attività di insegnamento e, nella giornata di ieri i Carabinieri del Nucleo Investigativo hanno dato esecuzione al provvedimento interdittivo con cui, anche il GIP del tribunale di Viterbo, ha ritenuto di condividere le risultanze investigative. La maestra quindi, interdetta all’insegnamento per 12 mesi, non potrà quindi esercitare tale professione in qualsiasi istituto scolastico, pubblico o privato.
Presunzione d’innocenza
Il soggetto indagato è persona nei cui confronti vengono fatte indagini durante lo svolgimento dell’azione penale; nel sistema penale italiano la presunzione di innocenza, art. 27 Costituzione, è tale fino al terzo grado di giudizio e la persona indagata non è considerata colpevole fino alla condanna definitiva.