Regione Lazio – I disastrosi dirigenti di Zingaretti ancora imperversano tra concessioni, rifiuti e politiche abitative

Nuova stangata in arrivo dalla Corte dei Conti per danno erariale nei confronti di Andrea
Tardiola, Marco Marafini, Wanda D’Ercole e Arcangela Galluzzo. Il caso riguarda la rimessa Atac: «Acquistata e data in comodato gratuito a chi la stava occupando abusivamente». Poi c’è l’Egato e altro ancora

ROMA – Per Francesco Rocca, presidente di questa regione Lazio, non deve essere affatto facile. Non solo gli rimane impossibile applicare un drastico spoil system per mettere persone di assoluta fiducia nei vari dipartimenti ma si vede costretto a mantenere e premiare coloro che, sotto Zingaretti, hanno portato l’ente quasi allo sfascio.

La notizia circolava già da giorni ma solo i colleghi de “Il Messaggero” sono riusciti a mettere le mani su una nuovo procedimento di contestazione per un presunto danno erariale nei confronti di Andrea Tardiola (attualmente direttore generale dell’INAIL) e di altri tre dirigenti apicali della Regione: Marco Marafini, direttore del Bilancio; Wanda D’Ercole, all’epoca dei fatti direttore generale dell’area Pari opportunità, e Arcangela Galluzzo, dirigente dell’area pari opportunità.

I quattro dirigenti in realtà sono stati “fregati” da Nicola Zingaretti che non avendo firmato l’atto l’ha scampata per l’ennesima volta (anche se rimane in piedi la vicenda mascherine).

La procura della Corte dei conti del Lazio ha chiesto il rinvio a giudizio per i quattro dirigenti regionali per aver «scientemente acquistato un bene occupato al fine di consentire la prosecuzione dell’occupazione. In tal modo stabilizzando l’acquisizione violenta di
un bene altrui».

Stiamo parlando di una vicenda che fece scalpore e che oggi è presa a modello dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri che sta acquistando gli stabili occupati per lasciarli ai furbetti che, guarda caso, votano a sinistra (occupare non è reato).

I Corti dei conti ha messo le mani nei documenti che riguardano l’ex rimessa Atac in zona
Tuscolana, precisamente a via Lucio Sestio.

Locali occupati abusivamente nel 2008 da una serie di collettivi che hanno realizzato
al loro interno la Casa delle Donne Lucha y Siesta. Il danno causato alla Regione, secondo i magistrati contabili, ammonta ad oltre 1,7 milioni di euro.

Fu la giunta Raggi (all’epoca sindaca di Roma) a varare il concordato preventivo di Atac portandolo in tribunale per l’approvazione e  fra gli immobili da vendere per far cassa e ripianare
i debiti dell’azienda dei trasporti c’era anche lo stabile di via Lucio Sestio, stimato 2
milioni e 600 mila euro.

Per venderlo la sindaca Raggi decise di trovare una “sistemazione” per gli occupanti abusivi perché il prezzo sarebbe stato ribassato notevolmente ma, nel frattempo, è arrivato il “soccorso rosso” di Zingaretti.

Tutti sanno quanto Virginia Raggi sia stata impegnata a liberare l’edificio occupato da Casapound ma decisamente meno determinata con i centri sociali e collettivi vari di sinistra.

Nel febbraio 2020 però è intervenuta la Regione con l’allora segretario generale della Giunta, Andrea Tardiola, che «avvia – si legge nell’atto di citazione a giudizio – un’interlocuzione con il Comune a cui chiedeva di dare continuità alle attività di accoglienza chiedendo di evitare il trasferimento» degli occupanti, donne e minori. Il bene va all’asta e alla fine se lo aggiudica la regione Lazio. Un affarone. Un milione e 457mila euro più iva. Una volta acquistato il gioco è stato semplice perché la Regione lo ha assegnato, a titolo gratuito, agli occupanti del collettivo Lucha y Siesta.

Per questo «l’evidentissima illiceità delle condotte» dei quattro dirigenti regionali «si mostra chiaramente come una iniziativa volta a favorire la prassi delle occupazioni abusive». Né, secondo i magistrati, gli imputati possono appellarsi all’idea di aver svolto «una attività meramente esecutiva delle decisioni politiche della Regione», perché «la contrarietà a legge della scelta» politica assunta avrebbe imposto ai dirigenti di «astenersi o comunque rifiutarsi di darvi seguito».

Questa è solo la punta dell’iceberg perché i dirigenti sopra menzionati sono una vera iattura per la nostra regione. In particolare Vito Consoli Wanda D’Ercole che godono di salvaguardie a dir poco imbarazzanti.

Wanda D’Ercole

Basterebbe sfogliare le rassegne stampa degli ultimi anni per vedere cosa hanno combinato con le tariffe sui rifiuti. Le autorizzazioni ai vari centri di “trattamento meccanico” (TM) bollati come illegali a trattare i rifiuti da conferire in discarica dalla Corte Europea.  I continui ed incessanti atti firmati a favore di chi guadagna centinaia di milioni dal business dei rifiuti. Alla fine il culmine lo si è raggiunto nei giorni scorsi con l’incarico ad interim di Direttore della Direzione regionale “per le Politiche Abitative e la Pianificazione Territoriale, Paesistica e Urbanistica” affidato alla sempre disponibile Wanda D’Ercole, Direttore della Direzione Regionale Ciclo dei Rifiuti che, inutile nasconderlo, ha forti legami con il passato.

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La colpa è anche dei partiti del centrodestra che in questi anni non sono stati in grado di formare dirigenti preparati e affidabili da poter presentare quale alternativa. Alla guida della regione Lazio c’è sicuramente Francesco Rocca ma i dirigenti non sono allineati. L’ultimo esempio, in ordine di tempo, quello sulla revoca in autotutela della delibera sugli Egato, acronimo che sta per Ente di gestione dell’Ambito Territoriale Ottimale.

La giunta sta cercando in tutti i modi di annullare la delibera 1063 del 16 novembre 2022 fortemente voluta dall’allora presidente Daniele Leodori (Zingaretti aveva abbandonato la nave per diventare deputato).

Gli uffici hanno iniziato a lavorare sulla revoca in autotutela della delibera ma, a quanto pare, chi ha scritto il documento (coincidenza) lo ha sottoposto in modo facilmente impugnabile e quindi la giunta l’ha dovuto stoppare per riproporlo in modo corretto.

La regione Lazio è ancora prigioniera di questi dirigenti zingarettiani e fino a quando non saranno mandati altrove continueranno a fare quello che vogliono in barba al voto dei cittadini di tutta la regione che ha licenziato non solo Zingaretti (votando Rocca) ma l’intero suo sistema.