ROMA – Sta facendo discutere, e non poteva essere diversamente, il nuovo Modello di valutazione multidimensionale della performance manageriale nelle aziende ospedaliere pubbliche presentato nei giorni scorsi da Agenas. Dal rapporto stilato dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali emerge, infatti, un quadro preoccupante, su cui si concentra l’intervento dell’associazione Codici, da anni impegnata nell’assistenza dei diritti dei cittadini anche in ambito sanitario. “Le analisi di Agenas sono senza dubbio importanti – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – e ci auguriamo spingano chi di dovere a adottare le necessarie contromisure. Nel periodo sotto osservazione, ovvero il triennio 2019-2021, meno di un’azienda ospedaliera su cinque ha raggiunto alti livelli di performance (17%), più della metà si è attestata su livelli medi (60%), mentre più di una su cinque non ha superato il limite degli obiettivi da raggiungere (23%). In totale sono state verificate 30 Aziende Ospedaliere Universitarie e 23 Aziende Ospedaliere. È bene precisare che per la prima volta Agenas ha valutato la capacità di raggiungere obiettivi assistenziali, ovvero esiti delle cure ed accessibilità ai servizi. Per ogni area sono state individuate delle sotto aree e degli indicatori specifici, come ad esempio tempi di attesa ed efficienza. Le aziende sono state divise sulla base del numero di posti letto disponibili, parametro utilizzato anche per la verifica del personale, oltre alla qualità di macchinari ed attrezzature. Bisogna sottolineare che nel periodo analizzato c’è stata la pandemia, che ha influito, ma non solo negativamente. Se è vero che il numero di aziende con alti livelli di performance si è praticamente dimezzato rispetto al 2019, è altrettanto vero che in alcuni casi si sono registrati progressi importanti. Quindi l’emergenza Covid non può essere un alibi. Il quadro generale è desolante. Il rapporto dell’agenzia ha messo a nudo i gravi limiti della sanità. Lo diciamo non solo riferendoci ai dati sulle prestazioni delle aziende, ma anche per la distribuzione territoriale. I risultati positivi, infatti, si sono concentrati in cinque regioni, ovvero Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Marche, mentre dal Lazio fino alla Sicilia, passando per Campania e Calabria, si registra una situazione allarmante. C’è tanto lavoro da fare e ci auguriamo che venga svolto in fretta, perché è in strutture inefficienti che colpisce la malasanità, nonostante il tentativo di negarla, demonizzando chi denuncia, ovvero i pazienti ed i loro familiari”.
I nove ospedali migliori d’Italia sono:
Ospedale universitario Senese di Siena, Careggi di Firenze, Pisana di Pisa, Azienda ospedaliera di Padova, L’Integrata di Verona, Policlinico Sant’Orsola di Bologna, S. Croce e Carle di Cuneo, Riuniti Marche Nord, Ordine Mauriziano di Torino.
Questi invece i dodici con le performance più basse:
Ospedale di Cosenza San Pio (Benevento), Sant’Anna e San Sebastiano (Caserta), Riuniti Villa Sofia Cervello (Palermo), Ospedali Civico Di Cristina Benfratelli (Palermo), Cannizzaro (Catania), San Giovanni Addolorata (Roma), San Camillo Forlanini (Roma); Luigi Vanvitelli (Napoli), San Giovanni di Dio Ruggi d’Aragona (Salerno), Mater Domini (Catanzaro), Policlinico Umberto I (Roma).