Santa Marinella – Arresti mancati, il ruolo del carabiniere infedele e le indagini depistate

Arrestati tre soggetti sospettati di vari reati contestati dal magistrato Katia Marino. Uno di loro si trovava a casa del maresciallo quando i colleghi di quest’ultimo lo cercavano per assicurarlo alla giustizia

SANTA MARINELLA – I carabinieri della stazione di Civitavecchia hanno bussato di buon mattino a casa di un collega. Si tratta di Rocco De Frenza, maresciallo in servizio presso la stazione carabinieri di Santa Marinella già finito sulle cronache giudiziarie nel lontano 2008.

I FATTI

Il 10 giugno scorso i carabinieri di Civitavecchia, su mandato del sostituto procuratore Katia Marino, hanno eseguito un mandato di perquisizione nei pressi del maneggio “La tenuta dei Ronin” dove alloggia il maresciallo Rocco De Frenza.

Le accuse a suo carico sono pesanti perché, secondo gli inquirenti, con più azioni di un medesimo disegno criminoso, dopo la commissione di reati quali l’estorsione continuata, tentata violenza privata, lesioni e stalking, si prodigava ad aiutare Igor Capasa ad eludere le investigazioni in corso, avvisandolo e sottraendolo alle ricerche dell’autorità giudiziaria che nel frattempo aveva emesso un ordine di arresto nei confronti del Capasa.

Il 23 maggio scorso il Giudice per le indagini preliminari di Civitavecchia firmava l’ordine di arresto per tre soggetti, Igor Capasa, Mario Urciolo e Antonio Pasqua. Tutti accusati a vario titolo di delitti di estorsione, tentata violenza privata, lesioni e atti persecutori.

L’ordinanza veniva eseguita il 25 maggio ma gli uomini della polizia giudiziaria hanno trovato reperibile soltanto Antonio Pasqua perché degli altri si erano perse le tracce.

La caccia ai latitanti era di fatto iniziata e durante una perquisizione a casa di Mario Urciolo i militari dell’Arma hanno rinvenuto un telefono cellulare che, una volta sequestrato, è stato “aperto” per conoscerne il contenuto ed è stato fondamentale ai fini delle indagini.

Dall’analisi del positioning attivato nel corso delle ricerche di Igor Capasa veniva localizzato il telefono a lui intestato che trasmetteva il segnale da casa del maresciallo dei carabinieri De Frenza.

I colleghi si sono insospettiti ed hanno iniziato a studiare e monitorare tutte le mosse del collega infedele che, il 6 giugno, pensava di aver compiuto l’arresto del secolo.

Il maresciallo De Frenza, infatti, avvisava l’ufficio di polizia giudiziaria della Procura di Civitavecchia dell’avvenuta cattura di Igor Capasa fatta da lui in solitario e ne trasmetteva il verbale.

I colleghi sapevano perfettamente che il maresciallo Rocco De Frenza aveva gestito da solo tutte le operazioni chiuse con la “dichiarazione d’arresto” e solo dopo aver compiuto tutti gli atti aveva avvisato e chiesto supporto ai suoi superiori.

Da quanto emerso nel corso delle indagini, il maresciallo infedele, aveva autonomamente eseguito perquisizioni personali e locali senza dare corso al mandato di cattura emesso dalla Procura di Civitavecchia.

Secondo fonti ben informate il maresciallo avrebbe usato l’auto personale per raggiungere Igor Capasa che stava nascosto da qualche parte a Latina.

A seguito di questo suo coinvolgimento in questa brutta storia, sembrerebbe che il militare è stato immediatamente sospeso dal servizio e privato del tesserino oltre che della pistola d’ordinanza in attesa che le indagini facciano piena luce sui fatti accaduti.

Occorre sottolineare come, in maniera professionale, siano stati gli stessi colleghi a ricostruire l’intera vicenda.

I PRECEDENTI DEL MARESCIALLO

Una mela marcia subito estirpata. Il mese di maggio sembra essere funesto per il maresciallo Rocco De Frenza. Nel 2008 fu arrestato perché cercò di ostacolare le indagini di un collega onesto. Quel militare era Giovanni Ladonea Parascandola, grado di appuntato, che con le sue relazioni di servizio stava mettendo i bastoni tra le ruote a quelli del commissariato per i rifiuti che stava gestendo l’emergenza a Napoli.

Il carabiniere onesto veniva dal Noe, il nucleo operativo ecologico ed ha corso seri rischi andando a ficcare il naso nella discarica anche quando era libero dal servizio e addirittura in ferie.

Il carabiniere disonesto, che era tra le 25 persone arrestate, era Rocco De Frenza, grado di maresciallo dopo una breve parentesi nei Ros.

Sullo sfondo, l’avversione che alcuni militari, tra cui De Frenza, nutrivano nei confronti dell’allora generale dell’Arma Umberto Pinotti, comandante del Noe e noto per essere tutto d’un pezzo.

Parascandola osservava e fotografava le cose che non andavano e, tramite il suo comandante, l’allora tenente De Ciutiis, mandava scomode relazioni a Marta Di Gennaro (vice commissario che prese successivamente il posto di Guido Bertolaso per l’emergenza rifiuti a Napoli) preoccupanti relazioni di servizio.

Rocco De Frenza si preoccupò di “fermare” l’appuntato troppo fedele ma fu scoperto e arrestato.

Adesso questa nuova tegola che probabilmente metterà la parola fine sulla sua discutibile carriera militare.


PRESUNZIONE DI INNOCENZA

Il soggetto indagato è persona nei cui confronti vengono fatte indagini durante lo svolgimento dell’azione penale; nel sistema penale italiano la presunzione di innocenza, art 27 Costituzione, è tale fino al terzo grado di giudizio e la persona indagata non è considerata colpevole fino alla condanna definitiva